«Dobbiamo sbrigarci, stamattina: mia madre torna prima. Ma puoi comunque restare a pranzo, eh!», bisbigliò Lorenzo, a cavalcioni su Andrea, il quale era steso sul letto e si stava facendo mangaiare di baci.
«Devo vendicarmi, brutto stronzone», finse di rimproverarlo il padrone di casa: «ieri mi hai lasciato un succhiotto pauroso, che neanche io so come ho fatto a nasconderlo a mia madre.» Detto ciò, gli addentò il collo, il grande non ebbe tempo di replicare. Gemette, afferrandolo per il sedere. Il ragazzino si staccò, prese tra le mani il viso del ragazzo più grande: «Guardami.»
Entrambi erano arrossati, respiro corto.
«Ho... ho caldo. Fa molto caldo oggi», disse il piccolo. «Togliti... togli la maglietta, così mi rinfresco.»
Andrea lo guardò, stupito.
«Dài, sbrigati!», lo aiutò a restare a petto nudo, lanciò la t-shirt contro la porta. «Però, hai davvero delle gran belle tette.»
«Gli uomini non hanno tette», borbottò il giovanotto
«Ah, davvero?», il ragazzino gli addentò con violenza il capezzolo destro. Gemito, occhi socchiusi. «Guardami. Guardami mentre... non ti sto facendo nulla, visto che qui tu non hai niente.» Strizzò l'altro capezzolo tra il pollice e l'indice.
«Facciamo... facciamo un gioco», lo sfidò il piccolo, mentre lo immobilizzava, prendendolo per i polsi. Gli sorrideva in maniera indecente. Andrea era preoccupato ma restò immobile e muto. «Adesso... adesso giochiamo all'Allegro Chirurgo!»
Lori gli mordicchiò il mento, bacino a stampo sulle labbra. «Tranquillo, non ti faccio niente!», ridacchio.
«Questo è il mio bisturi!», gli passò la lingua sulla gola, leggera. «Adesso ti apro a metà.» La fece scorrere leggera, dall'alto verso il basso. «Il tuo petto si sta aprendo in due, vedo le ossa della gabbia toracica.» Sfregò leggero le labbra sul suo petto, lo sentiva fremere al tocco. Picchiettò lieve con la lingua, poi tracciò delicate linee orizzontali. Le mani del ragazzino stringevano ancora i polsi del giovane. «Ti sto passando la lingua tra le costole, guardami, sono sozzo del tuo sangue.» Iniziò a fargli un succhiotto sul petto. «Ti sto succhiando il cuore.»
«Io... sto... sto iniziando a sentire caldo. Togliti la maglia, magari mi raffreddo», balbettò Andrea. Lorenzo stava a cavalcioni sopra di lui, le loro erezioni premevano l'una contro l'altra, imprigionate nei pantaloni. Lasciò i polsi del fidanzato e si sfilò la maglia. «Va meglio, così?» All'improvviso, cambiò espressione, smorfia inbarazzata, sguardo distolto. Sospiro, bisbigliò: «Visto il mio petto? Sembra una cartina geografica...»
Il ragazzo più grande gli sorrise dolcemente, spostandogli il mento verso di sé: «Ho sempre amato la geografia.» Gli mise le mani sulle spalle, lo rovesciò sul materasso e si posizionò sopra di lui. Lo guardò, aveva le guanciotte arrossate, gli occhi lucidi. Vorrei morderti, piantarti i denti addosso fino a farti sanguinare, pensò Andre, ma si limitò a percorrere con la lingua le cicatrici che aveva nel petto. «Sei... davvero buono.» Giunse ad un capezzolo, prese a succhiarglielo con estrema dolcezza. Lo sentì inarcare la schiena, era al limite. Stava diventando troppo. Balzò in piedi, giù dal letto.
«Ma che fai?» lo rimproverò Lori, con il respiro corto, i capelli scompigliati, gli occhi pieni di desiderio.
«Ho... ho troppo caldo. Meglio se mi rimetto la maglia, per vedere se mi raffreddo. E poi... tra poco torna tua madre», si giustificò male Andrea, paonazzo in viso, sguardo distolto.
Lorenzo si coprì la faccia con il cuscino.
§
«Pulcini! La mamma è tornata!», cinguettò Lina, notando subito che la camera del figlio aveva la porta aperta. Si avvicinò. Il volto le si contrasse, in una smorfia di disgusto. Trovò i due ragazzi, seduti sul letto, concentrati, a giocare a Minecraft.

STAI LEGGENDO
Sarai il mio ragazzo
RomanceSono Lorenzo e la mia vita sta per volgere al termine. Prima di finire sotto terra, vorrei provare cosa significa amare ed essere amato. Per questo Andrea sarà il mio ragazzo. Che lo voglia o meno. ATTENZIONE: questa è una storia riservata ad un pub...