𝟓.

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        𝐇𝐀𝐙𝐄𝐋

Mi aggiro tra gli scaffali della libreria di Stanford, immersa nei miei pensieri.
I raggi di sole filtrano attraverso le ampie finestre, illuminando i volumi antichi e le copertine scintillanti di nuovi bestseller.
Amo questo luogo: l'odore della carta, il silenzio rotto solo dal fruscio delle pagine e dalle conversazioni a bassa voce.

Mentre svoglio un libro sul diritto che mi ha delegato la mia professoressa, la mia attenzione viene catturata da un movimento in lontananza.
È Ryan.
È seduto a un tavolo nell'angolo, circondato da una miriade di libri.
Con i suoi capelli castani e gli occhiali che gli danno un'aria intellettuale, sembra ancora più affascinante di ieri.

Non posso averlo pensato davvero.

Mi siedo ad un tavolo presente nella biblioteca e inizio a sfogliare le pagine del mio libro.

Mentre sono concentrata a capire il contenuto del libro, la mia attenzione viene catturata da un suono, il classico suono del messaggio di whatsapp.
Alzo lo sguardo e noto Ryan intento a rispondere ad un messaggio, con la suoneria attiva.
Ma che?

Sposto lo sguardo verso la bibliotecaria, che becco ad osservare la stessa persona che poco fa, stava osservando anche io.
Se fossi stata io ad emettere anche un insignificante rumore, come minimo mi avrebbe cacciata dalla biblioteca.
Eppure, con lui non lo fa, si limita ad osservare le sua dita che si muovo rapide sulla tastiera del telefono.

Alzo gli occhi al ciclo, cogliendo al volo la situazione, e infilo il libro nel mio zaino, pronta ad andarmene.

Mi alzo e sbuffo, sarei volentieri rimasta qui, ma i nervi che mi causa Jane, la bibliotecaria, sono troppi.

Non tanto per la situazione, ma mi danno particolarmente fastidio le persone come lei.
Avrà 40 anni, mentre Ryan ne ha 19, che cazzo, un minimo di buon senso e contegno.

Esco e mi dirigo nel dormitorio.

Io e Michael staremo un mese intero qui.
Di solito ogni giorno, dopo scuola, torniamo a casa per poi rientrare a Stanford la sera, ormai ci siamo abituati alla routine, ma per questo mese, i nostri genitori saranno fuori città per impegni lavorativi, ciò significa che la nostra permanenza qui, senza sosta, deve essere indimenticabile.

O almeno, così dice Michael.

Fortunatamente per me, oggi è mercoledì, ciò significa a solo una cosa:boxe.
La scuola offre molte attività exstrascolastiche, la boxe è tra queste.
Lo pratico da quando sono piccola, perciò quando ho letto che c'era la possibilità di iscriversi al corso, mi ci sono fiondata a capofitto, anche se, modestamente, e anche a detta dell'allenatore, sono la più brava.

Entro in camera lanciando lo zaino da qualche parte, mi sfilo i jeans e la felpa, pronta a sostituirli con pantaloncini di tuta e un maglietta comoda.
Afferro i guantoni della "Venom", rigorosamente rosa, e li infilo nello zaino.

Oggi è uno di quei giorni in cui la determinazione si mescola con l'ansia.
Mi trovo di fronte alla porta della palestra, il suono dei guantoni che colpiscono i sacchi di sabbia riempie l'aria.
Respiro profondamente, cercando di assorbire l'energia che permea questo luogo.
La boxe è per me più di uno sport; è un modo per affrontare le mie paure, un'opportunità per dimostrare a me stessa che posso superare qualsiasi ostacolo.

Entrando, l'odore di sudore e di cuoio mi accoglie.
Osservo i miei compagni mentre si allenano, concentrati e determinati.
Ciascuno di loro ha la propria storia, le proprie battaglie da combattere.
Io non sono tanto diversa.
Decido di iniziare con qualche esercizio di riscaldamento.
I muscoli si distendono lentamente, e la mia mente comincia a focalizzarsi.

Dopo alcuni minuti, mi dirigo verso il sacco.
Prendo i guantoni, sentendo il loro peso sulle mie mani.
Ogni colpo che sferro è un atto di liberazione.
Sento la mia energia fluire, le preoccupazioni della giornata svaniscono.
La ripetizione del movimento mi offre un senso di ritmo, quasi come se danzassi con un partner invisibile.

Un trainer si avvicina, osserva il mio stile e offre qualche consiglio.
Le sue parole sono precise e chiare, mi incoraggiano a migliorare la mia tecnica.
Ascolto attentamente, cercando di assorbire ogni dettaglio.
La boxe richiede disciplina e dedizione, e sono pronta ad affrontare la sfida.

Dopo un'ora intensa di allenamento, mi sento esausta ma incredibilmente soddisfatta.
I muscoli pulsano, e il sudore scorre lungo il mio viso.
Ho dato tutto ciò che potevo, e questo mi riempie di un senso di realizzazione.
Mentre mi allontano dal sacco, rifletto su quanto questa esperienza mi stia trasformando.
Ogni colpo, ogni sforzo, mi avvicina un passo in più alla persona che desidero diventare.

La boxe non è solo un combattimento fisico; è una lotta interiore.
Oggi ho combattuto e ho vinto, e con questo pensiero, esco dalla palestra, pronta ad affrontare il mondo con una nuova determinazione.

Mentre esco dalla palestra, il fresco della sera mi colpisce come un abbraccio inaspettato.
Il sudore si asciuga sulla mia pelle e l'energia accumulata durante l'allenamento scorre ancora dentro di me.
Tuttavia, il mio stato d'animo cambia improvvisamente quando vedo Ryan in lontananza.
È lì, appoggiato ad un albero, con le mani in tasca e lo sguardo fisso nel vuoto.

Quando incrocio il suo sguardo, sento un brivido attraversarmi, un misto di emozioni che preferirei tenere a bada.

Inizialmente, il mio istinto è quello di avvicinarmi, di scambiare qualche parola, ma la sua presenza mi provoca un senso di incertezza. Decido di distogliere lo sguardo e di continuare a camminare, con la speranza che anche lui scelga di non interferire nel mio spazio.

Passo accanto a lui, con il cuore che batte forte, ma le parole non escono.
C'è un silenzio denso tra noi, una sorta di accordo non scritto di evitare la conversazione.
I nostri sguardi si incrociano solo per un attimo, ma in quel breve istante, riesco a percepire una strana complicazione nell'aria.

Proseguo, il rumore dei miei passi riecheggia nell'aria serale.
È strano come due persone possano trovarsi così vicine eppure così distanti.
La boxe mi ha insegnato a combattere contro le avversità, ma in questo momento, il vero combattimento è quello interiore.
Con ogni passo che mi allontana da lui, sento un mix di sollievo e tristezza.

Non so perché ho preso così tanto a cuore questa situazione, e di solito sono una che se ne infischia di tutto e di tutti a meno che non sei fondamentale per me sia chiaro, eppure non riesco ad accettare in fatto che Ryan si comporti così con me, quando in un primo momento, sembrava un'altra persona.

𝐁𝐥𝐚𝐜𝐤 𝐅𝐥𝐚𝐦𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora