Capitolo 1

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Il sole stava calando su Venezia, tingendo di arancio le acque dei canali, e io osservavo quel tramonto come se potesse offrirmi una risposta.

Eppure, non c'era nulla di diverso in quel giorno, nulla che mi potesse consolare o far svanire la pesantezza che sentivo sul petto.

Il cielo, il mio amato cielo di Venezia, sembrava riflettere il mio tormento. Ogni giorno che passava, la mia vita mi sembrava sempre meno mia.

"Signorina Caterina, vostro padre vi attende nel salone." La voce della governante, Rosa, mi riportò alla realtà.

Con un sospiro mi girai verso la finestra, lasciando il riflesso del cielo dietro di me.

Era una vita così. Sempre di spalle ai miei desideri, sempre con lo sguardo rivolto ai doveri.

Mio padre aveva già pianificato tutto: il matrimonio con Lorenzo Morosini, figlio di una delle famiglie più potenti della città.

Un'unione che avrebbe rafforzato la nostra posizione, che avrebbe portato onore alla famiglia Da Rezzonico. A nessuno, tranne che a me, importava del fatto che il mio cuore non batteva per lui.

Entrai nel salone, la grande sala illuminata da lampadari di cristallo e decorata con arazzi importati dalla lontana Persia. Lì, mio padre stava discutendo con un ospite, ma i suoi occhi si illuminarono nel vedermi.

"Caterina," disse con un sorriso che nascondeva tutta la sua ambizione, "vieni, siediti con noi. Il signor Morosini è venuto a trovarci."

Mi sedetti, con il cuore pesante e le mani fredde. Lorenzo era già lì, elegantemente vestito, come sempre. Ogni sua parola, ogni suo gesto, era impeccabile, ma c'era qualcosa in lui che mi faceva rabbrividire. Forse era il modo in cui i suoi occhi scivolavano su di me, come se fossi una merce da valutare, o il sorriso calcolato che non raggiungeva mai i suoi occhi.

"Signorina Da Rezzonico, è sempre un piacere vedervi," disse, chinando appena il capo in un gesto formale. Ma dietro la sua voce, c'era qualcosa di duro, quasi minaccioso.

"Il piacere è mio, signor Morosini," risposi, mentre il mio stomaco si attorcigliava. Fingere era diventato la mia arte più raffinata.

Mentre discutevano di affari e di politica, io li ascoltavo distrattamente, immaginando una vita diversa, lontana da quelle stanze soffocanti e dalle catene dorate che la mia famiglia mi aveva imposto.

La mia mente vagava verso il mercato di Rialto, tra la folla e i colori, dove avevo incontrato Matteo per la prima volta.

Lui era diverso. Era libero. La sua risata genuina, la passione che metteva nei suoi quadri, la sua capacità di vedere il mondo attraverso occhi di artista mi affascinavano.

Il ricordo di Matteo riempiva il vuoto che sentivo dentro, ma al tempo stesso lo rendeva ancora più doloroso.

Come avrei potuto amare qualcuno che non avrei mai potuto avere? E come avrei potuto accettare una vita senza amore?

D'improvviso, la voce di mio padre interruppe i miei pensieri. "Caterina, il signor Morosini e io abbiamo deciso che la data del matrimonio sarà fissata per il mese prossimo."

Il mio cuore perse un battito. Il mese prossimo. Così presto. Mi girai verso Lorenzo, che mi fissava con quello stesso sorriso freddo. "Non potrei essere più felice," disse, ma le sue parole suonavano come una condanna.

Annuii meccanicamente, ma dentro di me qualcosa si ribellava. Non potevo continuare così. Non potevo lasciare che la mia vita fosse decisa per me.

Ma cosa potevo fare? La mia famiglia, la mia posizione, il mio futuro dipendevano da quel matrimonio.

Quando la cena fu terminata e gli ospiti se ne furono andati, mi rifugiai nella mia stanza, dove potevo finalmente essere sola con i miei pensieri.

Mi sedetti accanto alla finestra, osservando il cielo che si stava tingendo di nero. Avevo sempre amato il modo in cui Venezia sembrava cambiare con il calare della notte.

La città diventava più misteriosa, più segreta. Come me.

In quel momento, sentii un colpo leggero alla porta. Mi alzai per aprire, pensando fosse Rosa, ma quando vidi chi era, il mio cuore si fermò.

"Matteo!" sussurrai. Era lì, nascosto nell'ombra, con un cappuccio tirato sopra il viso. "Cosa ci fai qui? È troppo pericoloso!"

"Non potevo restare lontano, Caterina," disse, entrando rapidamente nella stanza. Chiusi la porta alle sue spalle, il mio cuore martellante.

"Ho sentito delle voci. Dicono che ti sposerai il mese prossimo."

Le sue parole erano una pugnalata. Non potevo negarlo.

"Sì, è vero," risposi a bassa voce, incapace di guardarlo negli occhi.

Matteo mi prese le mani, il suo tocco caldo contro la mia pelle fredda. "Non puoi farlo, Caterina. Non puoi sposare un uomo che non ami."

"Non ho scelta," dissi, cercando di trattenere le lacrime.

"È quello che la mia famiglia vuole."

Ma dentro di me, sapevo che Matteo aveva ragione. Non potevo vivere una vita di bugie, legata a un uomo che non mi amava e che io non amavo.

Non sapevo ancora come, ma dovevo trovare una via d'uscita. Dovevo trovare la forza di combattere per ciò che desideravo.

Matteo si avvicinò ancora di più, il suo respiro caldo sulla mia guancia. "Fuggi con me, Caterina. Ti prometto che ti amerò per sempre e che troveremo la nostra felicità insieme. Lascia tutto questo alle spalle e vieni via con me."

Il mio cuore esplose in petto, combattuto tra il dovere e il desiderio. Potevo davvero abbandonare tutto? Eppure, la sua proposta era l'unica cosa che mi sembrava vera in quel mondo di inganni.

Osservai il cielo scuro oltre la finestra, e in quel momento capii che, sotto quel cielo di Venezia, si sarebbero decisi non solo il mio destino, ma anche il mio cuore.

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Caterina e suo padre

♡♡♡♡Caterina e suo padre

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Grazie mille e al prossimo capitolo!

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