Capitolo 11

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Non dormii quella notte. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo Lorenzo.

I suoi occhi azzurri che mi fissavano, freddi e imperscrutabili, come se sapesse tutto, come se fosse già consapevole di ciò che stavo pianificando.

Il terrore mi serrava il petto, ma sapevo che non potevo tirarmi indietro.

Avevo già deciso.

Eppure, la paura di ciò che sarebbe accaduto mi teneva sveglia.

All'alba, quando la luce iniziò a filtrare attraverso le finestre della mia stanza, mi alzai dal letto, il cuore pesante.

Era il giorno. Il giorno in cui tutto sarebbe cambiato.

Avrei lasciato tutto: la mia casa, la mia famiglia, la mia vita.

Ma soprattutto, avrei lasciato Lorenzo.

Matteo mi avrebbe incontrato più tardi quella sera, al porto, dove una barca ci avrebbe portati lontano, verso una destinazione sconosciuta.

Ci saremmo lasciati alle spalle il mondo che conoscevo, con la speranza di un nuovo inizio.

Ma fino a quel momento, dovevo fare in modo che nessuno sospettasse nulla.

Dovevo comportarmi come se tutto fosse normale, come se fossi ancora la figlia obbediente e la futura sposa di Lorenzo.

Mi vestii lentamente, cercando di ignorare il peso della paura che mi schiacciava.

Avrei voluto parlare con Lucia, ma sapevo che non potevamo rischiare di essere visti insieme. Lorenzo aveva già iniziato a fare domande su di me, sulla mia amicizia con Matteo e su cosa stessi facendo negli ultimi giorni.

Lo sentivo nei sussurri dei servi e nelle occhiate furtive che mi lanciava mio padre. Non potevo permettermi passi falsi.

Scendendo le scale, mi trovai faccia a faccia con mio padre. Il suo volto sembrava più stanco del solito, come se anche lui fosse consumato dai dubbi e dalle preoccupazioni.

"Caterina," disse con voce grave. "Lorenzo verrà a trovarti oggi. Vuole discutere dei dettagli del matrimonio."

Sentii un brivido lungo la schiena. Lorenzo. Ovviamente, non potevo evitare l'incontro, non senza destare sospetti.

Dovevo affrontarlo un'ultima volta, mantenere la calma e fingere che nulla fosse fuori posto.

"Lo so, padre," risposi cercando di mantenere un tono neutro.

"Sarò pronta."

Lui annuì, ma sembrava lontano, come se una parte di lui sapesse che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo.

Non osai chiedergli nulla. In fondo, lui era parte del problema, cieco di fronte alla vera natura di Lorenzo.

Passai il resto della mattinata cercando di mantenere le apparenze.

Mi feci vedere in giardino, parlai con i servi, tutto per sembrare la solita Caterina.

Ogni secondo che passava, però, sentivo crescere l'ansia. Il tempo sembrava scorrere più lento e più veloce allo stesso tempo, e ogni rumore mi faceva sobbalzare.

Quando finalmente arrivò il pomeriggio, sapevo che il momento era vicino. Lorenzo arrivò, come previsto, con la sua solita aria di controllo.

Ogni movimento, ogni parola sembrava attentamente studiata. Sapevo che dietro quel suo sorriso gentile si nascondeva un uomo capace di ogni crudeltà, un uomo che mi vedeva solo come un trofeo da aggiungere alla sua collezione.

"Caterina," disse, prendendo la mia mano con troppa familiarità. "Il nostro grande giorno si avvicina. Ci sono ancora dei dettagli da definire."

Cercai di mantenere un sorriso forzato, sentendo la sua stretta fredda sulle mie dita.

"Sì, Lorenzo. Sono pronta a discutere di tutto ciò che serve."

Mi guardò per un momento, come se stesse cercando di leggermi dentro. Il suo sguardo era penetrante, e per un attimo ebbi paura che potesse intuire ciò che stavo nascondendo.

Ma poi sorrise di nuovo, e il gelo tornò a nascondersi dietro quella maschera di fascino.

Parlammo di dettagli irrilevanti per quello che sembrava un'eternità.

Il menù del banchetto, i fiori, il luogo della cerimonia. Ogni parola che usciva dalla sua bocca era come un macigno che mi schiacciava.

Mentre parlava, continuavo a ripetermi che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei dovuto sopportare la sua presenza.

Presto sarebbe finito tutto.

Quando finalmente se ne andò, mi sentii come se potessi respirare di nuovo. Avevo mantenuto la calma, e lui non sembrava sospettare nulla.

Ma il tempo stava per scadere, e sapevo che non avrei potuto abbassare la guardia neanche per un istante.

Al calare della sera, mi preparai con il cuore che batteva forte nel petto. Presi solo l'essenziale: qualche vestito, un po' di soldi, e una piccola borsa di ricordi.

Non avevo tempo di pensare a tutto ciò che stavo lasciando indietro. Dovevo solo concentrarmi sulla fuga.

Quando arrivai al porto, trovai Matteo ad aspettarmi. Il suo volto era teso, ma c'era una determinazione nei suoi occhi che mi diede forza.

"Sei pronta?" chiese avvicinandosi, la sua voce bassa e preoccupata.

Annuii, anche se dentro di me tutto tremava.

"Sì. Non c'è altro che posso fare."

Matteo mi prese per mano e mi condusse verso la barca che ci avrebbe portati via.

Era una piccola imbarcazione, discreta, perfetta per non attirare l'attenzione.

Ma mentre salivo a bordo, un grido spezzò l'aria silenziosa della notte.

"Caterina!"

Mi voltai di scatto, il cuore che saltava in gola.

Era Lorenzo.

Era lì, più lontano, ma i suoi occhi erano fissi su di me, la sua figura imponente illuminata solo dalla luce delle torce.

Sentii il terrore affondare le sue radici in me.

Mi aveva trovato.

Sotto il cielo di VeneziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora