Capitolo 11. Nadine

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Quando a quindici anni persi mia mamma, non fu affatto facile affrontare la cosa. All'improvviso la mia vita, una volta colorata da risate e sicurezza, si era trasformata in un grigio paesaggio di dolore e incertezza. In quel periodo buio, incontrai un gruppo di ragazzi all'ultimo anno di scuola. Non erano il tipo di amici che mia madre avrebbe approvato, ma in loro trovai una via di fuga temporanea dai problemi che mi opprimevano a casa.
In quel gruppo, c'era Sharron, lui era il ragazzo con cui andavo più d'accordo tra tutti.

« Vieni con noi stasera. », mi disse un ragazzo del gruppo un giorno, con un sorriso che nascondeva più segreti di quanti ne avessi io.
« Ti faremo dimenticare tutto, almeno per un po'. »

E così feci. Mi lasciai trascinare in un vortice di droghe e sesso, un modo per anestetizzare il dolore che mi portavo dentro. Ma non importava quanto cercassi di sfuggire, la realtà mi aspettava sempre al risveglio, più fredda e cruda di prima.

« Non puoi continuare così » mi sussurrò Sharron una notte, dopo che gli altri se ne erano andati.
« Stai perdendo te stessa ancora di più. Smettila finché sei in tempo. Almeno tu. E poi tua mamma non vorrebbe questo. », disse con un filo di voce.

Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Era vero, mia madre aveva sognato per me una vita piena di successi e felicità, non una spirale discendente di autodistruzione.
Ma non mi importava in quel momento, non volevo smettere. Farmi di droghe mi aiutava tantissimo. Capii poi a mie spese che avrei dovuto ascoltarlo.
Tornai a casa senza rispondergli, il giorno dopo era come se non mi avesse mai detto nulla.

Due mesi dopo, dopo essere quasi morta di overdose, lui era venuto a trovarmi in ospedale e dopo avermi messo dei fiori che era andato a conorare dal fioraio sul tavolo a stanza cominciò a parlarmi.
« Ti avevo avvisata. Ora smetti. », mi disse preoccupato.
« E se lo facessi una volta ognittanto? », gli chiesi cercando di andargli in contro cona sua richiesta.
« Solo quella che ti do io, quando e quanta decido io. », disse acconsentendo. Io in risposta gli sorrisi felicemente.
« Appena esco da qui ci facciamo una scopata? », gli chiesi facendogli un occhiolino.
« Va bene. », disse mettendosi le mani in tasca ed uscendo dalla porta.

Negli anni successivi ci parlammo solo poche volte, quando dovevo comprare droga o farci sesso. Io avevo mantenuto la mia parola e avevo diminuito drasticamente con le droghe, ma con il sesso non avevo chiuso affatto. Era una dipendenza a cui non potevo fare a meno. Però quando avevo compiuto i diciassette anni cominciai a stufarmi e smessi quasi del tutto, anche dovevo concentrarmi su Lily, in costante pericolo quando non era a scuola, per colpa di mio padre.

Finita la scuola non ci eravamo più visti io e lui.
Ritrovarci nella stessa città dopo tanto tempo che non ci vedevamo più è stato strano e piacevole.
Dopo che mi aveva invitato a quella festa non ci eravamo più visti.

Qualche settimana dopo, lo incontrai mentre passavo davanti ad un bar, lui era seduto fuori mentre mangiava la colazione.
« NADINE!! », urlò riconoscendomi, facendomi girare di scatto.
« Sharron, ciao! », lo salutai dopo averlo riconosciuto a mia volta.
« Vuoi? », mi chiese indicandomi una brioches.
« No, grazie. Ho già mangiato. », rifiutai gentilmente.
« Sei dimagrita molto, stai mangiando cibo vero? », mi chiese preoccupato.
« Sisi, non preoccuparti. », cercai di tranquillizzarlo.
« Nady. Mia sorella è morta di anoressia, pensi che sia così tanto stupido da non accorgermi che hai un evidente problema con il cibo? », mi chiese guardandomi negli occhi.
« Sharron, sto bene. », cercai di calmarlo nuovamente, ma la pancia prese a brontolare proprio in quel momento chiedendo cibo.
« Sei pallida in viso, la pancia ti sta brontolando, e noto quando qualcuno mi mente. », disse indicandomi la sedia affianco a lui per farmi sedere.
« Quindi è questo il tuo nuovo modo di distrarti. », disse dopo aver dato un morso alla sua brioches.

Mi sedetti, cercando di mantenere la calma mentre Sharron mi scrutava con uno sguardo che oscillava tra la preoccupazione e l'irritazione.
« Non è una distrazione, è solo... », iniziai, ma le parole mi morirono in gola. Non potevo mentirgli, non dopo tutto quello che aveva passato. « È difficile, Sharron. Ogni giorno è una battaglia, e a volte... a volte sembra che stia perdendo. » La mia voce era un sussurro, ma lui mi sentì chiaramente.

Lui annuì lentamente, poi spostò la sua brioches verso di me. « Mangia, Nady. Non per me, ma per te. » La sua voce era dolce, ma ferma. « E poi parliamo. Parliamo di tutto. Delle tue paure, delle tue battaglie, e di come posso aiutarti a vincere. »

Prendendo un pezzetto di brioches, sentii il sapore dolce espandersi nella mia bocca, un piccolo promemoria di normalità. « Ho paura di perdere il controllo, » ammisi, mentre un altro pezzo seguiva il primo. « Ho paura per il futuro di mia sorella. E non riesco a dimenticare il mio passato. »

« E io ho paura di perdere un'altra persona che mi sta a cuore, » rispose Sharron, prendendomi la mano. « Ma non lascerò che accada. Sei forte, Nady, più di quanto pensi. E non sei sola. »
« Non posso darti questo peso. Hai già dovuto sopportare quelli di tua sorella prima che morisse. Non posso darti anche i miei, non posso. », dissi e mostrai tutta la mia reale debolezza in quelle parole.

« Sta sera, vieni a casa mia, c'è un festino organizzato dalla mia congrega e vorrei venissi. Poi andiamo in camera mia e mangiamo sul mio letto. Voglio aiutarti. », disse mentre andava a pagare dentro il bar.
« Vediamo, non ti prometto nulla. Non so se riesco... », gli risposi.
Mi sentivo male per aver mangiato quella brioches, mi veniva da piangere ma non volevo farlo davanti a lui, così lo salutai velocemente e me andai per la mia strada.

Avevo accompagnato mia sorella a scuola poco prima di incontrare Sharon quindi stavo andando all'incontro con i due arroganti antipatici al rifugio.

Dopo aver finito, ed essere andata a prendere Lily a scuola e aver preparato il pranzo per entrambe, a lei una pizza surgelata e a me delle gallette di riso, me andai in camera mia. Dopo aver preso un libro dalla mia libreria mi stesi sul letto a leggerlo tranquillamente, mentre mia sorella giocava in camera sua con le Barbie.
Il tempo passò velocemente e la mia sveglia pomeridiana mi ricordava che dovevo aiutare Lily con i compiti.

« Ok, abbiamo finito matematica. Ora cos'altro hai da fare per domani? », le chiesi mettendole il quaderno dentro lo zaino.
« Devo solo finire il disegno per arte. », disse andando in camera sua a prendere la cartellina dove tenava il materiale di quella materia.

« L'hai fatto tu? », le chiesi guardando il disegno che doveva finire. Incredula sulla sua incredibile bravura.
Aveva veramente un dono per la sua età. Io nemmeno alla mia età sarei riuscita a farlo così bello.
« Sì, ultimamente sto guardando tanti video di tutorial su come imparare a disegnare su YouTube. », disse con un sorriso fiero.
Non le avevo comprato un telefono, né le davo il mio, però la televisione che avevamo in casa era molto tecnologica e aveva YouTube, che usava molto responsabilmente al contrario di come pensavo sentendo le mamme davanti a scuola lamentarsi.
« Sono fiera di te. », le dissi d'istinto abbracciandola.
Lei si commosse. Probabilmente mi sentiva come una mamma in quel momento.
Quando notai le lacrime sul suo viso gliele asciugai delicatamente con le dita, dandole dei bacini sulla guancia che la fecero ridere.

« Sta sera esci? », mi chiese lei cominciando a finire il suo capolavoro.
« Non credo. », le risposi fissando un punto fisso del tavolo.
« Perché no? È giusto che ti diverti. », mi disse usando le mie parole contro di me per tutte le volte che lei mi diceva che non voleva uscire insieme alle sue compagne di classe.
Mi lascio spiazzata, non sapendo cosa risponderle, era una bambina molto intelligente.
« Mi ha chiesto un mio amico se andavo ad un festino e se decido di andare dovrei andare con Kim. E poi dovrei chiedere allo zio se può chiamare una babysitter per te oppure tenerti lui stesso. », le spiegai.
« Mi piace stare con lo zio. E sono felice se tu ti diverti ogni tanto sorellona. », mi disse accarezzandomi la schiena.
« Vedrò se andarci. », dissi, e i suoi occhi si illuminarono di gioia.

Appena lei finì, io tornai in camera mia, a guardare il soffitto mentre ero sdraiata a pancia in su mentre pensavo a cosa fare.

Alla fine decisi di non andare e di rimanere a casa con Lily a giocare.

« Sei sicura? », mi chiese lei quando gli annunciai la mia risposta.
« Sì », le risposi accarendole la testa teneramente per poi sedermi sul divano.

" Vieni? ", mi chiese Sharron per messaggio.
" Richiedimelo domani ", gli risposi.
" Mi hai dato buca oggi, ma se mi pacchi domani sappi che mi offenderò. ", mi disse mandandomi un dito medio con una faccina offesa accanto.

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