Uscita da quella stanza mi nascosi in bagno, chiudendo la porta a chiave.
Non volevo fare vedere che ero distrutta.
Mi guardai allo specchio, e mi venne da piangere, non mi piaceva il mio corpo, ma non era solo per quello che non mangiavo, avevo bisogno di sentire il vuoto dentro il mio stomaco per sentirmi meglio con la mia mente. La distraevo con un dolore fisico per non dovermi occupare di quello mentale.
La musica era troppo alta, stavo impazzendo.
Avevo bisogno di spegnere la mente, e per fortuna Sharron dovette andare al bagno.
Bussò alla porta senza sapere che ci fossi io.
Quando andai ad aprire e lo vidi cambiai totalmente espressione, come se stessi bene veramente. Più ero comuncincente più ci credevo un po' anche io.
« Ciao Nady, come stai? », mi chiese preoccupato, anche se da poco mi aveva fatta mangiare e io sembravo star bene.
« Bene, grazie. Senti avresti una pastiglia? », gli chiesi seduncendolo con una mano sul suo petto. Sapevo lo faceva impazzire quando lo facevo.
« Forse. », rispose facendo le spallucce mentre sul viso aveva un ghigno.
Finalmente aveva finito di fare l'impiccione.
Gli diedi dei baci sul collo e lui cominciò a tirar fuori dalla tasca un sacchetto trasparente dove teneva le droghe che vendeva.
« Una sola. », chiarì riprendendo il controllo con la sua mente.
« Una sola, tranquillo. », confermai rassicurandolo.
Dopo averne presa una me la diede, e dopo che io la presi andai al lavandino a prendere dell'acqua per buttarla giù.
« Come mai questa voglia di droghe? », mi chiese avvicinandosi a me appoggiando una mano sulla mia spalla.
« Baciami e stai zitto. », gli ordinai.
Cominciammo a baciarci, le nostre lingue si muovevano sincronizzate nella bocca dell'altro e dopo poco lui perse completamente la voglia di fare domande o perdere tempo.
Mi girò a pancia in giù sul lavandino e mi alzò la gonna del vestito e dopo si abbassassò i suoi pantaloni e mutande, infilando in seguito il suo membro dentro di me facendomi sussultare.
Mi ero completamente calmata e mi stavo lasciando andare totalmente a quel momento.
All'inizio le spinte erano leggere ma dopo poco lui aumentò il ritmo.
Anni prima avrei adorato quel momento, ma dopo un po' non riuscii più a piacermi.
All'improvviso i sensi di colpa mia invasero.
Che cazzo avevo appena fatto?
Realizzai solo allora di aver ceduto nuovamente alle mie dipendenze.
Con Sharron mi era diverso fare sesso, lo conoscevo da tanto, l'avevamo fatto altre volte e si preoccupava di come mi sentissi.
Eppure, mi sentivo non a mio agio.
« Sharron... », lo richiamai. Ma lui sembrò non udirmi.
« SHARRON! », lo richiamai nuovamente alzando il tono e dicendolo con più sicurezza. Ma stavo per scoppiare a piangere.
« Hey, che succede? Tutto ok? », mi chiese fermandosi immediatamente e togliendo il membro da me per potermi guardare in viso.
« Devo andare. », dissi sistemandomi velocemente per poi cercare di uscire dalla porta.
« Ripeto la domanda. Tutto ok? », mi chiese severo tenendomi ferma pe run polso.
« Sì. Ora lasciami, devo andare. », gli risposi con tono freddo. Lui capii che qualcosa non andava ma mi lasciò andare sapendo che non gli avrei detto nulla in quel momento.
Corsi al piano inferiore dove trovai Kim che parlava con un ragazzo dai capelli neri con il ciuffo che gli cadeva sugli occhi, che non avevo ancora conosciuto, era vestito il modo particolare, aveva una giacca a righe sottili, probabilmente in un tessuto leggero come il lino o la seta. Sotto la giacca, indossava una camicia bianca semplice. Il colletto era leggermente aperto per un look più casual. E aveva un choker in pelle nera, che gli aggiungeva un tocco rock e un po' grunge all'outfit.
Sembravano molto in sintonia, forse perché si comprendevano a vicenda, visto che entrambi non erano etero. Erano davvero carini mentre parlavano, ma dovetti interromperli.
« Kim, puoi accompagnarmi a casa? », le chiesi facendola sobbalzare per lo spavento.
« Ora? », mi chiese confusa.
« Sì, ora. Per favore. », le risposi.
« Tutto ok? », mi chiese cercando di avere un contatto fisico con me, alla cui mi spostai in dietro, non volevo essere toccata in quel momento.
« Sì, ma andiamo. », le dissi avviandomi verso l'ingresso.
« Uhm, ok, aspettami. », disse cominciando a camminare dietro. « Ciao Dave. », disse salutando il suo nuovo amichetto.
« Ciao Kim, scrivimi quando vuoi. », la salutò lui.
A quanto pare si erano già scambiati i numeri.« Allora. Che succede? Sembri turbata da qualcosa, il ragazzo ti ha fatto qualcosa? », mi chiese preoccupata mentre guidava.
« No. Lui è stato gentile. Il problema ero io, non mi sentivo a mio agio, scusa se ti ho trascinata via... », cercai di spiegargli.
« Tranquilla, anche se siamo state poco almeno ho conosciuto quel ragazzo, è molto simpatico e come avrai notato è gay e quindi ci possiamo capire. », mi disse con un sorriso. « Comunque l'importante è che stai bene. Hai fatto bene a dirmi di andare se non ti sentivi a tuo agio. », cerco di tranquillizzarmi, mettendomi anche una mano sulla coscia per qualche secondo come per darmi conforto.« Sorellonaaa. Sei tornata presto. », disse Lily appena entrai in casa.
« Già. », le risposi sorridendole scombinale i capelli come mio solito.Dopo che mio zio se ne andò e io misi a dormire mia sorella, che a quanto pare non voleva saperne di andare a letto, mi misi a pensare sul mio letto. La stanza era buia e l'unica luce che c'era era quella della mia lampada sul comodino, ero ancora fatta della droga che avevo preso, vedevo la stanza girare, mi sentivo male, ma non potevo fare conto su nessuno in quel momento
L'unica cosa che in quel momento mi avrebbe fatto stare bene era il mio nemico, il cibo.
Riponevo delle merendine in un cassetto del comodino dove c'era la lampada accesa per eventuali problemi.
Sentivo il bisogno di abbaffurmi.
Una merendina prendeva l'altra, ma non sentivo sensi di colpa visto il mio stato.
Dopo il quinto snack decisi di fermarmi e che sarebbe stato meglio farmi una doccia.
Mi preparai i vestiti ed andai nel bagno, accesi l'acqua e mentre aspettavo che la vasca si rimpiesse di acqua cercavo delle bombe da bagno da mettere in seguito, ma quando alzai lo sguardo e vidii lo specchio mi venne un colpo. Mi era sembrato di vedere il corpo di mio padre in piedi, sporco di sangue e con le ferite che gli avevo provato davanti a me che mi fissava.
Le lacrime cominciarono a cadermi sul viso.
Avevo la vista offuscata e non riuscivo a respirare, mi era venuto un attacco di panico, il ricordo di c'ho che avevo fatto sembrava non volermi lasciarmi pace. Il mio cuore batteva all'impazzata, così forte da sembrare quasi fuori dal mio petto. Sentivo un nodo in gola che mi impediva di ingoiare e un formicolio alle mani e ai piedi.
Il mondo intorno a me sembra irreale, come se stessi guardando tutto attraverso una lente di ingrandimento. Avevo paura di impazzire, di perdere il controllo o di morire. Ogni rumore, anche il più piccolo, sembrava amplificato all'infinito.
Mi venne la nausea e mi avvicinai alla tavoletta del water per vomitare.
Dopo essermi ripresa abbastanza, feci scogliere le bombe da bagno nell'acqua e dopo essermi svestita entrai nell'acqua, immergendo completamente il mio corpo, compresa la testa ovviamente, era il modo migliore per bloccare la mente e farla riprendere.
Finalmente il mio corpo stava in pace con la mente.
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NOSTRA
Mystery / ThrillerIn una grande città d'America, vive una ragazza di nome Nadine. Orfana e coraggiosa, si trova a dover proteggere la sua sorellina, Lily, dopo l'omicidio del padre violento compiuto dalla maggiore e la morte della madre anni prima. La vita è dura e l...