Parte 5

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Elias, facendo attenzione a non svegliare il gallo e le galline, stava guardando se stesso, dall'esterno della sua capanna, mentre al lavabo detergeva le stoviglie utilizzate da lui e la nonna per la cena. Era sbalordito, non tanto perché sembrava assurdo poter essere tornato indietro nel tempo o perché stava guardando se stesso, ma perché il ragazzo che guardava sembrava più giovane di lui; eppure stava spiando colui che era stato soltanto due giorni prima. Dentro di sé, sentiva qualcosa di cambiato, una diversa consapevolezza, la responsabilità nei confronti della nonna, l'uso della magia, i sogni che a quanto pareva gli avevano predetto un futuro pieno di insidie. Eppure erano passati soltanto due giorni. Vide se stesso rimettere le stoviglie nello scaffale, andare dalla nonna, baciarla, darle la buona notte e andare a dormire nella stanza adiacente, come ogni sera. Era il momento di entrare, aveva aspettato quell'istante, perché non aveva idea di cosa sarebbe potuto accadere se i due Elias si fossero incontrati. Sapendo che presto sarebbe andato a dormire, aveva preferito attendere, per non incorrere in inutili rischi.

Era arrivato al villaggio da pochi minuti in groppa al cavallo verde, ne era smontato, lo aveva ringraziato e salutato e si era diretto verso la sua capanna. Era grato all'animale per averlo aiutato a raggiungere Nuova Calagon per tempo. Erano partiti dalle rovine al galoppo, avevano attraversato le rovine di Durcalis nella parte alta, muovendosi in direzione sud, per raggiungere la sella tra il monte del Bardo e il Tulu. Passando davanti alle rovine di un palazzo, aveva visto un tessuto bianco appeso ad un'insegna, logoro, ma che aveva resistito all'Inondazione e alle intemperie. Sopra vi erano raffigurate quattro teste nere di profilo e bendate, separate da una croce rossa. Subito tornò alla mente di Elias l'immagine rappresentata sullo scudo e sui vessilli nel sogno, in cui di teste ce n'erano sei, e si ripromise di chiedere alla nonna informazioni a riguardo dopo averla salvata. Erano usciti dalle rovine, il cavallo fatato sembrava conoscere la strada da percorrere; Elias era concentrato a mantenere la presa, per non cadere, tendendo forte la criniera nei pugni serrati; stringeva le gambe contro la morbida striscia di pelo lungo posta in orizzontale sui fianchi dell'animale; non rendeva la cavalcatura scivolosa, anzi, sembrava avvolgere le gambe del cavaliere e sostenerlo. Elias in quell'istante aveva focalizzato un particolare del sogno premonitore. Durante la visione della guerra, mentre cercava di cogliere i tratti del guerriero nei quali poi aveva riconosciuto se stesso, l'aveva stupito e incuriosito il colore verde del cavallo del guerriero, simile a quello di tutti gli altri cavalli presenti nella battaglia. Alcune certezze stavano maturando dentro di lui, ma Elias non si sentiva ancora pronto per accettare il futuro predetto; inoltre ora era concentrato sul salvataggio della nonna e soprattutto a non cadere dal cavallo lanciato al galoppo.

Si stavano avvicinando al sentiero che portava alla sella tra i monti, lì avrebbero avuto la possibilità di valicare. D'un tratto il cavallo virò in maniera inaspettata verso est, in direzione della parete rocciosa, senza rallentare. Elias era impallidito, lo avevano assalito il terrore di schiantarsi, l'impazienza di non potersi permettere deviazioni sul percorso, l'ansia di non arrivare a salvare la nonna in tempo e soprattutto lo stupore per la sua stupidità di aver creduto che quel cavallo lo stesse aiutando e che conoscesse le sue urgenze e il bisogno di arrivare al villaggio al più presto. Lo schianto però sembrava il più impellente dei suoi problemi, perché il cavallo si dirigeva a tutta velocità verso la parete della montagna. Elias aveva chiuso gli occhi per la paura, in attesa, convinto che l'animale non avrebbe messo la propria vita a rischio, sia che le intenzioni nei suoi confronti fossero buone o cattive. Il tempo era passato senza alcun impatto, Elias si era deciso ad aprire gli occhi incuriosito e si era reso conto che stavano galoppando all'interno della grotta che era stata scavata sotto la sella tra i due monti prima dell' Inondazione. Il cavallo, tutt'altro che malintenzionato, aveva preso una scorciatoia, un passaggio che lui non aveva nemmeno preso in considerazione, perché ritenuto infestato dagli spiriti del passato, come le rovine di Durcalis. Elias sorrise al pensiero di quelle superstizioni; lui a Durcalis, seppur avesse fatto un incontro tutt'altro che normale, non aveva di certo incontrato spiriti di morti o fantasmi. L'uscita della galleria era vicina e il cuore di Elias sussultava. Con l'aiuto del cavallo fatato aveva potuto percorrere quelle distanze in un tempo brevissimo, l'animale galoppava a una velocità impensabile e il tragitto era volato via sotto le zampe della bestia. Usciti dalla galleria il panorama si affacciava da un largo terrazzamento fin sotto, a strapiombo sul mare; la luna piena si rifletteva in una splendente striscia argentata in mare e illuminava la costa. Vecchia Calagon era stato un importante porto, gli aveva raccontato la nonna; visitatori da terre lontane venivano per godere delle meraviglie di quei luoghi. I suoi avi da parte di sua nonna erano originari di lì. A questo pensava Elias, mentre il cavallo sfrecciava giù lungo il pendio del monte, in direzione del Nurag Marino, dove si era avviata quella serie di strani eventi, che di sicuro avrebbero segnato per sempre il suo futuro. Avevano superato il Nurag, risalivano in direzione del villaggio e presto lo avrebbero raggiunto. Elias aveva cominciato a rilassarsi, poiché dalla posizione della Luna, era stato in grado di capire che fosse l'ora in cui di solito si apprestava ad andare a dormire, quindi a disposizione aveva ancora tutta la notte per salvare la nonna e fuggire con lei. Cercava di immaginarsi i preparativi per la partenza e il luogo dove la nonna avrebbe deciso di dirigersi per iniziare una nuova vita insieme. Le avrebbe parlato delle sue visioni, lei sarebbe stata in grado di aiutarlo a interpretarle e comprenderle. La cosa più importante era che presto l'avrebbe riabbracciata e portata via.

Immerso in questi pensieri era infine giunto al villaggio. Si avvicinava alla propria casa, sperando che l'animale fatato non sparisse, perché avrebbe potuto aiutarli a fuggire più in fretta.

Ora si trovava fuori alla finestra della capanna; quando vide se stesso scomparire verso la camera da letto contò fino a dieci e bussò alla porta di casa sua.

Il Cimitero degli Dei - 1. Il Principe PastoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora