Parte 4

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Elias si svegliò di soprassalto. Tramortito dagli strani sogni, tentò di sollevarsi in piedi, ma non trovò la forza; accanto alla roccia scavata, lo osservava un cavallo, come Elias non ne aveva mai visti. Il manto era verde scuro, come le foglie di quercia, una eleganza nelle forme e nella postura da lasciare esterrefatti; la criniera di un nero corvino era tagliata da una striscia in orizzontale lungo il dorso a disegnare una croce all'altezza della seduta. Una delle due orecchie era adornata da un anello d'argento vicino alla punta. Elias si ricordò una delle leggende di Nora, nella quale animali simili, i Caddos Birdes, predicevano il futuro a chi li incontrasse. Iniziò a convincersi che forse tutte quelle storie della nonna non fossero solo leggende. Stava fronteggiando uno dei mitici Caddos Birdes, questo poteva significare una cosa soltanto: le visioni avute non erano semplici sogni, ma gli era appena stato predetto il suo futuro e con esso la sua morte.

Fu assalito dal terrore. Però, riflettendoci, non può essere vero. Nei sogni ho visto la nonna morire, ma sono tornato indietro nel tempo di due giorni e sto andando a salvarla. Inoltre in suo possesso aveva soltanto una pietra, non quattro. E la guerra, cosa significava? Lo scudo? Quel vessillo? Come poteva avere dei dubbi soltanto per una favola raccontata ai bambini?

Figuriamoci se esistono i cavalli verdi capaci di predire il futuro! A quel pensiero udì un nitrito, si voltò e vide il cavallo fissarlo, sembrava divertito, come potesse leggergli il pensiero e volesse metterlo di fronte all'evidenza della sua esistenza, contraddicendo tutto quanto avesse pensato fino a quell'istante. I suoi occhi sembravano voler dire: "Eccomi, esisto, sono verde, hai ancora dubbi?". In effetti non poteva averne. Ma quelle visioni, erano state una vera premonizione?

Vide la luce svanire e credé che la vista gli si stesse rabbuiando per prepararlo a nuove visioni, ma nulla accadde, il cavallo nitrì ancora, questa volta con un impeto maggiore; si avvicinò a lui e gli diede una spinta col muso, come se volesse essere accarezzato. Elias non capiva come mai fosse completamente buio, era molto presto, che fosse una nuova magia? Il cavallo lo fissò, poi guardò verso l'alto ed Elias seguì il suo sguardo. La pioggia era terminata, le nuvole si erano diradate, la luna si stava affacciando da est da dietro il monte Tulu. Si rese conto che non stava avvenendo nessuna magia; aveva dormito chissà quanto e questo significava che non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungere il villaggio prima dell'alba per avvertire la nonna e salvarla. Le visioni stavano quindi per avverarsi, non sarebbe riuscito a organizzare la loro fuga; nemmeno se avesse corso senza interruzione sarebbe arrivato in tempo; ancora doveva scalare la sella tra i due monti, per poi ridiscendere il pendio scosceso; non sarebbe riuscito ad avvisare la nonna. Odiava quel cavallo che gli aveva predetto il futuro. Fino a poco prima aveva avuto l'illusione di poter stare tranquillo e riorganizzare la sua nuova vita; ora era sicuro che la nonna sarebbe morta e aveva visto persino come sarebbe morto lui.

Bell'aiuto. Si voltò verso l'animale fatato e cercò di colpirlo e sfogarsi. Era sconvolto dalla rabbia e dalla completa incapacità di cambiare la sua sorte e quella della nonna; ma ogni volta che cercava di percuoterlo, il cavallo schivava con maestria i suoi colpi. Era di una velocità inconcepibile, si scansava e poi rimaneva lì, immobile, a fissare Elias negli occhi; sembrava volerlo portare all'esasperazione, lo sfidava, soltanto per mostrargli l'inefficienza dei suoi colpi. Non attaccava, si limitava a fissarlo e a spostarsi ogni volta che Elias si avvicinava per picchiarlo. Elias cadde in ginocchio esausto e scoppiò in pianto. La bestia non smetteva di fissarlo, immobile. Infine si mosse, dirigendosi verso di lui; Elias capì che era giunto il suo momento di difendersi. Mentre il cavallo si avvicinava Elias tornò in piedi e si preparò in posizione di difesa, gambe piegate e braccia di fronte, pronto a proteggersi e a scattare. Osservò il cavallo fatato, ma negli occhi dell'animale non c'era ferocia; era ormai a un passo da lui e con il muso diede di nuovo un colpo leggero al petto di Elias. Elias lo guardava senza riuscire a comprendere il significato di quel gesto, intanto l'animale lo stava ripetendo ancora due, tre volte, centrandolo sul petto. Infine il cavallo sbuffò, facendo uscire aria dalle froge, fece un lungo nitrito e diede un colpo ben assestato col muso sull'addome di Elias, questa volta più potente degli altri, tanto da far volare Elias in aria, impennando il grosso muso. Elias con una capovolta in aria si ritrovò in groppa allo stallone e non fece in tempo ad afferrare la criniera dell'animale che il cavallo era già partito al galoppo verso Nuova Calagon.

Il Cimitero degli Dei - 1. Il Principe PastoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora