11. "Butterfly"

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Dopo quel giorno passarono anni, e nulla di troppo nuovo accadde. Dopo un po' di tempo, tutti si erano abituati all'immensa quantità di oscurità che fuoriusciva da un punto, e (quasi) nessuno se ne preoccupava più. Iniziarono tutti a chiamare questa sorgente “dark fountain”. Nessuno si prese poi la briga di assumere una guardia specializzata per Jevil, tanto ormai nessuno scendeva nei sotterranei per controllare se avesse fame o non fosse ammalato. C'era anche possibilità che fosse morto, e quella possibilità faceva sentire Seam più sereno In un certo senso, forse pensava che se Jevil fosse schiattato, i suoi problemi sarebbero spariti.

Seh. Magari.

Non era una delle migliori sensazioni, certo, ma questa e altre sparirono dal volto di Seam, progressivamente. Quello che ne restava del solare e spensierato Seam di un tempo era uno tutto sgualcito e con il volto che faceva trasparire apaticità e cinicità.
La solitudine che aveva provato in quegli anni aveva iniziato a fargli odiare chiunque, quasi fingendo di non conoscerli (perché magari non li conosceva come pensava...?
Infatti, vivere nel castello, dove l'oscurità che si sprigionava dalla fontana aumentava, aveva scombussolato chi vi abitava dentro. Lancer era diventato un teppistello, anche se innocuo, Roulxs divenne vanitoso a livelli spropositati e a prendere distanza da tutti, concentrandosi su dei puzzle, che però risultavano ogni volta stupidi, troppo semplici o fallimentari, le guardie erano come pedine, d'accordo su ogni scelta del re, e Jevil...
(Ecco, stava di nuovo pensando a lui! Basta! Ne aveva avuto abbastanza... No....?)
... Probabilmente era solo peggiorato, se era possibile.

Per Seam andava tutto come sempre, ora addormentato sul bancone: un incubo. Qualcosa o qualcuno lo svegliò di soprassalto, non aveva una bella cera, ma quel "qualcuno" non ci fece caso.

«Seam...»
Seam spalancò gli occhi, forse per un brutto scherzo della sua immaginazione, aveva udito una voce troppo familiare.
Invece no.

«Ralsei...» accennò un flebile sorriso (in realtà stava sorridendo dentro, fuori non proprio), per poi notare che era in compagnia
«Oh!»

Non li aveva mai visti prima, e dopo un po' di conversazione, capì che si trattava di Lightners. Entrambi non molto loquaci, ma dopo che il dark world non aveva più avuto notizie o contatti con il light world, c'era da accontentarsi. Magari erano un po' imbarazzati, pensò. Oppure erano troppo giovani per sapere la storia, probabilmente Ralsei la aveva già spiegata, ma era difficile da digerire, una cosa così.

Un tempo, la luce è l'oscurità erano compagni, alleati. I Lightners, per i Darkners, erano un po' come delle muse, o quasi degli dei, ne prendevano ispirazione per migliorarsi. Purtroppo, un giorno i Lightners non tornarono più, lasciando il dark wolrd da solo, e lasciandolo a uno stato medievale, mentre, al contrario, il light world si evolveva da solo senza problemi.

«Questə sono Kris e Susie...» li guardò come per dire "fate i beneducati e salutate". Sembrava che facesse fatica a conversarci lui stesso, anche se "quello dalla pelle celeste" sembrava più docile.
Kris non parlava per scelta, quindi si limitò ad un cenno, mentre Susie forzò un ghigno.
Seam era leggermente intimorito da quest'ultima, ma con Ralsei nei paraggi sarebbe stato al sicuro, ne era certo. Forse.
Apparte ciò, non fecero altro che comprare qualche arma e del cibo curativo, e fu di nuovo solo, il che era un bene nella sua prospettiva. Non sapeva perché, ma il modo in cui le parole uscivano dalla sua bocca, ora che c'erano degli sconosciuti, erano più fredde e distanti, nonostante lui provasse ad essere amichevole.
Era da anni che non parlava con qualcuno, e dopo quell'incubo forse gli aveva fatto bene. Ancora meglio andare a vedere come stava Swatch, ne era passato di tempo dall'ultima volta...
Non sapeva decidersi, restare lì o meno. Roulxs non era più venuto a raccontare nulla, e-
«Eccoci di nuovo. Scusa, Seam, volevamo-»  si girò a guardare Kris, e poi Susie, come per ritenerlə ələ più responsabile «-farti sapere che.... Beh, ora che la profezia si è avverata, sigilleremo la fontana.»
Era logico, ma per qualche motivo Seam non ci aveva pensato. Questo smosse un po' del suo orgoglio, e disse «Naturalmente, naturalmente. Vi auguro buona fortuna, ne avrete bisogno, davvero.»
Susie inarcò le sopracciglia, pensando:
"MINCHIA, CHE STRONZO! COME OSA SOTTOVALUTARCI??" ma ralsei la zittì con uno sguardo (e una sciarpata in bocca. Bleah, pelucchi) e se ne andarono, stavolta per davvero.
L'incubo era ancora impresso nella sua mente, per un semplice motivo: non era frutto della sua fantasia, ma era un ricordo. Una cosa vera, ecco. Era quasi certo di aver dimenticato quella serata...

᥇ꪊꪻꪻꫀ᥅ᠻꪶﺃꫀᦓ ꨄ︎ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora