Un colpo di pistola.
Sangue ovunque. Quello che accadde nell'ufficio del direttore, fu uno scenario che dopo anni, ancora mi porto dentro come un fardello. Non perché io fossi traumatizzata, ma perché non realizzai subito che la mia vita stava avendo un simile cambiamento. Lo feci quando Roman mi mostrò i documenti falsificati con la mia foto, e tutto il necessario per poter dare inizio a quell'operazione di cui ancora non sapevo proprio niente. Ci ritrovammo in un salotto stile molto minimalista, Roman fece subito portare le mie cose, io mi cambiai, e mi preparai a lasciare quel posto oscuro, che era stato luogo di pura e assoluta sofferenza. Adesso non so dirvi se quando successe io ne fui convinta. Da una parte mi sentii più sollevata, pensai che in qualche modo avrei avuto la possibilità
di sentire Hannah, rassicurarla e dirle che sto bene. Dall'altra non sapevo cosa mi aspettasse, forse avrei dovuto rubare, o fare del male a
qualcuno. Non ero completamente pronta ad affrontare ciò che mi avrebbero chiesto i servizi segreti. E chi lo sa cosa mi avrebbero chiesto,
caro lettore. Ma di certo non era niente di poco. In ufficio, Roman mi parlò di qualcosa di grosso, di un incarico che necessita solo di qualcuno che per certo, sarebbe riuscito a concludere il lavoro con successo. Però perché proprio io? Non mi conosceva nemmeno Roman, per di più ero anche straniera e a malapena capivo qualche verbo. Per fortuna Roman parlava un tedesco abbastanza fluido.
<<Sei nervosa?>> interruppe il mio silenzio, Roman. Stavo guardando fuori dalla finestra di quell'imponente palazzo stile gotico, che di quello che capii era la sede dei servizi segreti. C'era un paesaggio freddo, il modo in cui la neve si posava sulla terra ferma, la lentezza con la quale quel bianco paesaggio diventava sempre più nostalgico, mi fece viaggiare con la mente per un pò. A Berlino in questo periodo nevica ininterrottamente, la neve piace molto ad Hannah, pensai. Chissà cosa starà facendo. Solo quando Roman richiamò la mia attenzione staccai gli occhi da quel malinconico paesaggio. <<No, stavo solo pensando.>>
<<Va bene essere nervosi, stai per andare in una terra straniera a svolgere un lavoro non di poca importanza. >> solo dopo, si sedette
accanto a me. <<Però è necessario non deconcentrarsi dall'obiettivo. Ti ricordo, Ines, che sei molto abile, e hai un grande talento. La possibilità che hai davanti è molto importante.>>
<<Non è ciò che immaginavo per me, signore.>>
<<Roman.>>
<<Sì, Roman.>> rivolsi di nuovo lo sguardo all'esterno. Roman era un uomo dall'aria rigida, alto di statura, se non lo si conosce si potrebbe pure pensare che sia una cattiva persona. La cosa buffa era questa, non
lo era. Eppure era un sicario. Non capisco perché la gente scelga di fare una professione simile. Non è bello, fai il lavoro sporco, rischi
praticamente tutto, e in molte circostanze potresti ritrovarti ferito. E la cosa più importante era sicuramente una: non puoi fallire. La cosa buona è che s'impara a vivere sul serio, poiché durante il lavoro se ti distrai, o fai qualcosa che potrebbe compromettere il tuo obiettivo, sai che potresti rimanerci secco. Perciò ti godi ogni istante. <<Signorina Wagner, prego. >> da quella portà uscì un signore di mezza età dall'aria giovanile, era vestito in modo molto classico, giacca e cravatta, in viso aveva un'espressione seria. E aveva una grande cicatrice lungo tutta la guancia, supposi che fosse una piccola e
spiacevole memoria di una precedente missione. Entrai in quell'ufficio lasciandomi Roman alle spalle, per questioni di privacy ed estrema riservatezza della missione, non poteva nè udire, nè assistere al colloquio. Ma lui questo lo sa. Mi sedetti in una sedia, avevo dei piccoli colpi di sonno,ed ero terribilmente esausta, non avevo riposato nelle ultime 17 ore. Il signore dal viso sfregiato si sedette dietro quella scrivania in legno massiccio, prese una cartella nera con all'interno quelle che sembravano essere tutte le mie informazioni. Allora possibile che sappiano della mia vita a Berlino? chiesi tra me e me. Nel mentre
quell'uomo si affrettò ad aprire quella cartella e a leggerne il contenuto. <<Ines Feliciè Wagner, residente a Berlino, quartiere di Kreuzberg.
Orfana di padre e di madre, vive con la figlia, Hannah Wagner, e da poco anche con la zia paterna Dorotea Johanna Wagner. Arruolata
recentemente nell'esercito federale della Repubblica Federale di Germania. Il soggetto è incredibilmente abile nello scontro corpo a
corpo, discreta ma non mediocre bravura nell'utilizzo di armi da fuoco. Ha una grande abilità nel Judo, dei riflessi rapidi, e anche un'elasticità che le permette di muoversi e affrontare l'avversario con maestria.
Insomma, sei ciò che cercavamo, Wagner.>>
Dire che mille domande stavano in quel momento frullando nella mia mente, è a dir poco. Come facevano ad avere quel genere di
informazioni? Come hanno fatto ad avere la mia scheda sulle mie abilità fisiche e coordinative? Ma soprattutto, con chi stavo avendo a che fare? <<Noi ti abbiamo sott'occhio da molto tempo, Wagner. Abbiamo
informatori in tutto il territorio europeo. La nostra cerchia di conoscenza è abbastanza ampia da poter osservare potenziali soldati da reclutare. Noi, offriamo molto di più, di quello che immagini. Molti ex soldati di
diversi paesi sono giunti da tutta europa per poter lavorare per noi, uno dei migliori organismi di servizi segreti più potenti al mondo, se non i più notevoli. Abbiamo schede di centinaia di soldati che potrebbero
potenzialmente entrare a far parte del nostro organo operativo. L'unica differenza, Wagner, e l'unica cosa che ci differenzia dal resto dei servizi segreti esistenti in questo cosmo, è che noi poniamo la nostra patria dinanzi a qualsiasi cosa. Non contrattiamo, non stringiamo patti e nemmeno accordi, ciò che l'alto ci ordina noi realizziamo. Molte volte
agiamo nell'ombra, creiamo circostanze, incidenti, qualsiasi cosa. Atti terroristici, colpi di stato, tutto il mondo si è sempre soffermato alle notizie che i giornali o telegiornali dichiarano, nessuno si è mai chiesto se effettivamente sia la pura realtà. Ti dico questo perché voglio che tu capisca una cosa.
>> quegli occhi neri mi osservavano con tale
precisione che mi infastidivano <<Non puoi fuggire da questa situazione.>> e seguì un silenzio, che a me sembrò infinito.
<<Ora, voglio parlarti meglio della questione. Per te abbiamo un lavoro abbastanza arduo, ma che sono sicuro che riuscirai a portare a termine senza ostacoli.>> il fatto che fosse sicuro che non avrei per nessuna ragione al mondo fallito, mi turbava leggermente. <<C'è quest'uomo che fino a pochi anni fa lavorava per noi. Non sappiamo in quali circostanze, o in che modo, sia riuscito a sfuggirci. Ma da poco un nostro informatore è riuscito ad individuarlo, ma ahimé la questione non è andata a buon fine. Il nostro informatore è stato riconosciuto e ucciso da quest'uomo. In passato, fu uno degli elementi più importanti per un'incombenza molto importante. Da allora perdemmo le sue tracce. Wagner, noi vogliamo che tu andassi nel luogo in cui si
nasconde, e anche che tu lo uccida. Non ci interessa il metodo che utilizzerai per trovarlo, noi lo vogliamo morto. >> dal suo tono di voce la questione appariva molto seria. Beh, una cosa fu subito certa, quell'uomo era fonte di innumerevoli segreti inerenti quell'organizzazione segreta, di questioni e ordini ricevuti dall'alto, tra cui il capo dello Stato. Custodiva segreti fondamentali, e se anche uno di questi fosse venuto fuori, sarebbe stata la fine per quel paese. Iniziai ad incuriosirmi sempre di più alla questione.
<<Dove si trova quest'uomo?>> chiesi.
<<Londra. Non sappiamo in quale punto preciso, ma sappiamo che per
certo si trova ancora lì.>>
<<Come sapete che non sia già scappato? Potrebbe essere andato in
un'altra città, se non addirittura in un altro paese.>>
<<Improbabile. L'avremmo saputo immediatamente. Abbiamo altri
informatori che però, dopo l'accaduto col primo, non vogliono proprio intervenire, e pensano che risolvere questo problema non rientri nelle loro possibilità. Non c'è da biasimarli, dopotutto sono solo informatori.
Tornando al punto, questi sono documenti che ti serviranno per il tuo trasferimento.>> guardai quei documenti falsi. <<Hai un anno di tempo per terminare il tuo lavoro, se entro il limite imposto non avrai completato
l'incarico, ci saranno grandi conseguenze. Tornerai nel posto da dove sei venuta, in carcere. E questa volta non ti sarà mai permesso uscire.>> il destino stava mettendo in tavola le carte peggiori che potessero mai capitarmi. <<Avrai un'altra identità, ogni settimana ti verranno spediti dei soldi, e avrai un appartamento in cui vivere. Come ti ho già detto, non importa il metodo che utilizzerai per uccidere quell'uomo. Ogni settimana ti arriverà una telefonata e dovrai darci ogni genere di informazioni.>> bene, ma volevo sapere cosa, e quanto, avrei guadagnato.<<Se riesco a concludere il mio lavoro, cosa ci guadagno?>>
<<Ogni incarico ha una sua rispettiva cifra. Il compenso dipende da moltissimi fattori. Il tipo di missione, la difficoltà, le circostanze, il genere di persona da eliminare. Tutto questo.>>
<<Avrò una cifra consistente, allora. Stiamo parlando di un ex-sicario che si aggira per una grande città, in possesso di importanti informazioni che potrebbero compromettere l'incolumità del paese.>>
<<Ovviamente non potrai sentire nessuno. Nemmeno tua figlia.>>
<<Non potrò sentirla in futuro? Io devo assolutamente sentirla, prima o poi.>> non mi curai di chi avessi davanti, io non avrei mai rinunciato ad Hannah.
<<Una volta terminato il tuo compito potrai tornare a casa.>>
<<Bene.>> intuii che avrei continuato a lavorare per loro. "In che razza
di situazione mi sono cacciata?" pensai.
<<Domani partirai per Londra. Più tardi ti arriveranno delle istruzioni sul
tuo nuovo cellulare. >> il capo mi porse un cellulare sulla superficie del tavolo.
<<Sappi che possiamo sapere ogni tuo movimento con questo dispositivo. Adesso firma questi fogli, contengono tutto ciò che ti ho detto. Non potrai avere copie. >> firmai quei fogli, non prima di aver dato
un'occhiata, ovviamente. Lasciai quell'ufficio dopo pochi minuti. Dopo quel colloquio, la mia vita mi parve una partita a scacchi, dove io ero la regina, ed il re rappresentava quella nera organizzazione.
Ma la regina é più forte del re, e questa é una regola impossibile da cambiare.
STAI LEGGENDO
This restless love
Romance«Erano pronti a tutto, i 𝘔𝘪𝘳𝘳𝘦𝘯, e molto presto l'avrei capito.» «Credimi, non esiste una sola persona a Londra che non conosca i 𝘔𝘪𝘳𝘳𝘦𝘯.» ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ 𓃠 William Shakespeare disse "Ama più che puoi, e se ti dicono che è peccato...