Terra

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Non so come definire ciò che mi successe quando avevo cinque anni. Sicuramente, se dovessi attribuirgli un aggettivo, sarebbe: inaspettato.
Fu una vera sorpresa.
Era davvero un bellissimo pomeriggio in Scozia, mite, nei canoni di quel clima rigido. Io e i miei genitori avevamo deciso di fare un escursione nella Menstrie Forest, a caccia di funghi e asparagi.
Quando lo dissi alla mia amica Jesse lei ne rimase tanto entusiasta da pregarmi in tutti i modi di poter partecipare. Implorò per parecchi minuti i miei genitori e, quando si mise in posizione di preghiera, elencandoci tutte le specie di funghi velenosi, i miei non potettero far altro che cedere. Jesse non accettava un no.
Era un anno più grande di me ed era molto intelligente per la sua età.
Il modo in cui l'avevo conosciuta era alquanto bizzarro. Eravamo al luna park. Jesse era in piedi accanto al chioschetto della mira a bersaglio e inveiva conto un gigantesco orso bianco di peluche che, a dir suo, l'aveva fissata male mentre giocava e per questo motivo l'aveva fatta perdere. Ovviamente la colpa era della sua mira, che, come dire, lasciava a desiderare. L'avevo assecondata e le avevo offerto il mio zucchero filato, per farla calmare. In ogni caso non sarei riuscita a mangiarlo: ero troppo impegnata a ridere. Da allora non ci separammo più.
Entrambe eravamo goffissime e ogni tre passi finivamo col sedere a terra. Fu per questo che, il giorno dell'escursione, precisamente il 5 Maggio, ci trovammo nei guai.
La Menstrie Forest era a soli 10 minuti da casa mia. Era un posto bellissimo, tranquillo, perfetto per un'escursione in famiglia. Nel mio caso famiglia e intrusa petulante.
Fatto sta che tutto iniziò nel migliore dei modi: raccogliemmo innumerevoli asparagi e grazie alla guida "Come distinguere i funghi tra buoni e velenosi" potemmo evitare l'avvelenamento di mio padre.  Aveva dimenticato gli occhiali a casa e aveva scambiato uno "Champignon" con una "Tignosa Bruna" che nel libro era circondata di rosso ed era coperta dalla scritta "PERICOLO".
Durante la via di ritorno però accadde l'inaspettato: mentre mio padre e mia madre erano avanti a noi a farsi le effusioni ("Bleah" fu quello che esclamammo io e Jesse) una volpe fece capolino da un cespuglio.
Era davvero stupenda. Il suo pelo fulvo e rosso, la coda vaporosa e il muso affiliato mi conquistarono.
Ero intenzionata a toccarla. Vedendoci però rimase terrorizzata. Con un balzo ci scartò e scappò verso un percorso sterrato.
Senza pensarci due volte io e Jesse la seguimmo affascinate.
"Sophie, eccola! È lì! Tu sei più veloce, prendila tu"
"Ma Jesse! Magari non vuole..."
"Che pizza mi devo sempre arrangiare da sola." Sbuffò.
Corse verso il cespuglio e con la stessa eleganza di un ippopotamo ci si buttò dentro.
"Jesse cosa fai? Attenta al fiume!"
Il cespuglio era vuoto e la mia imprudente amica aveva ripreso l'inseguimento presso gli argini del ruscello.
"Jesse no!"
Centrando l'unica pietra nell'arco di sette metri, la neo cacciatrice di volpi scivolò. La terra attorno al lei si sgretolò e con un tonfo la mia amica cadde in acqua.
"Jesse! Ommiodio stai attenta. Torna in superficie!"
Nessuna delle due sapeva nuotare.
Il ruscello ad un certo punto si interrompeva. Il motivo mi fu chiaro appena raggiunsi il punto in cui si trovava. Una piccola cascata, alta circa 7 metri, fluiva nel ruscello sottostante tra pietre appuntite. La mia amica gli era pericolosamente vicina.
Entrai in panico e cercai un bastone abbastanza lungo da porgere a Jesse.
"Tieni duro ti posso aiutare! Afferralo! Dai avvicinati...coraggio ci sei quasi!"
"Non ci arrivo! Oddio Sophie non so nuotare!" Il ruscello era poco più profondo di un metro, ma la corrente era forte.
Mi sporsi di più.
Con mio grande sollievo vidi, tra le lacrime, una giovane mano afferrare l'estremità del tronco che reggevo.
Tirai con tutta la forza che avevo, ma essendo un anno più piccola e decisamente meno pesante, non riuscii a trarre in salvo la mia amica. Sperando che i miei si fossero accorti della nostra assenza, gridai il più forte possibile con la voce rotta dal pianto.
Ormai era troppo tardi. Jesse era sul margine della cascata e si aggrappava ad una roccia. Non avrebbe resistito molto.
Con un urlo agghiacciante, Jesse mollò la presa, spinta dalla corrente.
"Nooooooo!"
Alzai una mano verso di lei come per afferrarla, ma la mia amica cadde nella cascata, impotente.
In quello stesso momento una fitta lancinante mi trafisse la schiena. Mi tolse il respiro e mi impedì persino di continuare a piangere. Era fortissima e non mi dava tregua. Mi fece urlare forte e, quando pensavo di non resistere più, smise improvvisamente.
D'un tratto i miei sensi furono amplificati.
Sentivo i versi di ogni animale presente.
La vista migliorò, riuscivo scorgere anche il più piccolo tra gli insetti.
Il tatto mi permetteva di captare la consistenza della terra che mi circondava.
Sentivo ogni suo strato. Da quello più umido e vicino al fiume a quello più interno e roccioso.
Il tutto accadde in un istante.
Mi scontrai di nuovo con la realtà, ma miei sensi rimasero amplificati. Sentii dei singhiozzi sommessi. Mi avvicinai al limite del ruscello e la vidi. Jesse era in bilico, miracolosamente aggrappata ad una grande roccia che faceva capolino appena sotto l'inizio della cascata.
Il sollievo nel vederla ancora illesa mi pervase.
Mi sentivo sicura delle mie capacità. Affondai una mano nel terreno e chiusi gli occhi.
Sentii lo strato roccioso più profondo espandersi, ruotare, cambiare posizione.
Poi fu il turno della terra solida, disseminata di radici, che andò a coprire il primo strato. Così fecero anche il terriccio umido e l'erba, diligenti.
Aprendo gli occhi non fui sorpresa di trovare un blocco di terreno sotto i piedi di Jesse.
Ero consapevole di avelo mosso io. Questa certezza mi permise di concentrarmi per far muovere il blocco verso di me.
Jesse era svenuta, me ne accorsi solo dopo, ma doveva essere così da tempo. Il blocco che avevo creato mi raggiunse risalendo la cascata.
Le mie lacrime riaffiorarono quando afferrai il corpo inerme di Jesse e lo trascinai all'asciutto.
Dopo pochi secondi sentii la voce di mio padre.
"Sophie? Sophie che succede? Ho sentito urlare...oh cielo cos'ha Jesse?"
Aprii la bocca per rispondergli, ma non feci in tempo.
Scossa e spossata avevo perso ogni traccia di energia vitale. Accolsi benevola l'oscurità che mi avvolgeva e mi lasciai trasportare da lei.
Nel beato nulla.

F.A.T.A.L.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora