Roman non ci mise molto a notarmi, e girò di scatto la testa verso di me, che ero ancora per terra, ancora un po' frastornata.
"E tu che ci fai qui?" chiese lui, ancora arrabbiato per la discussione avuta con Nia.
"Gradirei se prima mi aiutassi ad alzarmi, visto che sei stato tu a farmi cadere" gli feci notare.
Lui sbuffò sonoramente, ma poi mi porse la mano:"Spero non ti sia fatta male"
Indugiai per un secondo, ma poi la afferrai, e mi tirò su, forse con troppa forza: andai a sbattere contro il suo petto, ma mi protetti la faccia con le mie mani. Lui allora mi mise le mani dietro la schiena, come se mi stesse abbracciando.
Ero molto imbarazzata in quel momento, non aveva mai condiviso gesti d'affetto con i maschi, ma soprattutto con colui che dovrei essere nemica.
"E se aprono la porta?" chiesi a lui, cercando di staccarmi. E se fosse tutto un piano? E se era solo per tendermi una trappola?
Forse ritornando alla realtà lui lasciò la presa, lasciandomi lì da sola. Istintivamente lo seguii, non avevamo mica finito la conversazione. Determinata, volevo delle spiegazioni ai suoi comportamenti strani: prima è stronzo, poi è tenero. Vedendo che lo stavo seguendo, appena girammo l'angolo, mi spinse contro il muro, lasciandomi sorpresa.
"Vedi, ora se aprono la porta nessuno ci vedrà" sussurrò osservando tutto il mio viso. Non so cosa stesse cercando in me in quel momento, ma di sicuro ne aveva molto bisogno. Era come se stesse cercando di memorizzare i miei tratti. Mi chiuse le vie di fuga mettendo le mani contro il muso. In realtà, per uno strano motivo, non volevo andarmene, anzi, ero curiosa di cosa voleva dirmi, o fare.
"Non sei troppo vicino?"chiesi. Eravamo talmente vicini che notai alcuni particolari piuttosto carini: le piccole lentiggini, quasi invisibili sulla sua pelle abbronzata, il naso leggermente storto e delle labbra piene.
"No, neanche lontanamente. Ti metto a disagio?"chiese spostando la testa un po' più indietro, in cerca di una conferma.
"No, non molto. Ho solo leggermente paura di te"ammisi. Ormai non aveva più senso mentire, tanto dentro di me sapevo che non sarebbe finita bene.
"Paura, di me? Tu non devi avere paura di me, ma di ciò che potrei farti"
"Tu non mi faresti nulla, altrimenti lo avresti già fatto."gli feci notare. Se davvero voleva farmi qualcosa, avrebbe potuto lasciarmi lì, oppure aprire la porta e farmi scoprire dal resto della Bloodilne.
"Quindi ti fidi di me?"
"Abbastanza da non darti un calcio lì un basso e lasciarti qui, sofferente"
Lui si sporse in avanti, infilando la testa nell'incavo del mio collo, strofinando il naso. Usando movimenti lenti, passava dalla spalla al lobo del mio orecchio, facendomi sospirare dal piacere. Gli misi le braccia attorno al collo, attraversata da sensazioni mai provate.
Poi tornò a guardarmi dritto negli occhi, per poi rifiondare sul collo, stavolta lasciando piccoli baci infuocati.
"Roman..."mugolai al suo orecchio.
"Dimmi, tutto quello che mi dici, lo farò"
"Non smettere"dissi sperando davvero che non si fermi.
Lui obbedì. Lasciò una scia di baci sulla mandibola, per poi scendere verso il mio orecchio e arrivare fino alla spalla. Dopo aver trovato il mio punto debole, si accanì in quel punto, facendomi gemere.
A un certo punto, lui si staccò, improvvisamente.
"Noi non dovremmo. Fai come era prima, dimenticati tutto, siamo nemici, d'accordo?"
"Roman io..."cercai di dire, ma davvero non trovavo le parole. Certo, era sbagliato, certo, tra le nostre famiglie era in corso una rivalità, e noi avremmo dovuto smettere. Ma semplicemente non ci stavamo riuscendo.
"Tu non capisci, mettiti nei miei panni. Non possiamo andare avanti così, devi andartene. Non da me, dalla WWE. Mi distrai, mi fai uscire dal personaggio, stai nei miei pensieri troppo tempo per essere solo una collega."spiegò a raffica, palesemente a disagio.
"Tu mi pensi?"chiesi conferma pensando di aver capito male.
"Troppo. Troppo ma davvero, non riesco a smettere"
"Po-posso andarmene?"chiesi non riuscendo a reggere tutta questa situazione.
"Certo, ma fammi un favore: anche se vogliamo, non tornare"chiese implorante. Faceva sul serio?
Me ne andai via, e tornai nella palestra, dov'è il resto del JD era già pronto.
"Amy sei stata via per un sacco di tempo. Tutto a posto?"chiese Dems già sospettosa.
Annuii e presi il borsone, e li seguii in rigoroso silenzio. Salimmo in macchina, dove mi sforzai di partecipare alle conversazioni, ma davvero non ci riuscivo. Quello che avevo fatto con Roman mi aveva scombussolata dentro, e anche se non avrei dovuto farlo, accesi il telefono e le scrissi:'Dobbiamo parlare'
Lei mi rispose quasi subito:'Che è successo?'
'Ho incontrato Roman negli spogliatoi, mi ha buttato per terra. Ma stranamente mi ha aiutata ad alzarmi, ma poi mi ha trattenuta... E ecco, non ci siamo baciati, però qualcosa abbiamo fatto'
Mia sorella lesse subito il messaggio, e si girò si scatto, stupita, con la bocca aperta. I ragazzi era troppo concentrati per vedere tutto ciò, talmente erano fitti su una conversazione sulla partita di calcio europeo.
'Ma ti piace?'
'E' questo il problema, penso di si' scrissi rispondendo sinceramente. Lui però aveva risposto chiaramente, voleva che io non tornassi. Non è che era solo una scusa per nascondere i suoi sentimenti? Beh, in quel cosa è meglio che mi sforzi anche io.
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Ciaooo!
Questo capitolo non mi convince affatto, ma ho un blocco su come farla andare avanti. Penso che verrà aggiornata più tardi di mercoledì prossimo. Comunque, mi piacerebbe sapere se a voi è piaciuta o sta piacendo la storia.
Baci stellari!🌟
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A little bit of brutality
FanfictionAmy Bennet, sorella di Demi, aka Rhea Ripley, entra nella WWE. Dolce e spensierata, verrà catapultata in un mondo oscuro. Ruiscirà a sopravvivere, e chissà, trovare un amore mai trovato?