CAPITOLO SETTE

3 1 0
                                    

ATTENZIONE!! IN QUESTO CAPITOLO SONO PRESENTI ATTI DI GASLIGHTNING, MINACCE E VIOLENZA FISICA E SESSUALE. PER QUANTO LA SCENA NON SIA ESPLICITA, NON SI FATICA A CAPIRE COSA SUCCEDE. INVITO A SALTARE QUESTO CAPITOLO A CHI SI SENTE EMOTIVAMENTE COINVOLTO IN QUESTO TIPO DI SITUAZIONE O A CHI NON SI SENTE A SUO AGIO CON ESSA.

PER CHI NON VUOLE LEGGERE, VI BASTI SAPERE CHE DÙBALL FA DEL MALE A NORAH (MINACCIANDO DI FARNE ANCHE A SUO FIGLIO BROK) PER TENERLA MANSUETA E IMPEDIRLE DI RIVELARE UN QUALCOSA DI NON BEN SPECIFICATO COMMESSO (FORSE) DALLA DONNA E CHE SIGMA POTREBBE SCOPRIRE.

Norah sobbalzò quando qualcuno batté insistentemente alla sua porta. Le esequie di Mysbeth erano terminate da diverse ore e la donna stava preparando la cena per sé e il figlio. Si asciugò in fretta le mani su un canovaccio appeso al camino su cui bolliva una pentola di stufato e raggiunse l'entrata della sua modesta abitazione. Il bussare fuori non era mai cessato. Anzi, s'era fatto più pressante.

«Oh, Dùball!» esclamò Norah appena aprì, «Non sapevo che saresti passa-»

La frase venne troncata da uno schiaffo. La donna ruzzolò per terra, mentre il Podestà entrò e richiuse la porta a chiave.

«Cosa diavolo hai fatto a quel corpo, strega?» sbraitò, torreggiando sulla sua forma prona.

«D-di cosa stai parlando?» singhiozzò Norah, tenendosi la guancia.

«Non fare la finta tonta!» esclamò il Podestà, puntandole un dito accusatorio contro, «È colpa tua se Hons ha portato qui quel mostro!»

«Dùball, te lo ripeto, non so di cosa-»

«Il segno!» berciò senza più pazienza. La afferrò per le braccia e la tirò su di peso, «Il segno, strega! Il segno che Mysbeth ha dietro al collo!»

«È una cicatrice!» si difese Norah, divincolandosi a malapena, «Non hai sentito prima? Anche il Nullificatore l'ha detto.»

Il Podestà le lasciò una spalla e alzò il palmo per colpirla di nuovo. Norah si ritrasse impaurita, ma l'uomo la scosse con la mano che ancora la teneva.

«Perché hai risposto al Nullificatore?» ringhiò arrabbiato, «T'ho dato il permesso? Non mi pare.»

«M-mi dispiace. Ma che dovevo fare?!» Norah abbandonò la voce tremula per farvi scivolare dentro un po' d'irritazione, che tuttavia ritornò un tono giustificatorio dopo un'occhiataccia del Podestà, «Mi stava interrogando! Se non avessi detto niente sarebbe stato anche peggio. Dovevo sviare i sospetti.»

«Sviare i sospetti!» echeggiò Dùball con una risata di scherno.

La lasciò andare, permettendole di massaggiarsi la spalla che le aveva stretto troppo forte. Dùball si mise le mani nei capelli e passeggiò avanti e indietro per lo stretto ingresso. Si passò le dita sulla faccia, si fermò e alzò le palme. Norah sussultò spaventata. In qualunque altro momento, Dùball Vonlawstock avrebbe gioito del potere assoluto che aveva su di lei, ma adesso era così sconvolto e agitato che non lo notò neppure.

«Io non so se sei davvero così stupida, o se pensi che lo siano tutti gli altri!»

«Dùball-» Norah fece per toccarlo, ma lui le prese la mano e la strinse con ferocia.

«Stammi bene a sentire, cagna. Quel Nullificatore capirà che cosa abbiamo fatto e quando lo farà sarai in guai seri.»

«M-ma tu hai detto che mi avresti protetta!» piagnucolò debolmente la donna.

«Se farai capire al Nullificatore quello che hai fatto, la mia protezione verrà meno. Ciò significa che il tuo bastardo farà una brutta fine!» la minacciò, avvertendo un brivido d'eccitazione quando vide gli occhi di Norah sgranarsi per la paura.

«No!» scrollò il capo, «No, ti prego, non Brok!» lo supplicò, «N-non far-gli del m-male.»

«Non sono io che gliene faccio, ma sua madre, che è incapace di tenere la sua boccaccia chiusa!» esclamò e strinse talmente tanto la sua mano da farla gemere.

«Non lo scoprirà!» promise Norah, guardandolo dritto negli occhi nonostante il dolore, «Farò in modo che non scopra nulla!»

Il Podestà scrutò il suo viso tirato e allucinato, ma convinto di ciò che aveva appena affermato. Quando fu soddisfatto, annuì e la lasciò andare.

«Buon per te.» commentò, mentre Norah si accasciò in ginocchio, massaggiandosi la mano dolente.

«Ora però c'è bisogno che tu impari bene la lezione.» commentò Dùball.

Norah ansimò. Sapeva bene quale significato intrinseco c'era in quelle parole. Un nodo le strinse lo stomaco e avvertì la bile risalirle in gola, quando il Podestà si sciolse la cintura di seta che teneva chiuso il soprabito. Se la tolse e la poggiò in fare lento e calmo sulla seggiola del tavolo a cui cenavano, in netto contrasto con l'agitazione con cui era entrato in casa.

«D-Dùball-» Norah cominciò a singhiozzare, ma l'uomo la troncò di netto.

«Tuo figlio è nei boschi?» domandò, slacciandosi le brache.

Lo sguardo di Norah era immobile sulle mani di Dùball che eseguivano gesti leggeri, ma implacabili. Avrebbe voluto urlare il suo disgusto a pieni polmoni e cacciare quell'uomo depravato fuori da casa sua, ma si ricordò delle minacce che pendevano su Brok, così come della domanda cui doveva ancora rispondere. Tremava al punto che riuscì solo ad annuire, mentre tratteneva le lacrime il più possibile.

«Bene.» commentò il Podestà e la afferrò per i capelli, facendola alzare. La sbatté contro il tavolo, costringendola a chinarsi in avanti. Con la mano libera le spostò e strappò i vestiti di dosso, senza cura alcuna degli abiti che gettò per terra uno per uno. Prima di violarla come già aveva fatto in passato, Dùball tirò la chioma che stringeva tra le dita per posare le labbra sul suo orecchio e intimarle: «Per il bene di tuo figlio, prega che quel Nullificatore se ne vada al più presto!»

Con il fiato in gola, Norah chiuse gli occhi e serrò strepiti di dolore e vergogna dietro le labbra.


Il sortilegio di Ol'HallowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora