CAPITOLO NOVE

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Sigma oltrepassò i cancelli in ferro battuto sormontati dalle teste di cavallo, come poche sere prima aveva fatto Jontha Mysbeth. Percorse il lungo tratto di erba ben curata che portava all'ingresso vero e proprio, scrutando attorno a sé. Il giardino era un'enorme distesa verde con alti alberi piantati in modo strategico per avere ombra dove serviva. Un acciottolato sconnesso di ghiaia deviava sulla destra rispetto alla casa, portando a un largo capannone da cui provenivano sporadici nitriti e vicino al quale si affaccendavano un paio di stallieri. Era il tragitto riservato alle carrozze e arrivava a una porticina coperta sulla facciata della villa, che permetteva ai nobili di salire sul cocchio senza rovinarsi i vestiti anche durante le giornate di pioggia.

La tenuta dei Vonlawstock era di per sé impressionante. Una residenza dalla pianta rettangolare, imponente e pesante come un forte, ma che non mancava dell'eleganza tipica delle ville nobiliari. La facciata in mattoni a vista non continuava sugli altri lati dell'edificio; infatti Sigma intravvedeva dell'intonaco giallognolo, sul quale risaltavano le persiane verde scuro che proteggevano le larghe finestre dalla luce del sole. Quella era una giornata nuvolosa e un po' più fresca rispetto alla media delle temperature di quella parte del regno. Tuttavia, molte delle finestre erano chiuse e sprangate.

Sigma si fermò davanti al grande portone e afferrò il batocchio. Lo sbatté più volte, finché non udì passi frettolosi dall'altra parte. Attese, ammirando le zucche illuminate da candele che riposavano sui gradini della tenuta.

Il pesante portone con le chiavarde di ferro si aprì con un cigolio inquietante. C'era una donna alta e slanciata, chiusa in una divisa bianca e blu da cameriera. I capelli erano castano scuro e raccolti in una cuffia. Anche gli occhi erano scuri e si sgranarono, quando videro chi aveva bussato.

«Buonasera, signore: chi devo annunciare?»

«Un Nullificatore.» replicò lui, portandosi una mano alla tesa del cappello per salutare com'era d'uopo.

La serva annuì e lo fece entrare. Richiuse il portone dietro a sé, mentre Sigma sostava nel corridoio e si guardava attorno. Le persiane serrate immergevano l'edificio in un'oscurità prematura, anche a quell'ora e in un giorno nuvoloso.

«Devo parlare con il Duca Vonlawstock.» esordì Sigma.

«Temo non sia possibile, signore.» lo informò la cameriera a voce bassa, «Oggi il Duca sta riposando, ma il suo sonno è dovuto a una pozione curativa.»

«Mi hanno detto che è molto malato,» confermò Sigma, «ma devo conferire con lui lo stesso.»

La serva stava per parlare, ma fu interrotta da una voce.

«Chi era alla porta, Eida?»

Dalla parte opposta rispetto a quella in cui si era incamminato Sigma era comparsa una giovane donna. Era slanciata e il suo vitino sottile era esaltato dal corpetto di un abito damascato di seta pregiata ed elegante. I suoi boccoli biondi erano raccolti in un'acconciatura elaborata e gli occhi verdi risaltavano grazie a un trucco molto leggero, che celebrava la sua bellezza naturale.

«Un Nullificatore, Milady.» rispose la cameriera, indicandolo con una mano.

«Oh.» la giovane lo squadrò con alterigia celata a malapena, «E cosa ci fa un Nullificatore nella nostra umile dimora?»

«Ho bisogno di conferire con il Duca Warrett Vonlawstock.» ribadì Sigma, facendo un passo avanti.

«Ho paura che questo non sia possibile. Il Duca sta riposando: è molto malato. Eida, va' a controllare che le sue stanze siano abbastanza calde: la sua tosse peggiora se ci sono gli spifferi.»

Eida, che non aspettava altro che di essere congedata, obbedì con una notevole solerzia e sparì lungo il corridoio dal quale era arrivata la ragazza ben vestita. Quest'ultima la seguì con lo sguardo, poi tornò a rivolgersi a Sigma.

Il sortilegio di Ol'HallowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora