Undercover hate

Come prima, o peggio

Mentre Victor si dirigeva verso la sede, il rumore dei suoi passi si mescolava al battito irregolare del suo cuore. Ogni parola scambiata con Alayna ronzava nella sua mente, come un eco che non riusciva a scacciare. "Cosa stai facendo?" si maledisse. "Non dovresti lasciarti andare così."

Il sorriso di Alayna, i suoi occhi brillanti, la determinazione che aveva mostrato in quella situazione pericolosa... tutto questo lo colpiva più di quanto avrebbe voluto ammettere. Ogni volta che si trovava in sua presenza, sentiva un'inspiegabile connessione, un'inquietante attrazione che non avrebbe dovuto provare. "Sei un agente, Victor," si ripeté. "Non puoi permetterti di provare sentimenti per i tuoi colleghi."

La figura di Alayna si sovrappose ai ricordi di un passato che pensava di aver sepolto. L'immagine di un altro volto, un sorriso diverso, ma con lo stesso impatto emotivo, riemerse nella sua mente. La sua mente tornò a quel giorno in cui aveva perso un collega, un amico, a causa di un errore. La responsabilità di aver abbassato la guardia, di aver permesso che i sentimenti prendessero il sopravvento su ciò che era giusto, lo perseguitava da anni. "Non puoi commettere lo stesso errore di nuovo," si ammonì.

In quel momento, il ricordo del suo passato lo colpì come un pugno allo stomaco. Era un giorno come tanti, e la missione era andata male. Non era riuscito a proteggere il suo partner, e il senso di colpa lo aveva tormentato da allora. Aveva giurato a sé stesso di non lasciarsi mai più coinvolgere emotivamente. Le conseguenze della sua incapacità di mantenere la distanza erano state devastanti.

"Non lasciare che accada di nuovo," si ripeté, mentre si fermava davanti all'entrata della sede. La luce fredda delle lampadine illuminava il suo volto, e la determinazione si fece strada nel suo cuore. "Devo mantenere le distanze da Alayna. È la cosa giusta da fare."

Ma la verità era che, anche mentre si sforzava di ricostruire il muro che aveva abbattuto, sentiva un'inquietudine dentro di sé. La connessione che avevano stabilito era profonda, e ignorarla sembrava impossibile. "Potrei perderla," pensò, il pensiero di un'altra perdita lo fece tremare.

Victor entrò nella sede, i passi pesanti e la mente in tumulto. Gli agenti lo salutarono, ma lui non si fermò a parlare. Si sentiva come se stesse camminando su un filo sottile, bilanciandosi tra il desiderio di proteggere Alayna e la necessità di mantenere le distanze.

"Non puoi permettere che i tuoi sentimenti ti distraggano," si ripeté, ma sapeva che la decisione era più complicata di così. Ogni volta che la guardava, ogni volta che sentiva il suo odore, quella fragranza fresca che gli ricordava una primavera che non era mai arrivata, il suo cuore si indeboliva.

Si diresse verso la sua scrivania, cercando di concentrarsi sul lavoro. La missione non era ancora finita, e avevano bisogno di affrontare il problema della banda. Eppure, mentre scrutava i documenti davanti a sé, il pensiero di Alayna lo distraeva. "Non dovresti pensare a lei,"* pensò, sbattendo il foglio con forza sul tavolo.

Ma in quel momento, il ricordo di quella notte nel club tornò a galla, il modo in cui l'aveva vista affrontare il pericolo con coraggio, e come si era sentito a proteggerla. "Devo lasciarla andare," mormorò tra sé e sé, lottando contro la crescente consapevolezza di quanto si stesse affezionando a lei.

Victor sapeva che la sua lotta non era solo contro il suo passato, ma anche contro il futuro che si stava lentamente disegnando davanti a lui. Un futuro che non poteva permettersi di avere, non se voleva mantenere il controllo della sua vita e del suo lavoro. "Devo rimanere distaccato. Per il suo bene e per il mio."

E così, mentre il peso dei suoi pensieri si accumulava, decise di tornare al lavoro, indossando di nuovo la sua maschera di serietà. Ma nel profondo, un pezzo di lui sapeva che la battaglia per mantenere il cuore indifferente sarebbe stata più difficile di quanto avesse mai immaginato.