Dal suo ufficio, il comandante Shepherd osservava attraverso le tende semi-chiuse. Da lì, riusciva a vedere quasi tutto il piano principale della centrale, e i suoi occhi si posarono su Victor e Alayna, rientrati da poco dalla missione. I due camminavano vicini, senza le solite tensioni che aveva notato tra loro in passato. Alayna rideva per qualcosa che Victor aveva detto, e lui, anche se con il suo solito atteggiamento serio, non riusciva a trattenere un lieve sorriso.
Il comandante provava un certo orgoglio nel vedere i progressi tra i due. Sapeva bene quanto fosse difficile per Victor accettare qualcuno al suo fianco, eppure era stato convinto che Alayna potesse essere la persona giusta per superare quella sua diffidenza. Alayna aveva un'energia luminosa e un'innata capacità di trovare il lato positivo, ma ciò che lo impressionava di più era la sua empatia, che riusciva a penetrare anche l'armatura più dura. Sotto molti aspetti, Alayna gli ricordava suo nipote.
L'ombra di quel pensiero gli passò sul volto, oscurando l'orgoglio con un dolore sordo.
Il comandante si sedette alla scrivania e, lasciando cadere le mani sul piano di legno, si lasciò scivolare nei ricordi. Suo nipote, Daniel, era stato uno dei poliziotti migliori che avesse mai conosciuto: idealista, coraggioso, pieno di passione. Forse, come Alayna, troppo sicuro di poter cambiare il mondo con la sola forza di volontà.
Lo ricordava come se fosse ieri: quella notte gelida, la chiamata che lo aveva svegliato all'alba, il tono esitante dell'agente che gli aveva comunicato che Daniel era rimasto coinvolto in una sparatoria durante una missione. L'amico e collega di Victor, ma anche suo nipote, suo stesso sangue. E la cosa che lo tormentava di più era che forse lui avrebbe potuto impedirlo, forse avrebbe dovuto...
Il comandante si passò una mano sul viso, sentendo il peso di quella responsabilità che, dopo anni, non si era mai alleggerito.
Per anni aveva tenuto Victor a distanza. Sapeva quanto fosse difficile per lui accettare quella perdita e quanto fosse facile lasciarsi andare alla rabbia, trasformandola in un muro che impedisse ogni altra emozione. E sapeva anche che, come Victor, anche lui aveva costruito il suo personale muro: lavorava senza tregua, accumulava missioni e si imponeva di non lasciarsi sopraffare dalla memoria.
Una leggera bussata alla porta lo distolse dai suoi pensieri. Era Victor, con la solita espressione controllata.
«Comandante, voleva vedermi?» chiese con il tono formale che usava da anni, come se nessun'altra confidenza fosse mai esistita.
Il comandante si alzò dalla scrivania e gli fece cenno di entrare, senza interrompere quel sottile contatto visivo. «Victor, come è andata la missione con Alayna?»
Victor esitò un attimo, abbassando lo sguardo. «È andata bene. Alayna è preparata, sa cosa sta facendo,» rispose in modo asciutto. Poi, con un'esitazione inusuale, aggiunse: «È brava... solo che ho paura per lei, comandante. Non voglio che...»
Il comandante posò una mano sulla spalla di Victor, uno sguardo paterno e pieno di comprensione. «Capisco quello che provi, Victor. Hai paura che succeda quello che è successo con Daniel.»
Il nome, pronunciato dopo tanto tempo, sembrò risvegliare una fitta di dolore in entrambi. Il comandante sospirò. «Anche io porto quel peso, ogni giorno. Ma so che non posso cambiare ciò che è accaduto. Quello che posso fare, però, è assicurarmi che nessuno di voi perda di vista il vero motivo per cui siamo qui: proteggere, guidare e fare il possibile, sempre.»
Victor lo guardò, i suoi occhi tradendo un'emozione rara, un momento di fragilità. «Non è facile, comandante. Temo che se le permetto di avvicinarsi troppo, finirà per farsi male. Preferisco mantenerla a distanza, anche se so che è... più forte di quanto pensassi.»
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Undercover hate
AksiyonAlayna, una giovane recluta appena arruolata nella polizia, si ritrova assegnata alla sua prima missione sotto copertura al fianco di Victor, un agente esperto dal carattere freddo e introverso. I due, con personalità opposte e poca pazienza l'uno p...