Sapore di casa - USA 1954

31 6 23
                                    


Sono passati alcuni mesi dalla prima cena a casa nostra. Da allora, Gez è diventato una presenza sempre più costante, è come un membro della famiglia che si ferma da noi almeno un paio di volte alla settimana. A volte arriva con Vox, altre volte si presenta da solo, per farmi compagnia. E, quando la solitudine si fa pesante e le ombre nella mia mente si addensano, mi ritrovo a cercarlo io. Gli telefono in ufficio, fingendo di avere qualche scusa, ma in realtà desidero solo scambiare due parole, sentirlo scherzare o raccontare un aneddoto senza pretese.

Non l'ho mai detto a nessuno, ma ci sono giorni in cui la voce disturbante dello speaker radiofonico, si insinua costantemente tra i miei pensieri. All'inizio mi faceva quasi ridere, la sua ironia tagliente che commentava la mia vita come se fossi una casalinga americana in un carosello pubblicitario. Ma altre volte, quella voce è tagliente, crudele, soffermandosi su paure che mi perseguitano da sempre. Mi racconta, con un malcelato disprezzo, di nuove donne e uomini che orbitano attorno a Vox, ricordandomi con acida precisione ogni occasione in cui lui dice che farà tardi e non tornerà a cena. Mi sussurra insinuazioni come se quella voce volesse vedere fino a che punto posso resistere e mi suggerisce di farmi del male o farne agli altri. E più lo speaker diventa inquietante, più mi sembra che le sue parole stiano davvero uscendo dalla radio, come un programma dedicato solo a me.

Sono questi i momenti in cui cerco Gez. Con il suo tono scanzonato e le battute sempre pronte, riesce a calmarmi. È come se, accanto a lui, la voce si placasse. Per quanto ami Vox, c'è una leggerezza in George che con lui non trovo mai: con Vox non mi sento mai del tutto a mio agio, non mi sento mai davvero... abbastanza.

Questa sera è George a occuparsi della cena. Me lo ha promesso con un sorriso sornione e, per una volta, sono felice di lasciare il grembiule appeso. So che probabilmente porterà hamburger o pizza da qualche diner, ma mi fa piacere averlo attorno. Mi sento di buon umore, la casa è a posto come sempre e non ho l'ansia della prima cena. Ho già preparato la tavola, con semplicità: solo piatti piani e posate, senza tovaglioli ricamati o bicchieri di cristallo. In fondo, George sembra sempre così a suo agio anche nel disordine domestico; non sembra infastidito nel vedermi alle prese con una pila di camicie da stirare o nel trovarmi sommersa da vestiti accumulati su una poltrona dopo averli ritirati dallo stendino. Non si scompone mai, sembra quasi divertirsi, come se tutto quell'ordine che cerco non avesse alcun peso per lui.

Con la bella stagione, George ha smesso di indossare la giacca e il cappello e si presenta quasi sempre in camicia, a volte con una t-shirt e dei jeans che lo rendono ancora meno elegante. Vox ride ogni volta che lo vede così, lo stuzzica dicendo che sembra un ragazzino, più simile a un operaio che a un manager, ma non posso fare a meno di notare che apprezza come quei vestiti semplici evidenzino la larghezza delle spalle di George, il tono delle sue braccia e i suoi glutei. Anche le vicine del quartiere sembrano notarlo; salutano lui e Vox con sorrisi civettuoli, sfoggiando abiti leggeri e sventolandosi con i ventagli mentre passeggiano sul vialetto di casa. Vox, sempre più popolare, è quello che riceve maggiormente le loro attenzioni, ormai ha un programma tutto suo e sui giornali viene dipinto come uno scapolo in cerca della donna giusta. Ogni tanto mi verrebbe voglia di urlare che io sono sua moglie, ma mi trattengo, pensando a quanto una notizia del genere danneggerebbe la sua carriera.

E poi penso a George. Forse anche lui, ogni tanto, vorrebbe gridare al mondo la verità. Mi chiedo cosa scandalizzerebbe di più: sapere che Vox è sposato con una giapponese o che ha una relazione con il suo agente.

Poco dopo, sento il rumore dell'auto di Vox entrare nel vialetto. Pensavo che George arrivasse per primo e che Vox avesse un appuntamento di lavoro. Li vedo scendere dall'auto insieme, immersi in un dialogo complice, e un pensiero mi sfiora contro la mia volontà: hanno fatto sesso? Vox mi saluta con un bacio sulle labbra, e subito dopo George si avvicina per darmi un bacio affettuoso sulla guancia. I loro sguardi si incontrano e noto una confidenza implicita tra di loro, un'intesa che sembra escludermi, e mi chiedo se dovrei preoccuparmi o sorridere.

I Used to Love Him (But I Had to Kill Him)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora