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Trigger Warning
Contenuto esplicito
Contenuto sensibile
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Naturalmente, dal momento che mio fratello era sconvolto all'idea che potessi andare a quella festa, decisi che ci dovevo andare, letteralmente a tutti i costi. Misi il naso fuori casa dopo sette giorni di clausura, ricominciai a frequentare i miei corsi. Un toccasana per la mia relazione con Lorenzo, che una sera, davanti alla pizza che aveva ordinato per festeggiare, mi aveva confidato che era orgoglioso di me, e che era sicuro che i miei sforzi avrebbero portato presto i loro risultati.
Non avevo dubbi nemmeno io.
Sabato sera, alle dieci meno dieci, lavato e vestito, mi dedicai a un breve inventario giusto prima di abbandonare il nido. Denti puliti, alito profumato, preservativi nel portafoglio. Mi rimaneva solo da ripristinare lo screen che avevo gelosamente custodito nel cestino della mia galleria per tutti quei giorni, il mio lasciapassare per l'Alveare.
Per ultima cosa, prima di uscire, indossai la mia giacca fortunata.
«Stai uscendo?» domandò Lorenzo mentre io cercavo di aggiustare la mia chioma selvaggia davanti allo specchio del salotto. Assurdo quanto fosse difficile darle una forma coerente. «Non stai andando all'Alveare, vero?»
«Vado a un club con dei compagni di corso.»
«Te sei acchittato. Che è quella giacca?»
«Mi porta fortuna.» Me l'aggiustai sulle spalle, la mia giacca zebrata di denim verde militare, un capo della Levi's che avevo avuto la fortuna di trovare nell'usato, e che a dispetto di quello che pensava quel mediocre di mio fratello, mi faceva le spalle più larghe, e mi stava da dio.
Non mi sarei lasciato toccare dalle sue occhiate scettiche. Lorenzo non capiva niente di moda, e come la maggioranza, preferiva uniformarsi. In famiglia, ero sempre stato io la pecora nera.
Non mi era mai dispiaciuto essere al centro dell'attenzione, anzi amavo essere eccentrico, attirare sguardi con un po' di matita nera sotto gli occhi, lo smalto sbeccato sulle unghie, un paio di vistosi orecchini, e le dita ossute piene di anelli. Mi rifiutavo di essere noioso, e volevo che il mio abbigliamento parlasse di me, volevo che raccontasse il mio amore per l'eccesso, e il mio desiderio di avventura.
Non avevo mai sopportato la routine, e in un certo senso, ero avvezzo a essere abitudinariamente opposto a quello che si definirebbe tipico. Una specie di paradosso che mi calzava a pennello, come quella giacca.
Osservai il mio riflesso, che mi riservò un sorriso sicuro e affilato sotto un paio di occhi segnati da un accenno di occhiaie. Avevo il fascino deperito del morto di fame... e di sesso, pensai, ma ero ottimista. Me lo sentivo, che era la serata giusta. Me lo sentivo nelle ossa.
«Fortuna per cosa? Vuoi scopa'?»
Inutile negare. Lorenzo mi conosceva meglio di chiunque altro. Ero il suo fratellino testardo e inquieto, ribelle e impulsivo, e forse per via della mia dipendenza, o del il mio orientamento sessuale, non avevo mai smesso di sentirmi profondamente incompreso, quasi bloccato in un'eterna adolescenza, eppure davanti a lui mi sentivo libero di essere me stesso.
«Ci spero.» Avevo deciso categoricamente che non me ne sarei andato da quella festa senza averlo prima ficcato in un qualche buco, alla faccia di Celeste Mariani, pensavo con una punta di orgoglio, mentendo a me stesso. Detestavo ammetterlo, ma lei era diventata la ragione per cui facevo qualunque cosa nella mia vita, anche andare a quella dannata festa. Soprattutto andare a quella dannata festa.
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𝐁𝐄𝐄𝐇𝐈𝐕𝐄
Romance🔞 [𝐈𝐍 𝐂𝐎𝐑𝐒𝐎] «𝑀𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎𝑚𝑖 𝑖 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖, 𝑐𝑎𝑛𝑒 𝑟𝑎𝑏𝑏𝑖𝑜𝑠𝑜. 𝑀𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎𝑚𝑖 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑚𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑜.» *** Sono passati dodici anni dall'omicidio di Villa Alveare, un caso irriso...