La sveglia suona e io non ho per niente voglia di alzarmi.
"Costanza è pronta la colazione!"
La voce di mia madre mi chiama dalla cucina: a quest'ora anche il suo tono dolce sembra lo stridore delle unghie sulla lavagna.
Con estrema lentezza mi dirigo giù in cucina, dove i miei stanno facendo colazione e mi guardano felici.
Non so come cazzo faccia la gente a essere sorridente alle fottute 7 di mattina.
"Buon giorno tesoro."
Grugnisco un " 'giorno " di risposta e mi accascio sulla sedia.
"Vedo sei di buon umore!" Scherza mio padre.
Cristo, sta zitto.
Gli lancio un occhiataccia.
"Dai amore, fa veloce che tra poco passa il pullman." Mia madre mi accarezza la testa prima di andarsene.
Odio quando mi toccano.
E odio la scuola, troppa gente, troppi pensieri, troppi problemi.
Certo, non posso prendere di non andare a scuola avendo 16 anni, ma speravo comunque che i miei mi avrebbero lasciato un po' di tempo per ambientarmi nella nuova città, prima di mandarmi al macello.
Finisco di mangiare e vado in camera per prepararmi.
Oggi fa abbastanza caldo, indosso degli skinny jeans neri con uno strappo sulle ginocchia e una maglietta bianca abbastanza lunga e larga, con la schiena scoperta in parte.
Metto un giacchino nero corto ed esco di casa dopo aver infilato gli auricolari nelle orecchie.
Mi dirigo verso la fermata del pullman, poco distante da casa mia.
Mi siedo sulla panchina di fredda pietra grigia e aspetto.
Appena arriva, salgo e noto che è praticamente pieno.
Tutti mi fissano in modo strano, come se fossi un alieno o qualcosa del genere.
Adocchio un posto in fondo è lo raggiungo a testa bassa.
Durante il tragitto fisso il vuoto fuori dal finestrino, pensando a quanto farà schifo la mia giornata.
La scuola si presenta davvero bene, devo ammettere.
È molto grande, fatta di mattoni rossi e con grandi vetrate su tutta la facciata centrale. Di fronte c'è un cortile discretamente grande e posso vedere in lontananza un campo da basket.
Mi incammino a passi decisi nella struttura.
Sento lo sguardo di tutti scivolarmi addosso. Perché mi fissano?
Abbottono di più il giacchino, come se con quella mossa potessi diventare invisibile.
È pieno di gente anche nell'atrio, e mi rendo conto che non riuscirò mai a trovare lo studio del preside andando a intuito.
Merda, dovrò chiedere a qualcuno.
Mi avvicino a una ragazza che è lì da sola, seduta a leggere un libro.
Ha dei grandi occhiali neri da nerd, i capelli lunghi biondi legati in una coda disordinata, gli occhi grandi di un bel nocciola intenso e un fisico tonico.
È davvero bellissima.
La raggiungo, e vedo che alza lo sguardo su di me, leggermente scocciata.
"Hai bisogno di qualcosa?" Si toglie gli occhiali e mi squadra.
Mi sento immediatamente a disagio e sposto il peso da una gamba all'altra, nervosa.
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Bipolar.
Fanfiction"Mi dispiace ma non posso andare avanti, non ci riesco. Perché vorrebbe dire che è tutto finito. Ed io non sono ancora pronta a lasciarti andare. È il problema è che, nonostante tutti i miei e i tuoi problemi, mi innamorerei altre mille volte di te...