Quando Samuel arrivò in stazione, si rese conto di aver perso il treno per tornare a casa. Non poteva più tornare a casa. Questa consapevolezza gli riempì il cuore di angoscia. Dove sarebbe andato? Non poteva restare in stazione, a dormire su una panchina come un clochard. Non poteva buttarsi sotto i binari del primo treno che sarebbe passato, perché ancora ci teneva troppo alla vita per togliersela. Non aveva voglia di cercare un posto a caso in un pub a caso dove ubriacarsi e fare mattina da solo, dando un'immagine di se comunque affine a quello che in realtà era: un ragazzo disperato, dal cuore spezzato, che non voleva fare ritorno al suo appartamento. Non pensò alla possibilità di contattare la compagnia di Noah. Sicuramente erano insieme, a festeggiare da qualche parte, e lo avrebbero volentieri accolto nel loro gruppo, ma tanto Samuel non se la sarebbe sentita di trascorrere la serata in compagnia, in festa, in un ambiente gioioso. Non era affine al suo stato d'animo. Non lo avrebbe distratto. Non lo avrebbe tirato su. Non sarebbe cambiato nulla.
Dunque, eccolo là, lento e un po' scomposto, che ripercorreva i suoi stessi passi verso l'appartamento che condivideva con il suo coinquilino. Farvi ritorno era l'unica opzione che gli rimaneva, in quella fredda notte dove anche la pioggia si stava rifiutando di scendere, lasciando spazio ad un vento che avrebbe spazzato via tutte le nuvole. Samuel non avrebbe mai saputo se c'erano le stelle. Camminava con la testa bassa, un po' sbilenco, un po' controvoglia, e pensava a come avrebbe fatto a rincasare, dopo aver visto cosa stava avvenendo nel suo appartamento.
Samuel non poteva saperlo, ma Noah era solo, con le membra abbandonate su quel divano, con la televisione accesa su un canale a cui non stava prestando la benché minima attenzione. Avrebbe voluto sbattere la testa contro un muro, oppure farla finita e andare a dormire immediatamente, ma i pensieri che albergavano la sua testa erano così invadenti da levargli non solo il sonno, persino il respiro. Come se stesse correndo da ore, ansimava sotto la coperta che si era messo addosso, se la tolse pensando di avere caldo, se la rimise dopo un brivido di freddo. Non aveva pace. Non riusciva a darsi pace.
Intanto, Samuel era lentamente giunto dinanzi al portone dell'appartamento. Cercò le chiavi. Le trovò. Tre giri. L'ascensore era sulla sinistra. Il piano era il quinto. Davanti alla porta, si bloccò. Aveva le chiavi ancora in mano, la chiave giusta ad un soffio dal chiavistello. Eppure non riusciva a superare quel soffio. Non riusciva a muoversi. Ovattati, nella sua testa, giungevano i rumori dall'interno dell'appartamento. La televisione era accesa e stava trasmettendo un film natalizio che aveva visto almeno una decina di volte. Pensò che Noah si stesse godendo un momento di dolce intimità con Desiree, magari con una cioccolata calda in tazza, oppure con un paio di birre già stappate, o magari con una boccia di vino rosso sangue versato in due calici con cui brindare al nuovo anno. In frigorifero avevano anche dello spumante, se Samuel ricordava bene. E così, non se la sentì più di entrare. Abbassò le chiavi, le rimise in tasca, si sedette sulle scale che portavano al sesto piano e lì rimase, con il corpo abbandonato contro le sbarre gelide del corrimano, perso nei suoi pensieri.
Ricordava quando c'era lui al posto di Desiree, a condividere una birra con Noah su quello stesso divano, magari sotto la stessa coperta, con la televisione accesa e un film consigliato dall'uno o dall'altro. Capitava che trascorressero il venerdì sera così, talvolta. Solo loro due, nel loro appartamento, davanti ad un film che commentavano man mano che la storia proseguiva e si snodava minuto dopo minuto, finché non si faceva notte fonda e decidevano di ritirarsi nelle loro stanze per dormire. Erano attimi così semplici, eppure così intimi, a cui non aveva dato la giusta importanza nel giusto momento. Adesso, si trovava seduto su quelle scale scomode quanto scomodi erano i suoi sentimenti, un misto denso di tristezza e di vergogna e di invidia. Avrebbe voluto addormentarsi e basta, ma non ci riusciva.
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i'll be okay like this
Short StoryNon c'è molto da dire su Samuel e Noah. Anche loro preferiscono il silenzio ad un milione di parole che sfuggono e si fraintendono. Il silenzio no. Con il silenzio puoi esprimere un intero mondo di significati, nella speranza di avere accanto qualcu...