[Capitolo quinto]

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"Sai, Samuel, pensavo che fossi un tipo più simile a mio fratello," urlava Grace in mezzo alla folla, muovendosi a ritmo con la musica, "invece sono piacevolmente sorpresa: non solo reggi bene l'alcol, ma sei anche simpatico".

"Grazie, Grace," fu l'unica cosa che riuscì a dirle in risposta, annebbiato com'era dai drink che si era scolato. Effettivamente, l'alcol lo reggeva bene, questo dovuto alle abitudini della sua famiglia, ma lo rendeva anche particolarmente disinibito.

Durante la serata aveva parlato molto con tutti. La sorella minore di Noah era una ragazza davvero particolare, a tratti criptica come il fratello, ma molto più sciolta e rilassata, un po' come lo era nei movimenti mentre ballava. Ecco, la sua personalità poteva essere paragonata al modo in cui ballava: sensuale, un po' sulle sue, giocosa ma senza mai sbilanciarsi troppo, misurata in ogni suo movimento, aperta quel che basta per non risultare eccessivamente introversa. Ziki, invece, era un po' la classica anima della festa, almeno di facciata: sempre sorridente, con la battuta pronta, ubriaco da morire. Non gli dispiaceva, come compagnia.

Aveva anche evitato Noah. La scusa che continuava a ripetersi nella testa era che lo faceva perché aveva già Desiree addosso, sempre addosso, sempre più addosso. Certe cose si capiscono subito, non hanno bisogno di tante spiegazioni. Quindi lo aveva ignorato per tutta la notte, come aveva ignorato Desiree, come entrambi avevano ignorato lui. Se solo non fosse stato per le occhiate sfuggenti di Noah rivolte nella sua direzione. Samuel non credeva affatto che stesse guardando lui. Magari cercava con lo sguardo un amico a cui scaricare la ragazza che gli stava appiccicata, d'altronde era sempre più evidente che non la volesse intorno. Peccato per lei. Era altrettanto evidente che avesse almeno una cotta per lui. Ma Noah continuava a fare avanti e indietro tra il bar e i divanetti del locale, sempre in movimento, pur di non restare fermo con lei. Samuel aveva perso il conto di quanti drink avesse bevuto nel giro della serata, ma sicuramente erano troppi per il suo corpo ancora troppo gracile.

"Conosco quello sguardo, ragazzino", era Ziki, Samuel ci mise un po' a rendersene conto, "l'ho visto negli occhi di tante persone".

"Cosa intendi?"

"Hai lo sguardo di chi non sa che farsene dei propri sentimenti. Sbaglio?"

"Non saprei..." Samuel era confuso, un po' dall'alcol e un po' dalla conversazione. Ma era ovvio che anche Ziki fosse ubriaco, perciò stette ad ascoltarlo senza darci troppo peso.

"Lascia che ti confidi un segreto: le persone non sono mai quello che sembrano. Lui lo definirebbe divertente, scommettere sulla vera natura che le persone celano, abilmente o con più fatica. Secondo me, è solo una gran cazzata. Che senso ha fingere di essere qualcuno che non sei? Che senso ha nascondere i tuoi veri sentimenti?"

Samuel ci mise un po' a capire che la domanda era rivolta a lui e che lui avrebbe dovuto dare una risposta, secondo i canoni di una socializzazione ben riuscita.

"Per paura, forse?" disse, dopo averci riflettuto.

"Forse, sì. Ma mi chiedo che cosa cambi, sostanzialmente."

Quella conversazione sarebbe stata interessante, se un paio di braccia non lo avvolsero alla vita e un capo non si fosse posato sulla sua spalla, da dietro. Samuel avrebbe avuto una reazione ben diversa, se solo non avesse bevuto così tanto. Ubriaco, ebbro di quegli attimi di felicità che donano le feste ben riuscite, si aggrappò a quelle braccia che erano aggrappate a loro volta ai suoi fianchi, senza nemmeno chiedersi a chi appartenessero. Lo sapeva già.

"Portami a casa", gli venne sussurrato, nella confusione di quella notte ancora infuocata.

"Okay, andiamo", non ebbe alcun problema a rispondere.

Samuel salutò velocemente Grace, che sorrise alla scena e lo ringraziò per aver deciso di prendersi cura di suo fratello, poi Ziki, a cui lasciò i soldi per andarsi a comprare un altro drink in segno di gratitudine, infine avrebbe salutato volentieri anche Desiree, se solo non stesse piangendo da sola, seduta su un divanetto. Decise di lasciarla sola. Gli altri erano tutti dispersi chissà dove, nella pista da ballo.

Prese Noah un po' di peso e lo portò fuori dalla discoteca.

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