[Capitolo primo]

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La facoltà di letteratura aveva avuto su di lui un certo fascino, sin da quando era solo un bambino. Sarà colpa della passione per la conoscenza, oppure della passione per i libri, o ancora, per la sua attitudine alla scrittura. Qualsiasi fosse la motivazione dietro a tale scelta, il suo percorso di studi gli era sempre stato ben chiaro: facoltà di letteratura. Fine della storia.

Gli sembrava talmente semplice che, da sempliciotto qual era, non aveva preso affatto in considerazione diversi fattori. Ad esempio, che nella sua città non c'erano facoltà di letteratura. Era un problema da risolvere. Come farlo? Cercandone altrove. E così ne aveva trovata una discreta, in una università discreta, con una discreta retta da pagare, in una discreta città. Una città lontana da casa. Questo comportava il trasferimento, la vita da fuorisede, il provvedere da solo ai propri bisogni, la lontananza dalla famiglia e tutta una serie di cose a cui le persone, talvolta, non riflettono abbastanza. Samuel era una di queste persone.

Dapprima spaesato e titubante, tuttavia, si era fatto coraggio e aveva deciso di intraprendere questo lungo viaggio, fatto di impegno e sacrificio, di necessaria maturazione personale, di indipendenza forzata e di buona forza di volontà. Cercò sugli annunci degli appartamenti dove avrebbe potuto alloggiare a buon prezzo. Non poteva permettersi di investire troppo denaro, senza contare la retta universitaria e le spese per i manuali e le spese per i viveri e le spese per le bollette e le spese per i mezzi di trasporto e le spese le spese le spese.

Avrebbe dovuto trovarsi un lavoro part-time. Questo era un altro problema. Prima c'era bisogno di avere un tetto sopra la testa. E trovò questo annuncio di un certo Noah, un ragazzo che studiava all'accademia delle belle arti ed era di poco più grande di lui. Noah cercava un coinquilino per dividere il costo complessivo dell'appartamento in cui alloggiava. Si trattava di un trilocale con la cucina e il salotto, due camere da letto singole e un bagno. Il prezzo era abbordabile. Samuel non perse tempo. Chiamò subito per ulteriori delucidazioni e accettò di condividere quell'appartamento con quel ragazzo dal volto ancora sconosciuto.

Il giorno in cui dovette fare i bagagli e prendere il treno fu un dramma. Sua madre pianse lacrime dolci e amare al contempo, felice che suo figlio stesse prendendo in mano la sua vita e triste per la sua dipartita. Suo padre si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi. Lo faceva solo quando qualcosa lo turbava, in positivo o in negativo. Questa volta nessuno seppe decifrare quella sua azione. In stazione lo avevano raggiunto anche altri parenti. Se ne stavano tutti là, ammucchiati, a congratularsi con Samuel per il percorso di vita che avrebbe intrapreso. A Samuel importava ben poco del loro parere. Ad essere onesti, era talmente testardo da fregarsene del parere di chiunque, anche a costo di sbagliare e sbagliare di nuovo.

Terminati i saluti, si accorse di avere gli occhi lucidi. Forse avrebbe fatto ritorno più spesso a casa. O forse no. Era tutto nelle sue mani, adesso. Aveva tutta la sua vita posata tra le mani, come la piuma di un cigno bianco. Così fragile. Così bella. Non riusciva a percepirne la pesantezza. Avrebbe dovuto, perché la vita sa essere faticosa da vivere, ma Samuel ci vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno e questa buona dose di ottimismo lo mandava avanti.

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