Samuel era omosessuale. Lo aveva scoperto da piccolo, quando aveva la tendenza a guardare più i ragazzi rispetto alle ragazze, e con l'adolescenza tutto si era schiarito. Era stato come un cielo pieno di nuvole che il vento aveva soffiato via, lentamente, fino a far uscire, in punta di piedi, un sole tiepido e ancora troppo sgargiante, in tutta la sua luminosità.
Non era stato facile accettarlo, non era stato facile farsi accettare dalla famiglia ma, per sua fortuna, aveva sempre avuto una cerchia ristretta di buoni amici su cui contare. Ogni tanto parlava ancora con loro, tramite cellulare, ma le cose cambiano, le persone cambiano, ciascuno prende la propria strada e non è così strano che ci si perda di vista e l'amicizia vada pian piano sbiadendosi con il tempo che continua a scorrere, intoccabile, per tutti. Uno dei motivi che aveva spinto Samuel a fare il grande passo del trasferimento in un'altra città, infatti, era la speranza di incontrare nuove persone con cui poter condividere momenti felici, momenti tristi, momenti di noia, momenti di vita.
Ancora non ci era riuscito. Le aule universitarie erano troppo gonfie di esseri umani indaffarati e annoiati e concentrati e frenetici, e Samuel si sentiva spaesato in quell'ambiente così grande che, al contempo, lo costringeva ad occupare uno spazio così piccolo. Spesso non vedeva l'ora di tornare nell'appartamento che condivideva con Noah, nonostante fosse scorbutico e scontroso per la maggior parte del tempo che passavano insieme. Almeno era un viso conosciuto, ormai. Almeno era un viso piacevole, ormai.Come poteva essere un viso piacevole? Samuel non sapeva spiegarselo, ma dentro di se stava nascendo, come un piccolo germoglio in quell'autunno ormai morto, del piacere nello stare in compagnia di quel ragazzo. E quel piacere stava tutto nelle apparenze e ancora poco nella realtà delle cose. La realtà delle cose era che stavano giusto adesso imparando a conoscersi, pur scambiandosi poche parole, perciò Samuel non poteva basarsi su molto materiale. Non aveva ancora abbastanza materiale per studiare quel ragazzo fino in fondo, per scavare nelle profondità del suo essere, per carpire quante più informazioni possibili ci potessero essere su di lui. E ne aveva bisogno. Aveva bisogno di quel materiale. Altrimenti tutto sarebbe rimasto relegato alle apparenze, che sì, hanno il loro valore, a loro modo, ma non per Samuel.
Samuel aveva bisogno di conoscere di più Noah prima di potersi dire innamorato di lui. Perché una cotta è frivola, passeggera, fine a se stessa, è quel momento di magia in cui ti accorgi che c'è qualcuno davanti a te che non è più soltanto qualcuno, che è diventato diverso dalle altre persone, è un'attrazione magnetica che spinge e non ti lascia distogliere lo sguardo; ma è solo un attimo, è soltanto una bacchetta magica che ha lasciato dietro di se le sue scintille di luce, perché chiunque altro essere umano potrebbe a un tratto suscitare la stessa emozione. L'amore è tutt'altra cosa. L'amore lascia lucidi e coscienti dinanzi alla persona che si ama, e si provano le stesse emozioni ma non si tratta più di un tumulto di sensazioni straordinario; l'amore non brucia come un fuoco vivo lasciato in balia del vento, è una candela che arde con costanza senza rischiare di spegnersi.
Samuel doveva ancora comprendere cosa significasse per lui la seconda forma di espressione del proprio io. Non poteva sapere per questo motivo quale fosse il sentimento che lo attraeva verso Noah. Poteva soltanto sapere che c'era qualcosa, che era qualcosa, e non riusciva a nascondere una certa fretta di scoprirlo. Dopotutto, Noah non si risparmiava per quanto riguardava certi atteggiamenti ambigui. Spesso Samuel si scopriva osservato di nascosto dagli occhi discreti dell'altro, e spesso le loro mani si sfioravano quando facevano i lavori di casa insieme e nessuno dei due diceva nulla. Talvolta era capitato che Noah gli facesse trovare la sua pila di vestiti puliti già stirati sul letto, nella sua stanza spoglia e sempre con le serrande tirate sù. Alcuni potevano essere solo gesti dettati da una particolare gentilezza del momento, oppure dalla noia del non aver nulla di meglio da fare, ma Samuel ormai aveva imparato che Noah tendeva per la maggior parte del tempo ad evitare ogni contatto fisico, oculare e verbale che fosse, almeno con lui. Quindi da parte sua riceveva una marea di segnali contrastanti, ogni tanto gli dava la speranza e poi se la riprendeva, enigmatico come non mai nel mostrare cosa si celava sotto la sua maschera di ostinata distanza e freddezza.
Non avevano mai affrontato il tema della sessualità, Samuel non ci aveva nemmeno provato perché sapeva che l'altro non avrebbe detto una parola, riservato com'era. Se ci rifletteva bene, tralasciando il suo corso di studi, le sue abitudini alimentari, il suo modo di tenerci alla cura dell'appartamento e qualche dettaglio dedotto del suo carattere, non sapeva nulla di lui. Forse se fosse andato alla festa universitaria organizzata a fine mese dal comitato degli studenti, avrebbe avuto modo di conoscerlo meglio. Se era così sicuro che Noah vi avrebbe preso parte era solo perché lo aveva visto appoggiare il biglietto per la discoteca sul tavolo, qualche giorno prima, e così se ne era procurato uno anche per se stesso.
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i'll be okay like this
Historia CortaNon c'è molto da dire su Samuel e Noah. Anche loro preferiscono il silenzio ad un milione di parole che sfuggono e si fraintendono. Il silenzio no. Con il silenzio puoi esprimere un intero mondo di significati, nella speranza di avere accanto qualcu...