Capitolo 3: Le verità che non ti aspetti

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Livia non aveva più bisogno di guardare il cielo per sapere che qualcosa stava cambiando. Aveva passato giorni a cercare di ignorare Tommaso, a convincersi che fosse solo un'altra di quelle strane presenze che compaiono e poi spariscono come un temporale estivo. Ma lui non spariva. E ogni volta che cercava di respingerlo, le parole che lui le aveva detto il giorno prima si facevano più forti, più pesanti. La sensazione di destino che la paralizzava era inconfondibile. Non poteva più nascondersi dietro i suoi libri o la sua passione per le stelle. Era come se quella realtà che aveva sempre pensato di controllare fosse, adesso, diventata una trappola.

La scuola era diventata un rifugio che non la rassicurava più. Non riusciva a concentrarsi su nulla. Neanche sui problemi di algebra, che una volta le erano così facili da risolvere. Ogni equazione sembrava un codice che non poteva decifrare. E, quando finalmente alzò lo sguardo dalla sua scrivania, trovò Tommaso nell'angolo della stanza. Stava osservando la finestra, ma i suoi occhi sembravano guardare oltre, come se stesse cercando qualcosa di più di quel semplice paesaggio grigio. La sua presenza non era più una sorpresa. Ma quella volta, non riusciva a non notarlo.

"Ancora qui?" chiese Livia, cercando di sembrare più indifferente di quanto non fosse.

Tommaso si voltò lentamente, un sorriso appena accennato sulle labbra. Non era il sorriso che usava per farla sentire a disagio, ma quello che aveva quando sapeva di sapere qualcosa che lei ancora ignorava. "Il mondo è un posto piccolo, Livia. Prima o poi, ci si trova sempre."

Livia lo fissò, confusa. C'era qualcosa di inquietante in quelle parole, ma non riusciva a spiegarsi perché. Decise di ignorarlo, per un momento, e si concentrò sul libro di storia aperto davanti a sé. Ma era impossibile non avvertire quella strana energia che tra loro sembrava crescere.

Nel pomeriggio, mentre si preparava a lasciare la scuola, Tommaso la raggiunse. "Vieni con me," disse senza preamboli, come se fosse una richiesta normale, una semplice proposta.

"Non posso," rispose Livia, irritata. "Ho un sacco di cose da fare."

Tommaso la guardò per un attimo, poi sorrise di nuovo, come se avesse appena letto nella sua mente. "Sei sicura? A volte le cose più importanti accadono quando non siamo pronti. È proprio per questo che te lo dico."

Livia si fermò, incerta. Una parte di lei voleva ignorarlo, voleva semplicemente tornare a casa e dimenticare tutto. Ma c'era una parte di lei, più nascosta e vulnerabile, che non riusciva a resistere. La curiosità la stava consumando. Cos'era che lui non le stava dicendo? Perché sentiva di doverla coinvolgere?

"Ok, dove mi porti?" chiese, senza cercare nemmeno di sembrare riluttante.

Tommaso non rispose subito. Si limitò a fare un gesto vago con la mano, invitandola a seguirlo. Livia lo osservò per un attimo, ma poi decise di seguirlo. Doveva sapere.

La portò in un vecchio parco alla periferia della città, un posto che Livia aveva sempre trovato un po' inquietante. Gli alberi sembravano più alti e scuri rispetto a quelli che conosceva. C'era qualcosa di desolato in quel luogo, ma allo stesso tempo misterioso. Un angolo di città che sembrava dimenticato da tutti.

Tommaso si fermò di fronte a una piccola panchina, dove si sedette senza dire una parola. Livia lo osservò, ma non si avvicinò subito. C'era qualcosa di strano, un'atmosfera surreale che la faceva sentire come se stesse per scoprire qualcosa che non avrebbe mai voluto sapere.

"Cos'è questo posto?" chiese infine, cercando di rompere il silenzio.

Tommaso alzò lo sguardo, e per un istante, sembrò che il tempo si fermasse. "Questo posto," iniziò, "è dove le persone vengono quando devono confrontarsi con se stesse. Quando devono capire la verità."

Livia rimase in piedi, guardandolo senza capire. "E tu? Perché mi hai portato qui?"

Tommaso la guardò con uno sguardo intenso, come se fosse in attesa di una reazione che lei non sapeva come dare. "Perché il momento è arrivato, Livia. È arrivato il momento di scoprire chi sei veramente."

"Chi sono veramente?" ripeté Livia, la sua voce che tremava leggermente. "Io sono solo... una ragazza che ama le stelle. Che ne sai di me?"

Tommaso si alzò e le fece un cenno di avvicinarsi. Livia esitò per un attimo, ma poi, come se qualcosa la spingesse a farlo, si avvicinò. Sentiva la gravità di quella situazione pesare su di lei, ma non riusciva a fermarsi. Le parole di Tommaso avevano il potere di cambiare tutto, ma cosa significavano davvero?

"Vedi," disse lui, "c'è una parte di te che non conosci. Una parte che è sempre stata lì, ma che hai ignorato. Un potere che non riesci a vedere perché hai paura di affrontarlo. Ma è ora che tu lo faccia."

Livia lo guardò con incredulità. "Un potere? Che stai dicendo?"

Tommaso fece un passo indietro, come se avesse deciso di rivelarle finalmente ciò che stava cercando di dirle. "Hai sempre guardato il cielo, vero? Hai sempre pensato che ci fosse qualcosa di straordinario là fuori, qualcosa che ti facesse sentire più grande di te. Ma quella sensazione non viene dalle stelle, Livia. Viene da dentro di te. Le stelle non sono l'unica cosa che brilla. A volte, anche noi possiamo brillare."

Le parole risuonarono nella testa di Livia come un tamburo battente. Cos'era che stava cercando di dirle? Cos'era questo "potere" di cui parlava?

"Tu... non puoi capire," mormorò Livia, il cuore che le martellava nel petto. "Non capisco nemmeno io."

Tommaso sorrise, ma non c'era traccia di trionfo o superiorità. Solo una calma straniante. "Non è qualcosa da capire. È qualcosa da vivere."

In quel momento, Livia sentì un brivido gelido correre lungo la schiena. Le parole di Tommaso avevano aperto una porta che non sapeva come richiudere. La sua vita, quella fatta di numeri, di libri, di certezze, stava per trasformarsi in qualcosa di completamente diverso. E forse, proprio in quel momento, aveva capito che non sarebbe mai più tornata indietro.

FINE CAPITOLO 3

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