Capitolo 4: Il peso delle scelte

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Livia non riusciva a smettere di pensare a Tommaso. Ogni sua parola, ogni suo gesto, sembrava averle scavato una strada invisibile nel cuore, un cammino che non sapeva dove l'avrebbe portata, ma che sentiva, nel profondo, di dover percorrere. Non sapeva più cosa fosse realtà e cosa fosse solo un'illusione.

La sera, quando si stendeva nel suo letto, guardava il soffitto con gli occhi aperti, cercando di respirare lentamente, di tornare a quel mondo che conosceva. Ma il pensiero di Tommaso, di quel suo sorriso enigmatico e delle sue parole misteriose, la tormentava. "Sei l'unica persona che può capire tutto questo." Lo ripeteva nella mente come un mantra. Eppure, Livia non riusciva a capire cosa dovesse capire.

Il giorno dopo, a scuola, non ci fu nemmeno bisogno di cercarlo. Tommaso la trovò di nuovo. Era al parcheggio, sotto il grande albero dove si rifugiava sempre durante la pausa pranzo, a scoprire nuovi frammenti del suo universo dentro le pagine di qualche libro di astronomia. Aveva sempre pensato che le stelle fossero il suo posto sicuro, ma ora, quella sicurezza sembrava vacillare.

"Pensavo ti sarebbe piaciuto di più stare con le stelle," disse una voce dietro di lei. Non c'era sorpresa, solo quella calma che Tommaso portava con sé, una calma che la faceva sentire come se tutto il suo mondo fosse meno stabile di quanto pensasse.

Livia non si voltò subito. Si prese un altro momento, come se, nel momento in cui l'avesse guardato, avesse perso il controllo di qualcosa. Ma poi, alla fine, si girò. Tommaso stava in piedi, le mani in tasca, con quel sorriso che non era né felice né triste, ma solo... sapiente. Come se sapesse qualcosa che lei non sapeva, e questo la faceva sentire allo stesso tempo curiosa e vulnerabile.

"Lo so che non capisci cosa sto cercando di dirti," continuò lui, come se avesse letto i suoi pensieri. "Ma è solo questione di tempo."

"Quanto tempo?" chiese Livia, alzando lo sguardo. La sua voce tremò leggermente, ma riuscì a mantenere una parvenza di controllo. "Cosa dovrei capire, Tommaso?"

La domanda pendeva nell'aria tra di loro, come un filo sottile che li collegava in una danza pericolosa. Tommaso fece un passo avanti, ma non sembrò minaccioso. Solo... determinato. "Non è tanto una questione di cosa capire, Livia. È una questione di come accettarlo. A volte, per vedere la verità, bisogna prima abbandonare ciò che crediamo di sapere."

Livia fece un respiro profondo, cercando di non farsi sopraffare da quella sensazione di ansia che la stava salendo dalla pancia. "Io non voglio cambiare, Tommaso. Non voglio che la mia vita diventi... come la tua."

Tommaso la fissò, il suo sguardo intensificato da una luce che sembrava provenire da un luogo distante, lontano, forse da un mondo che lei non poteva nemmeno immaginare. "Non è questione di voler cambiare," rispose, la sua voce più bassa, quasi impercettibile. "Le cose cambiano comunque. E tu, Livia, non sei l'unica a essere stata chiamata."

Il cuore di Livia accelerò. "Chiamata? Che significa?"

"Lo scoprirai," rispose lui, e quel "lo scoprirai" le pesò come una promessa, ma anche come una minaccia. Poi, senza aggiungere altro, si girò e iniziò a camminare via, lasciandola lì, in piedi, come un albero spezzato dalla tempesta, incapace di comprendere davvero ciò che stava accadendo.

Quella sera, Livia si ritrovò a fare ciò che non aveva mai fatto prima: guardare il cielo. Non in modo passivo, come sempre aveva fatto. Non solo per osservare, ma per ascoltare. Il cielo, come una distesa infinita di domande e risposte, sembrava parlare in un linguaggio che non conosceva, ma che sentiva nelle ossa. Ogni stella, ogni costellazione, ogni pianeta lontano sembrava dirmi: Non sei sola. Non sei mai stata sola.

Era tardi quando Livia si addormentò, ma non fu un sonno tranquillo. I sogni che la presero quella notte erano più reali della realtà stessa. Vide se stessa, non più come una ragazza con un telescopio, ma come qualcosa di diverso. Come se fosse fatta della stessa materia delle stelle, della stessa luce che punteggiava il cielo notturno. Un'essenza infinita, sospesa, che si muoveva al di fuori dei limiti del tempo e dello spazio.

Al risveglio, Livia si sentì diversa. Non sapeva ancora cosa fosse cambiato, ma c'era qualcosa dentro di lei che la faceva sentire più viva, più consapevole. Una forza silenziosa che la stava chiamando, ma non era la stessa che Tommaso le aveva detto di sentire. La sua era più nascosta, più profonda. Come se, per la prima volta, le stelle avessero deciso di sussurrarle qualcosa di molto più personale. Un messaggio che solo lei poteva capire.

Il giorno dopo, si svegliò con una sensazione di urgenza. Dov'era Tommaso? Perché non aveva cercato di parlarle? Non avrebbe potuto continuare a ignorare quello che stava accadendo. Si sentiva pronta, eppure impaurita. Come se, ormai, la sua vita fosse diventata un punto di non ritorno. Ma non riusciva a farne a meno. Qualcosa dentro di lei le diceva che non poteva più allontanarsi.

Livia prese il telefono. Chiamò Tommaso.

"Mi scusi, posso parlare con Tommaso?" chiese, mentre sentiva il cuore che batteva nel petto.

La voce dall'altra parte rispose con tono neutro: "Mi dispiace, ma non è più disponibile."

Quella risposta la colpì come un pugno nello stomaco. Come se qualcosa di ancora più grande, di più definitivo, stesse accadendo. Ma che cosa? Che cosa stava accadendo davvero?

Improvvisamente, Livia sentì la necessità di scoprire la verità. Una verità che sapeva sarebbe stata più dolorosa di quanto potesse immaginare. La realtà, come Tommaso aveva detto, non si sarebbe mai più fatta definire dai suoi sogni o dalle sue illusioni.

Le scelte, ora, erano diventate il suo destino.

FINE CAPITOLO 4

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