Livia camminava dentro l'edificio come un'ombra, e ogni passo sembrava risuonare più forte dei precedenti, l'eco che la seguiva come un presagio. Il buio che li circondava non era del tutto completo. C'erano delle luci fioche, simili a piccole stelle sospese, che pulsavano debolmente tra le pareti. Eppure, non bastavano a farle sentire al sicuro. Ogni angolo sembrava nascondere una verità che non era ancora pronta a scoprire.
Tommaso la precedeva, il passo sicuro ma silenzioso, come se sapesse esattamente dove stava andando, come se avesse già percorso quel sentiero mille volte. Livia non osava chiedere dove stessero andando. Non più. Il silenzio tra di loro era pesante, carico di un significato che lei non riusciva a comprendere, ma che sentiva, per la prima volta nella sua vita, profondamente suo.
Arrivarono davanti a una porta di ferro, consumata dal tempo. Le pareti, un tempo bianche, ora erano ricoperte da strani simboli, come graffiti antichi, che sembravano muoversi lievemente quando li guardavi troppo a lungo. Livia si fermò a pochi passi da Tommaso, sentendo il cuore che le batteva forte nel petto, come se stesse per affrontare qualcosa che non avrebbe potuto più fermare.
"Questa è la porta," disse Tommaso, la voce bassa, ma solenne. "Dietro di essa c'è la verità. Quella che cercavi, quella che temevamo di rivelarti. Ma ricordati, Livia... Non tutti sono pronti a vedere ciò che c'è dietro."
Livia lo guardò, i suoi occhi colmi di un'inquietudine che non riusciva a nascondere. "E io lo sono?" chiese, con un filo di voce che tradiva una paura che non riusciva a dominare. "Sono pronta a vedere?"
Tommaso la fissò intensamente, ma non rispose subito. Invece, posò una mano sulla porta e la spinse lentamente. L'oscurità che c'era dietro era profonda, quasi viscerale. Quando la porta si aprì completamente, una luce gelida e iridescente proveniva dall'interno, ma era una luce strana, come quella di un altro mondo. Non sembrava calda, ma quasi dolorosa, come se fosse più un'illusione che una verità tangibile.
Livia si fece coraggio e fece un passo avanti, ma Tommaso la fermò con una mano sulla spalla. "Prima di entrare," disse con un tono serio, "devi sapere che non c'è ritorno da qui. Questo è il confine tra ciò che pensi di essere e ciò che sei realmente. Quello che vedrai cambierà tutto, e la tua vita non sarà mai più la stessa."
Livia lo guardò negli occhi, cercando di capire se fosse un avvertimento o una promessa. Ma il suo volto era impenetrabile. Per un istante, il suo cuore vacillò. Aveva paura, una paura che non riusciva a descrivere. Ma, in fondo, lo sapeva: non poteva fermarsi ora. Non più.
"Sono pronta," disse, anche se la sua voce tremava appena. Non c'era più spazio per la paura. Il momento che temeva stava arrivando, ma non avrebbe permesso che fosse lui a decidere per lei. Era lei che doveva fare il passo, e l'avrebbe fatto, per quanto doloroso.
Tommaso annuì, come se avesse ricevuto la risposta che aspettava. Poi, senza aggiungere altro, la prese per mano e la guidò oltre la porta.
L'interno era una stanza ampia, ma in qualche modo priva di spigoli, come se lo spazio si deformasse a seconda di come lo guardavi. Al centro, c'era una sorta di altare, un piedistallo di pietra, circondato da simboli ancora più complessi, scolpiti nel pavimento, e da un cerchio di luce. La luce che emanava era fredda, ma allo stesso tempo quasi viva, come se fosse alimentata da una forza che non apparteneva a questo mondo.
"Questo è il cuore della verità," disse Tommaso, la voce che risuonava in quel luogo vuoto e misterioso. "Qui tutto prende forma. Ma ciò che vedrai... quello che scoprirai, non è qualcosa che puoi semplicemente capire. È qualcosa che devi sentire."
Livia lo guardò, ma non riusciva a parlare. C'era qualcosa in quell'ambiente che la faceva sentire piccola, insignificante. Eppure, sapeva che doveva affrontarlo. Doveva guardare in faccia la verità. Perché la verità, ora, l'avrebbe trovata sì o sì.
Si avvicinò all'altare, i suoi passi attutiti dal pavimento morbido. Il cuore le batteva forte, ma ogni passo sembrava farle prendere più consapevolezza. Era come se la stanza stessa la stesse assorbendo, come se fosse parte di qualcosa di più grande, qualcosa che si trovava oltre le parole.
Quando raggiunse l'altare, una luce accecante la colpì, come se il cerchio di luce fosse diventato improvvisamente vivo. Livia si fermò di colpo, la mano che tremava mentre cercava di toccare il piedistallo. La luce la circondava, la sua pelle sembrava bruciare, ma non c'era dolore. Solo una sensazione di esistenza assoluta.
E poi, tutto si fermò. Il mondo intorno a lei svanì, e Livia fu catapultata in una visione, un flusso di immagini e sensazioni che non poteva comprendere. Vedeva se stessa, ma non come si vedeva nel riflesso del vetro, non come la conosceva. Vedeva una ragazza che si stava guardando negli occhi, ma quelli non erano i suoi occhi. Erano occhi che vedevano attraverso il tempo, attraverso la verità nascosta. La sua mente fu invasa da immagini di mondi sconosciuti, di porte che si aprivano e si chiudevano, di persone che parlavano una lingua che non conosceva, ma che sentiva come propria.
In un battito di cuore, vide Tommaso. Non come lo conosceva, ma come lui era davvero. Non era più il ragazzo che l'aveva incontrata al parco, ma una figura avvolta in una luce antica, un'entità che portava con sé il peso di secoli, di destini intrecciati, di segreti che non appartenevano più alla sua vita. Tommaso le sorrise, ma quel sorriso non era rassicurante. Era un sorriso che le diceva che nulla sarebbe stato più lo stesso, che non c'era più un "prima".
"Adesso lo sai," disse la sua voce, ma non era Tommaso a parlare. "Adesso lo sai chi sei. E ciò che dovrai fare."
Il mondo sembrava rompersi in mille pezzi, come se il velo che copriva la realtà si stesse sollevando, e Livia capì. Capì finalmente. Era dentro, e non poteva più uscirne. La verità che aveva temuto, che aveva cercato di ignorare, la stava consumando.
Quando le immagini svanirono e la luce si spense, Livia si trovò di nuovo sola nell'oscuro cerchio di luce, la mente frastornata, il corpo tremante. Ma c'era qualcosa di nuovo dentro di lei. Una consapevolezza che non poteva più negare.
Tommaso la guardava, ma non sembrava più la stessa persona. Ora, sembrava essere solo l'eco di qualcuno che aveva un ruolo in quella storia. E Livia, adesso, era pronta a scrivere il proprio.
FINE CAPITOLO 8
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Oltre le stelle
RomanceLivia, una giovane appassionata di astronomia, introversa ma brillante, che cerca di tenere la sua vita sotto controllo mentre affronta i conflitti tipici dell'adolescenza: il rapporto complicato con i genitori, la sua incertezza sul futuro, e una s...