Capitolo 11: L'ora della verità

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Livia camminava lungo le strade deserte, il respiro freddo che le pungeva la pelle, ma dentro di lei il fuoco non si spegneva mai. La nebbia si era diradata, ma la sensazione di opprimente incertezza che l'accompagnava non la lasciava mai. Ogni passo che faceva sembrava portarla più lontano dalla ragazza che era stata, più vicina a una versione di sé che ancora non riusciva a capire.

Tommaso camminava accanto a lei, il volto impassibile, ma c'era qualcosa nel suo silenzio che tradiva l'intensità del momento. Sapeva che stavano per entrare in un terreno sconosciuto, e anche lui, come Livia, si stava preparando a qualcosa che nessuno di loro avrebbe potuto fermare.

"Ti sei mai chiesta se quello che ci sta accadendo è davvero destino?" chiese Livia, con voce bassa, mentre gli occhi correvano sulla strada vuota.

Tommaso non rispose subito. La domanda sembrava averlo colto di sorpresa, ma non era la risposta che cercava a turbarlo. Livia aveva sempre avuto il dono di fare domande che non avevano risposte facili. Domande che scavavano troppo in profondità.

"Non credo che il destino sia una strada che ci viene imposta," disse finalmente, "credo che sia qualcosa che costruiamo ogni giorno, con ogni scelta che facciamo."

Livia annuì, ma la risposta non la convinse del tutto. Sentiva che c'era qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione, qualcosa che non poteva essere spiegato solo con parole. "Eppure, Tommaso," rispose, la voce che tremava leggermente, "ci sono cose che sento dentro di me, sensazioni che mi dicono che questo non è solo un gioco di scelte. Sento come se fossi stata spinta verso tutto questo, come se non avessi mai avuto davvero il controllo."

Tommaso la guardò, i suoi occhi grigi scuri come il cielo sopra di loro. "A volte," disse, "è proprio quando pensiamo di non avere il controllo che iniziamo a capire quanto potente possa essere la nostra scelta."

Livia lo guardò per un istante, ma non rispose. Non voleva discutere più. Non più. Aveva bisogno di capire, e sapeva che la risposta non sarebbe venuta dalle parole, ma da un altro tipo di incontro. Un incontro con la verità che, fino a quel momento, aveva cercato di evitare.

Il parco che avevano attraversato poche ore prima sembrava ora diverso. Non c'era più quella luce malinconica che l'aveva fatto sembrare un luogo di rifugio; ora era solo un campo di battaglia. Le panchine, i vialetti, le statue spoglie: ogni angolo sembrava stare lì a osservare, a giudicare, come se tutto fosse pronto a sfidare le loro decisioni.

"È qui che dobbiamo andare?" chiese Livia, fermandosi davanti al cancello arrugginito che conduceva al vecchio teatro abbandonato. Il luogo aveva sempre avuto un che di sinistro, un po' come un capitolo non scritto del passato che nessuno osava sfogliare.

Tommaso non disse nulla. Si limitò a farle un cenno di assenso, e Livia, sentendo che il suo cuore accelerava, lo seguì dentro.

Il teatro, da fuori, sembrava più un'ombra che un edificio. Le finestre rotte e le porte sfondate raccontavano una storia di decadenza e abbandono. Ma dentro, l'aria era densa di qualcosa che Livia non riusciva a decifrare. Come se fosse carica di un'energia elettrica che avrebbe potuto esplodere da un momento all'altro.

Il silenzio dentro il teatro era insopportabile. Ogni passo che facevano risuonava come un eco, come se le loro azioni fossero monitorate da qualcosa che li stava osservando da lontano. Un brivido le percorse la schiena, ma non si fermò.

"Alessandra è qui?" chiese, finalmente, con il fiato sospeso.

"Non solo Alessandra," rispose Tommaso, la voce grave. "E non è il momento di farle domande. Devi solo essere pronta."

Livia sollevò lo sguardo verso di lui, il battito cardiaco che aumentava. "Pronta a cosa, Tommaso?"

Lui non rispose subito. Si fermò davanti al palco principale, e Livia notò che c'era una strana luce che proveniva dal fondo, come se qualcuno avesse acceso un faro invisibile. Il volto di Tommaso era impassibile, ma c'era una durezza nei suoi occhi che non riusciva a ignorare.

"Ecco dove tutto è cominciato," disse infine, guardando il vuoto di fronte a sé. "Ecco dove finirà."

Livia si avvicinò al palco, il suo cuore che martellava nel petto. Non capiva cosa stesse dicendo, ma sentiva che ogni parola di Tommaso era una pietra che gettava nel suo cammino. Ogni passo che faceva la avvicinava a una verità che non sarebbe più riuscita a ignorare.

"Che cosa significa?" chiese, più a se stessa che a lui, ma la sua voce tremava.

Tommaso si voltò finalmente verso di lei, e i suoi occhi sembravano più grigi che mai, come se il peso delle sue parole stesse consumando ogni traccia di emozione. "Significa che non possiamo tornare indietro, Livia. Che ogni scelta che hai fatto ti ha portato fin qui. E adesso, siamo di fronte a quello che veramente siamo."

E proprio in quel momento, quando Livia cercava di scrutare il volto di Tommaso per trovare un segno di speranza, la porta dietro di loro si aprì lentamente. Una figura alta, avvolta in un mantello nero, si fece strada nell'oscurità del teatro. Il suo passo era lento, ma deciso. Livia non aveva bisogno di vedere il volto per riconoscerla.

Alessandra.

Era cambiata. Non c'era più traccia della ragazza che aveva conosciuto. I suoi occhi brillavano di un'intensità fredda e pericolosa. La luce che proveniva da lei non era calda, ma tagliente. E quando parlò, la sua voce era diversa, più profonda, quasi irriconoscibile.

"Pensavi davvero di avere il controllo, Livia?" disse, con un sorriso che non raggiungeva mai gli occhi. "Pensavi di poter sfuggire a tutto questo? A me?"

Livia non riusciva a trovare le parole. La sua mente correva, cercando di comprendere chi fosse davvero Alessandra. E perché, da quel momento, tutto sembrava una trappola che l'aveva imprigionata.

"È troppo tardi per fare marcia indietro," disse Alessandra, e la sua voce riecheggiò nel vuoto del teatro. "La verità è stata nascosta per troppo tempo. Ma ora... è l'ora della rivelazione. E tu, Livia, dovrai scegliere cosa fare."

Il battito del cuore di Livia raddoppiò. "Che cosa devo scegliere?" La domanda le sfuggì dalle labbra con una disperazione che non riusciva a mascherare.

Alessandra la guardò, e i suoi occhi brillavano di un fuoco che non aveva mai visto prima. "Dovrai scegliere se vivere con la verità, o essere consumata dalla menzogna."

Livia si sentì lacerata dentro, come se ogni fibra del suo essere stesse urlando di fronte a quella scelta impossibile. La verità che aveva cercato di sfuggire era finalmente arrivata, e ora, non c'era più scampo.

"Pronta?" chiese Alessandra, e nel suo tono c'era una sfida che Livia non riusciva a ignorare.

E prima che potesse rispondere, l'aria intorno a loro cambiò. Il mondo sembrava pulsare, come se la verità stessa stesse per esplodere.

FINE CAPITOLO 11

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