7° - ESUBERANZA

7 2 0
                                    

4 maggio 2018

L'arena sembrava stringersi attorno a lui, come se bramasse di divorarlo. Quell'anfiteatro, nemmeno così modesto, si trovava in uno dei tanti deserti di Shora, il pianeta bollente creato dalla fata ancestrale del fuoco miliardi di anni fa. Un paesaggio dominato da dune sabbiose e canyon, inospitali per la maggior parte delle fate; talmente ostili da mettere alla prova persino le fate del fuoco.

Tommaso si sistemò l'armatura con un colpo deciso. Incominciò a picchiettare sul petto, solo per il gusto di udire il rumore metallico sotto le sue unghie.

«Fa calduccio qui, eh?»

La sua maestra alzò appena lo sguardo e gli lanciò un sorriso forzato.

«Ti ricordi come si chiama questa arena e dove si trova?» gli chiese mentre era impegnata ad allacciarsi gli stivali.

«Sì. È l'arena di Doccòn nel fatidico Deserto della Morte, nell'emisfero nord del mondo. Vicino all'equatore.» Tommaso tirò il colletto in stoffa della sua armatura, «Perché siamo venuti qui?»

«L'arena degli scorsi giorni si trova in un posto troppo fresco.» rispose coincisa Kimera mentre si lustrava le penne con un unguento giallastro, «Tieni.»

«Troppo fresco? Ma se ieri c'erano settantadue gradi!» Tommaso ne prese una noce, la massaggiò tra le mani e lubrificò le ali.

«Appunto, Tommaso. Appunto!» Kimera chiuse il barattolo e lo fece sparire serrando il pugno, «La linfa magica che scorre nelle tue vene è l'essenza del fuoco. Devi pensare che la tua linfa non sia un semplice liquido blu... ma lava! Lava fondente!»

Kimera sbatté energicamente le sue ali per separare le penne che si erano appiccicate tra loro a causa del balsamo.

«Fondente come il cioccolato? Che visione goduriosa...»

La maestra lo fissò seria.

«Tommaso, tu sei il Discendente di Jalard, la fata ancestrale del fuoco, e come tale non puoi disonorarla. Tu hai la responsabilità, anzi, il dovere! Il dovere di fare del tuo meglio, sempre.»

Tommaso sbadigliò.

«Tommaso, mi stai ascoltando?!» Kimera lo squadrò coi suoi occhi cobalto.

«Sì, maestra... è che tutto sto caldo mi fa abbioccare.»

Kimera si portò una mano sulla fronte con un gesto plateale, lasciando andare un sospiro esasperato. «Oh, santa pazienza... che Tenebris mi assista!» borbottò, scuotendo la testa. Senza aggiungere altro, si voltò verso una maestosa scalinata di pietra che sembrava una reliquia di tempi remoti. Con un battito d'ali, spiccò il volo. «Seguimi.»

Tommaso la osservò allontanarsi per un attimo, «Non credo che il Protettore delle Tenebre abbia il tempo di occuparsi di queste cose...» mormorò a voce bassa, più per se stesso che per lei.

La fata si fermò a mezz'aria, voltando la testa di scatto, «Che hai detto?!»

Tommaso trasalì, alzando le mani in segno di resa. «Niente, niente!»

Kimera non insistette, ma il suo sguardo severo gli suggerì che non l'aveva convinta del tutto. Atterrò poco più avanti, proprio di fronte a un fuoco insolito, incorniciato da un piccolo cerchio di pietre nere. Le fiamme non sembravano comuni: danzavano con una vitalità propria, come se respirassero.

«Questo,» annunciò Kimera, indicando il fuoco con teatralità, «è il Fuoco della Speranza. Secondo te perché si chiama così?»

Tommaso si avvicinò con cautela, osservando il bagliore ipnotico delle fiamme. «Questo è il Deserto della Morte» fece un mezzo sorriso, «uno che viene qua spera di non morirci, ecco perché sto fuoco si chiama così.»

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

I DISCENDENTI E I SIGILLI DEL PORTALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora