Sotto il celo di New York

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MADISON

Che ci fai qui?" La sua voce è glaciale, la stessa di sempre, ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Non riesco a capire se è solo la rabbia o qualcosa di più profondo, ma l'aria tra noi è carica di tensione.

Lo guardo, quasi sfidandolo. Non ho paura di lui, ma c'è una parte di me che spera che non faccia altro. Non voglio che mi parli, non voglio che mi guardi come se fossi ancora quella ragazza che un tempo conosceva. Non voglio nessuna di quelle cose. Perché se lo fa, tutto questo tornerà a rovinarmi.

"Non me ne vado," rispondo, alzando il mento e cercando di sembrare più sicura di quanto non mi senta in realtà. "Non mi scuso per essere qui, Jake. E non mi scuso per essere arrabbiata con te."

Lui scuote la testa, come se tutto questo fosse un peso che non riesce a sopportare. "Non è il posto giusto per te," mormora, ma il suo tono non è affatto gentile. "E non c'è motivo per cui dovresti essere ancora arrabbiata con me."

"Ah, no?" sbotto, il cuore che inizia a battere più forte. "Mi hai abbandonata, Jake. Mi hai lasciata senza una parola, senza spiegazioni. Come fai a pensare che non dovrei essere arrabbiata?"

Lui alza gli occhi al cielo, il suo volto si indurisce ancora di più, e per un momento non riesco a leggere nulla nei suoi occhi. Li avevo conosciuti così bene, un tempo. Ma ora sono come due vetri opachi. "Non voglio rivangare il passato," dice seccamente, voltandosi di lato, come se non volesse neppure guardarmi.

"Non vuoi rivangare il passato?" La mia voce è più alta, quasi una sfida. "Jake, il passato è l'unica cosa che c'è tra di noi. È per quello che siamo qui, a litigare, a non sapere più come guardarci negli occhi. E tu mi vieni a dire che non vuoi parlarne?"

Sospiro, il respiro che mi si fa più difficile. "Sai cosa? Hai rovinato tutto. Se solo me l'avessi detto, se solo avessi avuto il coraggio di essere sincero con me, forse le cose sarebbero state diverse. Ma tu cosa fai? Ti allontani, come se nulla fosse, come se non importasse."

Jake sembra irritato, ma non mi guarda. Rimane con le mani infilate nelle tasche della giacca di pelle nera, il corpo teso, il volto indifferente. Non lo so, ma c'è qualcosa che mi fa pensare che dietro a quel muro di ghiaccio ci sia ancora qualcosa che si agita. Ma non sono sicura di volerlo scoprire. Non ora.

"Perché non mi hai mai detto niente?" ripeto, il tono più basso ma non meno pieno di rabbia. "Perché non hai avuto il coraggio di farmi sapere cosa provavi? Ti ho visto andare via senza una parola, e mi hai lasciata sola. Mi hai fatta sentire... come se fossi stata niente."

Lui finalmente si volta, e il suo sguardo è tagliente, ma non c'è odio. C'è solo qualcosa che non riesco a comprendere. È come se avesse paura di dirmi la verità, o forse non la sa nemmeno lui. Ma non mi interessa. Non voglio più fare da spettatrice.

"Non è così semplice, Madison," dice, la voce bassa, ma determinata. "Non è una questione di coraggio. Non era mai stata una cosa facile per me. Non era solo una questione di te e me. C'erano... altre cose. E tu non le capivi."

"Allora spiegami," dico, quasi un ordine. "Perché hai preso quella strada? Perché mi hai lasciata sola?"

Un lungo silenzio cala tra di noi. Jake non parla, non si muove. È come se stesse lottando con qualcosa che non vuole ammettere. Forse con se stesso. Forse con me. E io odio quella sensazione. Non so se è la sua difesa, il suo orgoglio, ma mi fa sentire come se non contassi più nulla per lui.

"Non posso spiegarti tutto ora," dice infine, ma le sue parole sono fredde, distaccate. "Non è il momento."

"Ah, no? E quando sarà il momento, Jake? Quando? Non ci sarà mai un momento giusto. E tu lo sai. E se pensi che io sia disposta a sopportare il tuo silenzio, ti sbagli."

Non riesco a fermarmi. Ogni parola che esce dalla mia bocca sembra un colpo diretto al cuore. Ma non posso fermarmi. Non dopo tutto quello che mi ha fatto. Non dopo tutto il tempo che ho perso aspettando una spiegazione che non è mai arrivata.

Jake sospira, ma questa volta non dice nulla. Sembra che mi stia guardando in un modo che non capisco. E la frustrazione mi sale ancora di più. Non posso più sopportarlo.

"Se pensi che mi farai abbassare la guardia, ti sbagli," dico con fermezza. "Non me ne frega niente di quello che pensi, Jake. Ti ho dato abbastanza tempo. Ma adesso è finita."

Con queste parole, mi volto e comincio a fare per andarmene, ma una voce profonda mi ferma.

"Non puoi scappare sempre, Madison."

Mi fermo, ma non mi giro. Non lo voglio vedere. Non ora.

"Sono stufa di scappare," rispondo, la voce che tradisce un'emozione che non voglio mostrare. "Sono stufa di aspettare risposte che non arriveranno mai."

E con un passo deciso, lascio la terrazza, senza voltarmi, senza dare spazio alla delusione che ancora provo per lui. Per quello che eravamo. Per quello che avremmo potuto essere.

Jake non dice nulla. Ma so che non è finita. Perché quando i conti sono in sospeso, quando le cose non sono mai state dette, non c'è mai fine davvero.

Shadows of UsWhere stories live. Discover now