JAKELa città è una giungla di luci e rumori, ma qui, sul rooftop, tutto sembra lontano. Il vento freddo mi sferza il viso, ma non me ne importa niente. Stringo la sigaretta tra le dita, guardando le luci dei grattacieli in lontananza. Ho bisogno di concentrarmi su qualcosa, qualsiasi cosa, pur di non pensare a lei.
Madison.
La sua immagine mi perseguita, i suoi occhi che mi fissano con rabbia, il modo in cui la sua voce tremava quando ha urlato contro di me. Ogni parola che ha detto era come un coltello, ma il dolore non mi sorprende. Lo merito.
Faccio un lungo tiro dalla sigaretta, lasciando che il fumo riempia i miei polmoni. È una pessima abitudine, ma è l'unica cosa che riesce a calmarmi, almeno per qualche minuto.
"Jake!"
La voce di Ethan arriva all'improvviso, spezzando il silenzio. Mi giro appena in tempo per vederlo uscire dalla porta che conduce al terrazzo. Ha lo sguardo rilassato, ma posso dire che è preoccupato. Lo conosco troppo bene.
"Che diavolo fai qui sopra da solo?" chiede, infilandosi le mani nelle tasche della felpa.
"Prendo aria," rispondo, senza entusiasmo.
Ethan alza un sopracciglio, chiaramente scettico. "Sì, certo. Come no."
Non rispondo. Mi limito a buttare giù un altro tiro di sigaretta, osservando il fumo che si dissolve nel cielo.
"L'hai vista, vero?" chiede lui, appoggiandosi alla ringhiera accanto a me.
"Sì."
"Com'è andata?"
Faccio una risata amara, spegnendo la sigaretta sul bordo metallico. "Come pensi che sia andata? Abbiamo litigato."
Ethan scuote la testa, come se si aspettasse una risposta del genere. "Jake, cosa pensavi? Che sarebbe stata felice di vederti?"
"Non lo so," ammetto, passando una mano tra i capelli. "Ma non mi aspettavo che fosse così... arrabbiata."
"Sei sparito per anni," ribatte lui, senza mezzi termini. "E l'ultima volta che vi siete parlati, se ben ricordo, l'hai ferita parecchio."
"Non avevo scelta," dico, la voce più dura del previsto.
Ethan mi guarda, incrociando le braccia sul petto. "Avevi una scelta. Hai solo deciso di proteggerla a modo tuo. Ma Jake, devi smetterla di scappare. Non puoi continuare così."
Lo ignoro, guardando di nuovo le luci della città. Non capisce. Nessuno può capire.
"Vieni," dice Ethan, dandomi una pacca sulla spalla. "Andiamo a casa. È tardi."
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Il tragitto verso casa è silenzioso. Ethan guida, e io guardo fuori dal finestrino, cercando di ignorare il tumulto di emozioni che mi ribolle dentro. Quando arriviamo, lascio cadere la giacca sul divano e mi dirigo verso la mia stanza senza dire una parola.
"Jake," mi chiama Ethan, prima che sparisca nel corridoio.
Mi fermo, ma non mi volto.
"Non fare cazzate," dice, la voce più seria del solito.
Annuisco, anche se so che non ha senso. Le cazzate le ho già fatte. E non so se posso evitarne altre.
Mi chiudo in camera, lanciando le scarpe in un angolo. Il letto è lì, invitante, ma so che non riuscirò a dormire. La testa mi scoppia di pensieri. Madison, il suo sguardo, il modo in cui mi ha accusato di averla abbandonata. Non riesco a togliermela dalla mente.
Mi butto sul letto, fissando il soffitto. Passano minuti, forse ore, e il sonno non arriva. Alla fine, mi alzo e inizio a frugare nelle scatole impilate in un angolo della stanza. La maggior parte contiene cianfrusaglie che non ho mai avuto il coraggio di buttare: vecchi quaderni, oggetti senza valore, ricordi di un passato che cerco disperatamente di dimenticare.
E poi la trovo.
Una foto, sgualcita e un po' ingiallita. Io e Madison, molto più piccoli.
Lei sorride, i capelli raccolti in una coda di cavallo, mentre mi abbraccia da dietro. Io ho un'espressione seria, ma ricordo perfettamente quanto fossi felice quel giorno.Era l'estate prima che tutto cambiasse. L'estate in cui eravamo ancora migliori amici, inseparabili.
Mi siedo sul letto, stringendo la foto tra le mani. I ricordi mi travolgono come un'onda: le risate, le corse in bicicletta, le lunghe conversazioni sotto il portico di casa sua. E poi il giorno in cui ho rovinato tutto.
Lei aveva iniziato a uscire con quel ragazzo. Ryan, o come diavolo si chiamava. Non era importante. Quello che importava era che non sopportavo di vederli insieme. Ogni volta che li vedevo, qualcosa dentro di me si spezzava.
E poi, un pomeriggio, ho perso il controllo. L'ho trovato a casa sua, e non ci ho visto più. L'ho preso a pugni, l'ho insultato, gli ho detto di stare lontano da lei. Madison era arrivata di corsa, cercando di fermarmi, ma era troppo tardi. Lui era scappato, e io ero rimasto lì, con le mani tremanti e il cuore a pezzi.
"Perché l'hai fatto?" mi aveva urlato.
Non avevo saputo rispondere. Non potevo dirle la verità. Non potevo dirle che l'amavo, che l'avevo sempre amata. Così avevo mentito.
"Perché non mi piaceva," avevo detto, con una freddezza che non mi apparteneva.
E da quel momento tutto era andato in pezzi.
Lei mi aveva accusato di essere egoista, di non rispettare le sue scelte. Aveva ragione, ma non potevo ammetterlo. Così avevo iniziato a evitarla, a chiudermi sempre di più. E alla fine, quando si era trasferita, non avevo nemmeno cercato di fermarla.
Guardo la foto ancora una volta, poi la giro. Dietro, con la mia calligrafia incerta di ragazzino, c'è una frase che avevo scritto di nascosto quella sera, prima di infilare la foto in uno dei miei quaderni:
"Sei l'unica cosa bella in un mondo che fa schifo"
Leggo quelle parole più volte, sentendo il petto stringersi sempre di più. Mi ero illuso che tenendole per me, scritte su un pezzo di carta, avrei trovato il coraggio di dirle tutto. Ma non l'avevo mai fatto.
Rimetto la foto nel cassetto, chiudendolo con un gesto brusco. Quei giorni sono finiti. E anche se una parte di me vorrebbe tornare indietro, so che non posso.
Madison merita qualcuno migliore di me. Qualcuno che non la ferisca, che non la lasci sola. E io? Io merito solo il vuoto che mi sono creato intorno.
Spengo la luce, cercando di convincermi che domani sarà un giorno migliore. Ma so che è una bugia. Perché finché Madison sarà nella mia vita, il passato non smetterà mai di tormentarmi.
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Shadows of Us
RomanceMadison, una ragazza di 17 anni, ha sempre vissuto una vita tranquilla a New York, lontana dalle luci della ribalta e dai drammi tipici delle sue coetanee. È una ragazza introversa, che preferisce leggere a casa piuttosto che uscire con gli amici o...