Capitolo 3: Sick Individual.

275 47 8
                                    

Capitolo 3: Sick Individual.

-Z's pov.-

Quando entrai nel Gardenia un'ondata di caldo afoso mi investì. Boccheggiando mi diressi verso il bancone, ordinai alla ragazza i cui capelli viola andavano continuamente sugli occhi un mojito e, portandomelo alle labbra, diedi un'occhiata in giro per il locale, ringraziando che nessuno fosse ancora venuto a darmi sui nervi. Occhieggiando oziosamente fra le teste, riconobbi una cascata di boccoli castani e il riflesso rossastro mi convinse che fosse chi pensavo. Mi girai di nuovo verso la barista e presi due birre, abbandonando il bicchiere quasi vuoto del mojito sul bancone.
Feci un lungo respiro e mi aggiustai la cintura dei pantaloni.
-L'altra praticamente te l'ho rubata.-sorrisi posando uno dei due boccali sul tavolino davanti alle sue gambe abbronzate. Lei alzò gli occhi castani dallo schermo del cellulare e sbattè un paio di volte le palpebre.-Hai presente? Prima mi sei diciamo saltata addosso.-risi sprofondando sul puff dall'altro lato del tavolino.
-Oh, no! No davvero, non era quella l'intenzione. Anzi scusami ancora, sono davvero un'imbranata...-arrossì violentemente.-Non posso accettarla.-scosse la testa e spinse il boccale verso di me.
-Non farmi sprecare una Heineken, dolcezza! Ho bevuto un mojito poco fa: non posso ubriacarmi già a quest'ora!-
-Allora è per l'alcol che sei venuto a provarci.-rise rilassandosi appena. Decisi di metterla un po' in imbarazzo, anche se la ragazza ci aveva preso. Aggrottai le sopracciglia scrutando la sua espressione distendersi leggermente.
-Cosa ti fa pensare che io ci stia provando?-le dissi guardandola attraverso le ciglia. Le labbra dipinte di un pallido rosa si schiusero in un'espressione imbarazzata e le guance scolpite si arrossirono di nuovo.-Sto scherzando.-la tranquillizzai subito e lei sospirò.
-Comunque, sono Zayn.-tesi la mano e lei la afferrò con la sua, piccola e bianca rispetto alla mia.
-Alexandra, ma mi chiamano Alex.-
-Uhm bel nome.-le sorrisi e per l'ennesima volta lei divenne paonazza.-Hai visto la gara, poco fa?-chiesi per distrarla.
-Si, ma siete dei pazzi!-saltò su guardandomi con gli occhi sbarrati. Sembrava aver ripreso tutta la vitalità che poco prima avrei giurato le fosse stata succhiata via da una cosa come un mangiamorte.
-Che esagerazione! Questa è stata anche una delle gare più blande degli ultimi anni, a dir la verità.-mi pavoneggiai e lei si lasciò cadere contro lo schienale in pelle del divanetto.
-Non potrei mai assistere a una delle altre allora!-
-Perchè no?-risi e lei fece lo stesso. La guardai bene e mi meravigliai del candore della sua bellezza. I capelli ramati le circondavano il viso pallido illuminato dalla risata cristallina.
-Morirei d'ansia!-rise senza pensarci.-Proprio no, non fa per me.-
Fin da subito mi colpì il modo in cui non si atteggiava, contrariamente alla maggior parte delle donne con cui avevo ogni genere di rapporto. Era timida, ma non si vergognava di esserlo e questo era un punto a suo vantaggio: mi attirava proprio la sua diversità rispetto alle altre. Non sapevo nemmeno io perché, ma aveva qualcosa di affascinante che mi spingeva a volere approfondire quella conversazione.
-Non vai a seguire l'altra gara?-chiese con innocenza. Mi piaceva il modo in cui non mi temeva e non aveva paura di parlarmi come se fossi uno qualunque. Probabilmente non aveva idea della mia fama e da una parte la cosa mi metteva a disagio, dall'altra finalmente non dovevo mantenere la facciata per la quale mi conosceva la maggior parte delle persone.
-Nah.-scossi la testa.-Non mi interessa: io sono passato, degli altri non me ne frega un cazzo sinceramente.-
Alex annuì abbassando lo sguardo. Temetti si aver urtato i suoi sentimenti con il mio linguaggio scurrile in contrasto con i suoi modi educati.
-Forse è meglio che io vada.-disse mentre aprii bocca anche io.
-Ti va di venire fuori?-le proposi infatti.
-Scusami, ma la mia amica mi aspetta.-
-Chi è? La conosco?-chiesi quasi certo della risposta.
-Si chiama Gigi.-sussurrò lei intimidita.
-Mm, la bionda?-azzardai fingendo di non sapere chi fosse. Lei annuì ritrovando un po' di carattere.-Lavora qui vero? L'ho vista un paio di volte.-commentai prendendo tempo, ma lei si alzò ed io fui costretto ad imitarla. Presi la sua mano e lei sussultò.
-Scusa ma devo andare, sul serio.-
-Alexandra...-fissai i miei occhi nei suoi e lei subito li abbassò. Fece scivolare le dita dalle unghie dipinte di rosa chiaro via dalle mie e si infilò fra la folla danzante.
Rimasi a guardarla scomparire fra i corpi sudati, sentendomi quasi impotente per essermi fatto scappare una donna in quel modo, dopo anni di conquiste ad occhi chiusi. Qualcuno si appoggiò alla mia spalla facendomi sussultare, mi voltai e trovai Harry con una bottiglia di Henniger a fissarmi con un sorriso sghembo sulle labbra.
-Chi è quella?-chiese con un occhiata che tutto diceva.
-A dire il vero non lo so.-sbuffai alzandomi e incamminandomi verso l'uscita.
-Che vuol dire che non lo sai?-chiese ridendo. Quasi correva per stare al mio passo.
-Non lo so, okay? Vado a farmi un giro.-sospirai sbloccando le portiere della Corvette. Non aspettai una risposta e mi accesi una sigaretta, portandomelo fra le labbra.
Salii nell'auto e l'avviai senza sapere dove andare, poi ebbi l'illuminazione: la baia.
Lasciai che il piede affondasse sull'acceleratore e sgommai via, verso quell'unico luogo in cui ero in grado di ritrovare me stesso senza farmi una pista di coca o sballarmi con dell'alcol. Le stelle nel cielo scuro della California erano le uniche luci sulla strada che ormai percorrevo di rado. Accesi la radio e una vecchia canzone dei Bon Jovi iniziò in quell'istante, pronta ad accompagnare quella notte solitaria.
Quando arrivai alla baia, spensi il motore e scesi dall'auto, mi levai le vans e la maglietta scolorita, poi mi stesi sulla sabbia fina che poco più avanti incontrava la distesa azzurra che di giorno si trasformava in paradiso dei surfisti. Chiudi gli occhi e mi misi le mani dietro alla testa, piegai le ginocchia e spensi la sigaretta che avevo acceso salendo in auto. La mia mente, involontariamente, corse subito alla ragazza che avevo conosciuto quella sera. Mi ispirava un'idea di serenità assoluta anche quando mi era caduta addosso con quella birra. Era una sensazione fastidiosamente strana, e speravo di incontrarla di nuovo il prima possibile perché volevo davvero capire cosa fosse quella magneticità che mi attraeva ad Alex nonostante non sapessi più che il suo nome.


Paradiso all'improvviso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora