Worktrip~Viaggio di lavoro

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Quella doveva essere proprio una giornata nera per Louis Tomlinson.
Non solo il suo capo gli aveva appena comunicato che sarebbe dovuto andare una settimana a Oslo, per lavorare ad un progetto, aveva anche perso le chiavi della macchina, pestato un rotolo di carta igienica, che si era attaccato alla suola delle sue scarpe, il suo cappuccino era troppo zuccherato e, non sapeva per quale motivo, casa sua era illuminata.
Anche i ladri? Ci mancavano... solo quelli.
Salì le scale ed arrivó all'appartamento al terzo piano di soppiatto. Prese un estintore dalla cassetta attaccata al muro, di quelli che servivano per le emergenze (e quella lo era proprio), e fece girare la chiave lentamente, per non farsi sentire.
Appena aprì la porta, vide un' ombra muoversi nel buio (i ladri dovevano aver spento la luce) della stanza. In gran fretta azionó l'estintore e colpí in piena faccia l'ombra, che iniziò ad urlare e dimenarsi.
Cinque secondi dopo, tutte le luci si accesero, e, da dietro il divano, spuntarono fuori i suoi genitori, i suoi zii ed i suoi cugini, tutti con cappellini da festa con scritto 'Happy Birthday' in paillettes e trombette colorate.
Louis sbarrò gli occhi, iniziò a girargli la testa, il pavimento si capovolse e...svenne.
Si riprese qualche minuto dopo, sotto le cure preoccupate di tutti i parenti.
Appena riaprì gli occhi, peró, quello che sembrava essere stato solo un incubo si riveló essere la triste realtà: si era dimenticato completamente che fosse il suo compleanno, i suoi parenti gli avevano fatto una festa a sorpresa, e colui che girava per casa ricoperto di polvere bianca, che era contenuta nell'estintore, era il migliore amico di suo padre.
"Louis, caro, non ci aspettavamo che avessi una reazione del genere...ci fa piacere che tu sia cosí emozionato!" Gli disse sua madre, con voce mielosa.
Non ha davvero capito niente, pensó Louis, forse un po' sollevato.
"Ehm.. sí, grazie, non me l'aspettavo!" Rispose, cercando di mostrarsi contento.
"Oh, vieni, é meglio che mangi qualcosa."
Sua madre lo tiró in piedi e lo fece accomodare alla tavola imbandita, mentre anche gli altri prendevano posto.
Suo padre, come consueto, gli andò dietro senza farsi sentire e gli tirò le orecchie per.. 29 volte, poi, l'ultima, la trentesima, fu una tirata talmente forte che Louis credette che gli si staccasse l'orecchio.
A seguire, ricevette una bella pacca su una spalla dal migliore amico di suo padre, che lo fece serrare i denti per non girarsi e tirargli un ceffone.

Cenarono tutti insieme in fretta, e Louis scansó le varie domande di sua madre, sua zia, e pure sua cugina a proposito dello sposarsi.
Non voleva sposarsi ed ancora meno stare con una persona. Dover condividere le proprie cose ed il proprio tempo gli avrebbe prosciugato tutte le energie, ed invece lui doveva seguire la propria tabella di marcia. Tra le varie cose, in vetta agli obiettivi, c'era il raggiungimento della promozione, col conseguente aumento di stipendio.
E poi..voleva riuscire ad avere quella bicicletta da corsa che davano coi punti del distributore di benzina.
Aveva un sacco di cose da fare ancora, prima di sposarsi.
Doveva seguire la sua routine: alzarsi la mattina, lavarsi i denti, farsi la barba, fare una doccia ed andare a lavoro. Il suo adorato lavoro, nonostante a volte gli chiedessero di andare per qualche giorno in posti molto lontani, e lui odiava andare in albergo, nonostante lo mettessero sempre nelle suite di alberghi a cinque stelle.
Dover prendere l'aereo, doversi spostare e muovere in città che non fossero esattamente uguali alla propria, dover dormire in un letto che non fosse il proprio, lavarsi in un bagno estraneo, spezzava la sua quotidianità e non gli andava per niente bene.
Aveva i suoi ritmi ed i suoi tempi, e gli piaceva rispettarli a pieno perché era una persona molto metodica e precisa.

Purtroppo, qualche settimana dopo, Louis dovette preparare la valigia e rassegnarsi ad andare ad Oslo per una settimana. Sette dì e sette notti. Louis stava già male solo al pensiero, tuttavia si sforzò di mettere in valigia vestiti molto pesanti -l'inverno norvegese doveva esser proprio freddo!- e tutto il necessario per riprodurre la propria routine quotidiana anche là.

Alle sei e trentacinque in punto, due giorni dopo, Louis Tomlinson era già nel proprio posto, assegnatogli in precedenza, 56A, vicino al finestrino, sul Boeing 14 diretto ad Oslo, Norvegia.
Il 57A, il posto accanto a lui, era ancora vuoto e Louis decise di mettersi comodo, mettendo l'asciugamano che si era portato da casa, per evitare di entrare in contatto coi germi dell'aereo, sullo schienale ed abbandonandosi all'ascolto di Bach con le cuffie collegate all' iphone.
Ah..la musica classica lo rilassava, lo faceva estraniare dalla realtà e... bhé, gli faceva venire sonno. Infatti, poco dopo, si addormentó.

 Larry Stylinson One Shots ( Neighbours/Worktrip/Brooklyn baby.. e altre)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora