17. Let the games begin. PARTE II

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If I fail, I'll fall apart .
- Marina



PARTE II dell'inizio dei giochi.






Sono a pezzi, non so da quante ore sono rinchiuso qui dentro ma mi sembrano infinite

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Sono a pezzi, non so da quante ore sono rinchiuso qui dentro ma mi sembrano infinite.

Questo stronzo davanti a me non si riposa per più di due minuti di pausa tra un calcio o un pugno, e io ho male dappertutto.

La mia lingua lunga non aiuta perché continuo a provocarlo di continuo, per il gusto di vedere la sua faccia contorcersi dalla rabbia.

So che dovrei stare zitto, ma ogni colpo che ricevo fa zittire quelle che sono le voci nella mia mente.

I polsi mi fanno un male tremendo credo che tra poco mi si spezzino, le catene mi logorano la pelle umida mentre muovo le dita aprendole e chiudendole in continuazione cercando di non perdere la circolazione o di non sentirle più.

«Allora adesso devi parlare, sei un cadavere tenuto da dalle catene. Dimmi perché continui a disobbedire a quello che ti dice il mio capo.»

È appoggiato con tutto il peso del corpo con la mano su un bastone di legno, una mazza da baseball sembrerebbe.

La mia testa è abbassata, ho gli occhi serrati talmente forti che mi provocano un flebile dolore alle tempie.

Ho mille voci in questo momento nella testa e nemmeno una è positiva, sto cercando di non far subentrare la furia e la rabbia che è in me.

Se solo ci fosse un modo di slegarmi da queste catene già sarei fuori «Allora? Non farmi continuare a picchiarti sei distrutto, ma se proprio non rispondi te la faccio venire io la voglia.»

Appena finisce la frase, con uno slancio alza la mazza prendendo tempo e la scaglia sulle mie ginocchia.

Il dolore è lancinante alzo le gambe come per alleviare il dolore, ma peggioro solo le cose essendo che poi tutta la forza va nei polsi legati e appesi dalle catene di ferro.

Sento la vena del collo pronunciata che mi pulsa, alzo lo sguardo piano ho i capelli tutti fradici a causa delle secchiate gelate che ho ricevuto addosso.

«Puoi farmi tutto quello che vuoi, ma dillo al tuo capo che se ne pentirà perché lo uccido con le mie stesse mani.»

Parlo piano fermandomi ogni tanto cercando di incalcinare il dolore mentre lo guardo tra i capelli scompigliati e bagnati che mi ricadono sulla fronte.

Poisoned LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora