II.Where is the problem?

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Harry's pov
-Harry..-
Il mio compagno di stanza, Niall, mi spintonò con la sua immancabile delicatezza.
Se stava cercando di smuovermi, poteva benissimo lasciar perdere.
Mi rigirai dall'altro lato, urtando per sbaglio contro la biondina di ieri sera.
Com'è che si chiamava? Molly, Miranda?
-Cazzo, svegliati Harold.-
L'irlandese continuava imperterrito.
L'unica cosa che ottenne fu un grugnito da parte mia e le lamentele della ragazza di cui non ricordavo il nome che si era appena svegliata.
-Horan, levati dalle palle.- grugnii.
Niall sbuffò per poi andarsene, sbattendo ovviamente la porta.
Controllai con disinteresse l'orario, erano le otto.
Poco importava, quel giorno non sarei andato a lezione.
-Maledizione, il test di chimica!- urlò la ragazza.
Si alzò in fretta in furia, continuando ad imprecare.
Era terribilmente fastidiosa.
Si vestì con la stessa velocità in cui ieri sera mi aveva spogliato.
-Dio, la Donnel mi ucciderà!-
Mi trattenni per non mandarla a quel paese, che cazzo c'era da gridare così tanto?
Come se a quelle tutte tette e niente cervello come lei gliene importasse qualcosa dei risultati scolastici.
Bhè, forse paparino le avrebbe bloccato la carta di credito se non avesse raggiunto la sufficienza.
Non avendo nient'altro da fare, la osservai.
In fondo la ragazza non era male, come sempre ne avevo rimorchiato una abbastanza carina.
-Harry, devo andare.- disse dispiaciuta.
Io non lo ero per niente.
Non per essere insensibile, ma per me era solo una delle tante.
Parliamoci chiaro, non prendevo mai una ragazza seriamente.
Se qualcuno mi avesse dato del puttaniere non avrei certo potuto contraddirlo.
Ero fatto così. Mi volevo divertire.
Non costringevo certo le ragazze a venire a letto con me.
Anzi, molte volte erano loro a venire da me.
Magari non ero poi così stronzo, infondo ci tenevo sempre a mettere in chiaro che per me era solo puro divertimento.
Loro ci stavano, io scopavo allegramente.
Dov'era il problema?
-Ci sentiamo?- chiese, sulla soglia della porta.
-Contaci, Mellory.-
Si, come no.
-Melanie, mi chiamo Melanie.- sbottò infastidita.
Che palle.
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Con il pesante borsone tra le mani, sbattei la porta senza pensare al fatto che per poco non se ne veniva con me.
Oggi ero particolarmente svogliato, non avevo voglia di far nulla.
Il cellulare vibrò, segno che era arrivato un messaggio.
Pregai mentalmente che non fosse Melanie, essendo che dopo quella sera ovviamente non mi ero più fatto vivo.
Invece no, era Gemma.
Ancora peggio di Melanie, ancora peggio di chiunque altro.
Quella ragazzina -nana, peste, diavola, malefica- non la smetteva di fare la ribelle.
Il suo messaggio "ho deciso di farmi un piercing all'ombelico" me ne dette la conferma.
Mia sorella infondo mi ricordava un po' com'ero io a quattordici anni.
Si, come se adesso fossi vecchio e vissuto.
Ritornando a roba seria, dovete sapere che quando si trattava di Gemma diventavo più protettivo di mamma leone.
La vedevo ancora piccola ed indifesa. Inoltre, sapendo benissimo cosa passava per la mente di noi ragazzi, ero terribilmente geloso nei suoi confronti.
Io cercavo di non farlo notare, e ci riuscivo egregiamente. Escludendo la volta in cui minacciai di far perdere ad un ragazzino che la guardava l'uso del suo amichetto, oppure quando dissi ad un cretino che voleva uscire con lei che se l'avesse toccata sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe avuto la facoltà usare le mani.
Niente di che, insomma.
"Fallo e dirò a mamma della volta in cui hai provato a fumare." Risposi.
Bene, il problema Gemma era risolto.
Cos'era che dovevo fare?
Ah, gli allenamenti di calcio.
Continuando a smanettare con il mio cellulare, mentre mandavo un messaggio alla mia prossima preda, il mio sguardo cadde su Louis che rideva allegramente con una tipa.
Dopo aver dato una veloce occhiata al suo fondoschiena, che tra parentesi non era niente male, mi diressi verso gli spogliatoi per indossare la 'tenuta' da calcio,
una maglietta ed un paio di pantaloncini.
Non salutai Louis, non volevo disturbarlo.
Non era leale importunare il proprio migliore amico mentre era impegnato con una ragazza.
-Ally, ricorda che stasera vengono i miei amici. Non mettere in disordine la camera!- si raccomandò Lou.
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"Harry, stasera vieni a farmi un po' di compagnia?"
Il messaggio di una certa Lidia diceva questo.
Vedete? Erano loro che mi cercavano.
Cercai di focalizzare mentalmente l'immagine di questa Lidia, ma proprio non mi veniva in mente chi fosse.
Non era un dramma. Se avevo il suo numero era sicuramente decente.
Stavo per dare una risposta affermativa, ma poi mi ricordai che avrei passato la serata con Louis e gli altri quattro.
"Lid, stasera non posso proprio. Facciamo un'altra volta ;)"
-Haz, alle nove in camera mia!- esclamò Louis, prima di dirigersi fuori dagli spogliatoi.
Gli allenamenti di quel pomeriggio erano andati davvero benone.
Mi sentivo abbastanza in forma in quel periodo.
-Harold, hai visto la compagna di stanza di Louis?- domando Jack Dowson, il capitano.
Quel ragazzo mi stava incredibilmente sulle palle.
I capelli di un castano chiaro, gli occhi verdi -che trovavo decenti solo perché anche io miei erano verdi- alto e muscoloso.
La popolazione femminile del College catalogava me e Jack nella categoria di 'quelli da scopare'.
Oltre a farmi concorrenza nella squadra, perché ero io che volevo essere il capitano, Jack mi dava quindi problemi anche con le ragazze.
Se adocchiavo una tipa, dovevo fare attenzione al fattore Jack.
-La vedrò stasera.- risposi indifferente.
Da una parte ero curioso nel vedere chi fosse la ragazza, dall'altra ero terribilmente scocciato. Per colpa della brillante idea di Louis di farcela conoscere, quindi anche per colpa sua, avevo dovuto rinunciare alla dolce compagnia di quella Lindy. No, Lidia.
-Prima o poi voglio conoscerla.- continuò Dowson, come se lo stessi ascoltando. -Allyson è una bomba.-
Buon per lui.

Allyson..Ally.. Oh, quella con un culo niente male!
Stavo per aggiungere che neanche mia nonna l'avrebbe cacato, ma mi trattenni in quanto non volevo ritrovarmi dal dentista a farmi impiantare tutti e trentadue i denti.
Per quanto mi costasse ammetterlo, l'aggettivo 'muscoloso' con cui avevo descritto Jack era più che azzeccato.
Non era uno di quei tipi che avevano trenta chili di muscoli, ma era comunque più robusto e leggermente più alto di me.
Peccato, non immaginate nemmeno quanto gliene vorrei dire.
Fa niente, imprecare mentalmente contro di lui portava comunque buoni risultati.

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