Play with the meat before you feed it to the lions.

489 36 4
                                    

Mi svegliai in un letto freddo, rannicchiata in posizione fetale.
Avevo a malapena dormito a causa dei ricordi della notte precedente, il volto ferito di Justin era impresso nella mia mente. Non avevo intenzione di farlo soffrire in quel modo, anzi stavo cercando di evitarlo. Forse mentirgli su SA non era una buona idea. Chiusi gli occhi. Perché stavo facendo del male alla persona che amavo?
Frustata, spinsi via le coperte e mi legai i capelli in uno chignon disordinato. No ero in vena di preoccuparmi del mio aspetto. Giocherellando con il nastro della mia camicia da notte, un profumo dolce mi riempii le narici mentre raggiungevo la porta della mia camera. Quell'odore mi fece ricordare che era domenica mattina e mia mamma era solita svegliare me e Alex preparando le frittelle. Dio, lei e papà mi mancavano più di ogni altra cosa. Non si erano nemmeno tenuti in contatto con noi come avevano promesso, il mondo li stava trattando bene a quanto pare. Non li incolpavo. Tutto era meglio di questa merda.

«Buoooooongiorno sorellina!» urlò mia sorella, non appena entrai in cucina. Era appoggiata contro il muro, con un tazza blu tra le mani e lo sguardo rivolto da un'altra parte.

Avvicinandomi, capii costa stava fissando. Justin era ai fornelli e stava preparando i pancakes. Ed era in boxer. Ecco perché mia sorella era così interessata alla cucina.
«Justin, come fai a capovolgere quei pancakes coooosì bene?» Chiese sognante, con gli occhi fissi sul suo culo. Pervertita.
«Beh, è abbastanza semplice, tutto quello che devi fare è tenere ben salda la padella, agitare avanti e indietro e poi..» si fermò per far girare un altro pancake «capovolgere»
Alex si more il labbro inferiore, afferrando un piatto dalla credenza.
«Allora, questo è il mio pancake?» Ridacchiò, e Justin sorrise in cambio.
«Certo tesoro» Disse, togliendo il pancake dalla padella e facendolo scivolare nel piatto che gli porgeva Alex. Lei arrossì mentre usciva dalla cucina.
Esitai, non sapendo cosa fare. Justin sembrava stare bene. Stava forse cercando di dimenticare l'altra sera?
«Hai bisogno di qualcosa, Sutton?» Chiese Justin, strofinandosi il petto nudo distrattamente. Ce la stavo mettendo tutta per non correre da lui e baciarlo, era così perfetto. Dai suoi fianchi ai tatuaggi, ai capelli arruffati e alla sua voce roca.
«Sto bene così grazie» Deglutii, aprendo il frigo per prendere un succo d'arancia. L'aria fredda colpì il mio viso arrossato. 'Resisti Sutton.' Continuavo a ripeterlo come un mantra.
La cucina si riempì di un lungo silenzio imbarazzante dopo aver preso posto a tavola. Justin mi stava di fronte, mentre mangiava il suo pancake.
«Mi dispiace per ieri sera» Sbottai, mangiandomi le unghie. Justin mi fissò per un secondo prima di tornare al suo pancake.
«Sutton, non devi amarmi. Non scusarti.» Parlava con calma, con un sorriso appena accennato.
«Non mi hai lasciato spiegare-»
«Perché non c'era nulla da spiegare» Disse in fretta, le sopracciglia aggrottate.
«Ho solo bisogno di più tempo»
«Te lo sto dando» Justin alzò la voce, sbattendo un pugno sul tavolo così forte che il mio bicchiere cadde in frantumi sul pavimento. Sussultai. Avevo innescato la rabbia di Justin.
«Mi dispiace» Disse subito, passandosi una mano tra i capelli. «Mi dispiace di aver reagito così. Basta poco per farmi scattare.»
«Va bene» La mia voce tremava mentre raccoglievo i cocci dal pavimento e li gettavo nella spazzatura. Alex arrivò di corsa, con un'espressione confusa sul viso.
«Va tutto bene?Ho sentito gridare» Balbettò, spostando velocemente lo sguardo da me a Justin.
«Alex và via per favore» Mormorai, completamente stufa del suo interromperci ogni volta.
«Bè mi dispiace!» Esclamò, scuotendo la testa verso di me. «Vado a chiamare Nate per uscire.» Si girò sui tacchi,stizzita e se ne andò.
Ci fu di nuovo un silenzio imbarazzante mentre fissavo la schiena nuda di Justin.
«Vuoi che me ne vada?» Chiese, voltandosi verso di me. «Posso andarmene, non voglio restare da qualche parte dove non sono il benvenuto.»
«Justin è ovvio che voglio che tu rimanga.» Mi alzai dalla sedia, e stavo per gettargli le braccia al collo quando mi ricordai del mio piano. Mi stava uccidendo.
«Che succede Sutton?»
Questa era l'unica domanda a cui non potevo rispondere.
«Non lo so» Mormorai goffamente mordendomi il labbro.
«Allora lascia che mi prenda cura di te, lascia che ci sia per te.» Pregò, avvicinandosi a me.
«Mi dispiace» Sussurrai, prima di correre fuori dalla cucina. Mi rinchiusi in camera, sbattendo la porta
Nessuno aveva detto che sarebbe stato così difficile difendere qualcuno che ami. Io e Justin eravamo..qualcosa. Riuscivo a percepire il pericolo intorno a lui, come se qualcosa di inaspettato mi sarebbe accaduto da un momento all'altro. Mi aveva dato avventura, ed emozione. Non potevo rischiare che lui diventasse un bersaglio ancora più facile per Liam. Avrebbe potuto ucciderlo se avesse scoperto che stavamo insieme.
Ding.

Signed Anonymous.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora