I noticed something that caused my stomach to twist in on itself.

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«Sei al sicuro.» Una voce angelica cantò dolcemente nella mia testa,ancora e ancora.

All'inizio era solo un lieve sussurro, portato via da un silenzio assordante. Una lenitiva, tranquilla ripetizione che mi aiutò ad uscire dall'incoscienza. Ad ogni modo, le luci iniziarono a svanire, e la voce iniziò ad aumentare di volume e ampiezza. Mi rimbombava nella testa, infliggendomi un dolore martellante. SEI AL SICURO- ruggì, portandomi alla realtà.

Mi misi in piedi ricordando gli eventi traumatici della sera prima. Guardandomi velocemente intorno rimasi stupita che fossi ancora viva. Mi aspettavo di ritrovarmi in un posto deserto, rapita o abbandonata nel vicolo (se fossi stata fortunata). Sbirciai la stanza, lasciandomi sfuggire un grido.

Era la mia camera.

Tutto era al proprio posto: il mio macbook stava ai piedi del letto dove lo lasciavo sempre; il mio tavolo era pieno di libri e riviste; il mio acchiappasogni era sulla testiera del letto e la mia porta era chiusa come ogni notte. Come diavolo ero arrivata lì?

Sapevo di essere ubriaca, andiamo, riuscivo a malapena a restare in piedi figuriamoci se sarei riuscita a trascinarmi fino a casa! Anche se l'alchol aveva invaso il mio sistema immunitario ricordavo tutto di quella notte; ricordavo l'incidente nel vicolo come se fosse successo 5 secondi prima. La voce di quel ragazzo, Rutherford, e le sue continue supplice continuavano a ronzarmi in testa. E la sua faccia pallida e spaventata che giaceva sul pavimento freddo mi balenò nella mente, facendomi arrivare le lacrime agli occhi. Ero troppo confusa in quel momento. Ero io troppo ubriaca o? Massaggiandomi la testa, sgusciai fuori dal mio letto, ancora con gli stessi vestiti dell'altra sera e cercai di respirare. Poi misi gli occhi su qualcosa.

C'era un biglietto nella mia pochette che avevo preso la scorsa notte. Il pezzo di carta era piegato e appoggiato sulla seta della borsa. Cautamente, presi il foglio di carta nelle mie mani tremanti. Lo aprii, il mio cuore batteva forte nel mio petto quasi a voler fuggire nella luce del mattino che penetrava dalla mia finestra. Era scritto in una perfetta calligrafia.

'Devi stare più attenta Sutton. Ci sono cose che non sai. Persone di cui non devi fidarti. Cancella dalla memoria ciò che è successo, altrimenti sarai la prossima. -SA.'

Deglutii, leggendo e rileggendo il messaggio rapidamente. Era stato SA a portarmi a casa? E cosa intendeva dire con 'tu sarai la prossima'? Quei ragazzi del vicolo non mi conoscevano ...giusto? Non avevo riconosciuto le loro voci, ma chi nel mio stato lo avrebbe fatto? Tutti ciò che sapevo era che ero grata a chiunque mi avesse salvata da lì. C'era solo un problema. Come facevano lo zio Dom e Alex a sapere che ero tornata a casa sana e salva?

Prendendo il primo vestito che mi capitò a tiro e aprendo la porta, mi precipitai nella camera di Alex. Stava parlando a telefono con qualcuno, ridacchiando e massaggiando al computer.

«Alex!» Sibilai, entrando nella sua camera. Si girò bisbigliando un 'Vattene' con uno sguardo severo. Ridacchiai, trovando esilarante ciò che stava accandendo.

«Scusa Nate,ora devo andare. Mia sorella mi sta assillando. Posso richiamarti dopo?» Ci fu una breve pausa, qualcuno stava parlando dall'altro lato del telefono. «Okay, ciao!» Sorrise, parlando nel modo più dolce del mondo. Nel momento in cui mise giù, fu come se il diavolo l'avesse posseduta. Niente scherzi.

«Che problemi hai?» Urlò, come un'ossessa e lanciandomi sguardi di fuoco. Oh, se uno sguardo potesse uccidere. Ad ogni modo, avevo bisogno di risposte.

«A che ora lo zio Dom è venuto a prenderti alla festa?» Le chiesi casualmente, sedendomi su una sedia. Incrociò le braccia al petto in risposta, qualcosa che faceva quando A) Era annoiata o B) Stava per uccidermi.

Signed Anonymous.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora