2. THE PLACE

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Mi scorta lungo un corridoio bianco, con tante porte grigiastre, arrugginite e scrostate. Ogni tanto si sentono rumori, dietro quelle porte, ma per il resto l'edificio sembra deserto. Uno di quegli ospedali psichiatrici abbandonati, quelli dei film dell'orrore. Ogni tanto l'uomo si gira per verificare che io effettivamente lo segua, ma non vedo problemi di quel genere, visto che sono terrorizzata e non mi staccherei da lui neanche morta.

Dopo un paio di minuti di cammino attraverso il corridoio spoglio, ci fermiamo di fronte ad una porta perfettamente identica a tutte le altre. Lui la spinge, aprendo alla mia vista una stanzetta spoglia, anonimamente intonata ai toni bianchi del resto dell'edificio, ma tutto sommato abbastanza abitabile.

"Benvenuta nella tua nuova casa" sorride speranzoso.

"É bellissima."balbetto in risposta.

"Bene, ora, cara Cosette, tu non mi conosci ok? Non ti ho portata io qui e sono solo un dottore di questo posto, capito?"

"Perché?"

"Perché tecnicamente io non dovrei assistere nessuno né prendere nessuno sotto la mia ala. Per te ho fatto un'eccezione che però conferma la regola, ricevuto? Sopra il letto c'é tutto ciò che ti serve, vestiti, biancheria, e il necessario per una doccia. Divertiti."

E se ne usce di fretta in corridoio. Rimango spiazzata dal suo cambio di tono nei miei confronti, ma stranamente ho capito. Sono qui per una pura e semplice botta di culo. Mi guardo attorno. Sono felice, per il momento. É tutto ok.

Afferro le poche cose che sono appoggiate sulle lenzuola bianche e pulite, ancora piegate ai piedi del letto. Dovrò farmi il letto da sola. D'accordo, non sarà così terribile. Prima di ridurmi così sapevo farlo. È tutto ok.

Ma lo farò dopo, prima devo darmi una strigliata. C'é una piccola porta, sul muro destro, appena di fianco al letto. La apro con la massima cautela, e mi ritrovo in un piccolo bagnetto tappezzato di piastrelle blu scuro. Sembra molto più accogliente della stanza angusta in cui mi trovavo prima. É carino. Pulito, accogliente, perfetto. É ancora tutto ok.

No, ora non é per niente ok. Ho appena finito di buttare giù tutto lo sporco e le incrostazioni da corpo e capelli, sperando vivamente di non intasare lo scarico, e ho indossato i vecchi leggins neri (stranamente attillati, dato la minima circonferenza delle mie gambe) insieme alla enorme felpa blu sformata che erano appoggiati sul letto. Devo avere un aspetto abbastanza infelice, ma tutto sommato sono comoda. Il vero dilemma ora però é: come diavolo si fa un letto?!

Non ho nemmeno la minima idea di a chi potrei chiedere...

Esco dalla mia stanza e mi avventuro nel corridoio deserto, in cerca di un inserviente o un nonsocosa che sappia come fare. Osservo ogni singola porta in cerca di un minimo rumore, guardando a destra e a sinistra quando...

Sbam.

"Heheihei, piccola, guarda dove cammini" sbotta la voce bassa del ragazzo a cui sono andata addosso. Si rialza e si pulisce i pantaloni neri strappati con le mani. Sembra un po' infastidito, ma tutto sommato amichevole.

Mi pianta addosso due occhi color del mare, profondi, e mi osserva. Un sorriso dolce comincia a distendersi sul suo volto, tirando il piccolo anello nero che gli buca il labbro inferiore.

"Ciao bellissima" mi saluta. Poi ride: "Che hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Non parli?"

"N...no, cioè sì...però boh cioè sì parlo. Scusa non ti avevo visto" farfugliai impacciata.

"Hai bisogno di qualcosa?" chiede, sempre ridacchiando.

"In effetti...si. Tu hai idea di come si rifaccia un letto?" borbotto io cupa.

"Oh piccolina" ride come un demente: "Ti aiuta zio Luke a fare il letto, principessa"

Si vede lontano anni luce che mi ha preso per scema.

"Sfotti meno, grazie. Ho vissuto gli ultimi sei mesi in strada, da circa tre mi sveglio ogni mattina senza il ricordo del giorno precedente. Non é carino."

Non sembra essere troppo sconvolto da questa fiumana di disgrazie che gli ho catapultato addosso, però almeno smette di ridere.

"Ok, principessa, ti aiuto io. Dov'é la tua camera?" gliela indico. Si dirige a passo spedito verso la porta, per poi aprirla con disinvoltura. Io lo seguo a rilento, e quando entro in camera, lui ha già quasi finito.

A lavoro ultimato, appoggia il cuscino e si siede sul letto, sempre sorridendomi.

"Tu chi sei?" chiede

"Non...fino a due ore fa non lo sapevo neanche io."

"E adesso lo sai?" incalza lui.

"Cosette"

"Ciao cosette. Sai che hai un nome orribile?" ridacchia.

"Non l'ho mica scelto io" e lo fulmino con lo sguardo.

"Scherzavo, principessa, tranquilla. Come mai sei qui? Ah no aspetta forse lo so io." si alza e va alla porta. Osserva un piccolo foglio appeso.

"Uhm...anoressia, droga, prostituzione, amnesia, autolesionismo. Sei un bel tipetto a quanto vedo." Afferma. Poi mi guarda.

"Io sono Luke. Droga, alcolismo, malaffare. Ormai é un'anno che sono chiuso qua dentro. Ma dubito che t'interessi. Ora ti lascio. Bye-Bye, principessa." l'ultima frase la dice marcando l'accento australiano.

"Oh...ah...ehm...si, ci vediamo" balbetto.

"Ah, e se hai bisogno, io sono nella camera 715. Qualsiasi cosa, bussi." sorride, mi fa l'occhiolino e poi sparisce chiudendosi la porta alle spalle.

Sono ancora un po' spiazzata dall'uraganico passaggio del biondino, e mi appoggio alla scrivania di legno chiaro attaccata al muro di fronte al letto.

Ho fatto conoscenza. É un passo avanti. Ho fatto conoscenza con un ladro drogato e alcolizzato, ma lui é messo sempre meglio di me.

Una fiumana di pensieri, dubbi, domande mi assalgono, e appoggio la testa sul cuscino fresco cercando di calmarmi, devono essere circa le otto di sera, e per la prima volta dopo mesi, dormo come una bambina.

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