~Stronzo.~

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Era appena uscito da scuola e già era in marcia verso casa. Quello sguardo freddo era sempre rivolto davanti a sé, eppure sembrava assente. Non aveva neanche aspettato Calum, e di solito non faceva neanche un passo se non c'era lui. Era strano. Quegli occhi azzurri che a primo impatto dimostrano una gran selvaggità, se messi in altri punti di vista, dimostravano ben altro.
Il cielo era grigio. Come se dovesse piovere, ma non si decidesse a farlo. Il vento abbastanza forte gli colpiva il viso, andando anche tra i suoi morbidi capelli, che ondeggiavano leggermente all'indietro.
Passarono dieci minuti di cammino, eppure casa sembrava ancora lontana, ma appena svoltato l'angolo, si ritrovò di fronte alla staccionata bianca, in alcuni punti scorticata, di casa sua. Aprì la piccola porticina in legno e con passi rapidi entrò; la richiuse, avviandosi per il vialetto, fiancheggiato da un giardino ben curato, con qualche cespuglio in fiore e qualche aiuola colorata. Sembravano gli unici colori presenti in quella via, padroneggiata da piccole villette a schiera grigie. Prese la chiave dalla tasca laterale dello zaino e, dopo averla immessa nella serratura e dopo qualche giro, aprì la porta, richiudendola poco dopo essere entrato, lasciandosi alle spalle il mondo esterno.
Davanti a sé c'era un piccolo corridoio, con una porta sulla sinistra e delle scale a chiocciola sulla destra. La porta portava alla piccola sala da pranzo, una stanzetta poco illuminata e abbastanza piccola. C'era un divano con una fodera bianca su un lato, una televisione di fronte ad esso, una finestre di fronte alla porta ed altre due entrate: una portava alla cucina, l'altra al salotto. La cucina era piccola e ci entravano al massimo due persone. Il salotto era grande. Un divano arrotondato occupava mezza stanza. L'altra metà era occupata da mobili in legno d'ebano ed un tavolo.
Il divano racchiudeva uno spazietto in cui c'era un tavolino in vetro ed una televisione abbastanza grande.
Luke, evitò quelle stanze e, senza toccare cibo, corse su per le scale, entrando nella porta in fondo al corridoio: la sua camera. Era una stanza molto disordinata, con vestiti sparsi ovunque ed una scrivania in un angolo. C'era un letto da due piazze, il quale era attaccato al muro, con sopra una lampada anch'essa attaccata alla parete, di un colore rosso fuoco, in alcuni punto un po' sbiadito. Buttò lo zaino ai piedi del letto, sul quale il ragazzo si lanciò.
Fissava il soffito. Pensava a quella ragazza. ~Ei... Ai... En... come si chiamava?~ continuava a pensare fra sé e sé. ~Angel, giusto.~ il nome gli saltò in testa così, d'improvviso. Allo stesso modo se ne andò, lasciando spazio a quegli occhi; occhi marroni, che trasmettevano un mare di emozioni. A quel sorriso, che faceva venir voglia di sorridere a tutti. Perfino a lui, che di sorrisi veri non ne dava ormai da tempo. Si sentiva uno stupido; non doveva trattarla così a scuola. Era fragile. Si definiva un emerito idiota. Ecco cos'era: un idiota, come gli dicevano gran parte delle ragazze che si illudevano di una possibile storia con lui. Ora che ci pensava, si sentiva in colpa anche per loro. Non sapeva cosa gli stava succedendo. Era solo che prima non aveva mai riflettuto su cose di questo genere, mentre ora si mescolavano una dopo l'altra tutte le emozioni represse. Cos'aveva fatto di male per provare tutto ciò in un momento solo? Beh, ora che ci pensava, iniziò a chiedersi cosa non aveva fatto di male. Si era comportato come un coglione nella sua vita finora. Tentava con molti tentativi di pensare ad altro, eppure l'immagine era sempre quella. Sempre lei. Angel. Chiuse gli occhi, con in mente lei. Una parola sola gli rimbombava nella testa, la quale, secondo lui, lo descriveva perfettamente: ~stronzo.~

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 18, 2016 ⏰

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