Primo giorno

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Il bus quel giorno ritardò di ben venti minuti, la scuola era troppo lontana; Era in centro mentre io ero in un paese.
Così lo aspettai, arrivai un po in ritardo.
Era enorme lì dentro, una struttura grandissima a molti piani.
Mi affrettai a trovare la mia aula, la 23..Secondo piano.
Mentre correvo per i corridoi caddi in avanti.
<<Ahi! Ahi!>> dicevo strizzando gli occhi.
Ero caduta perché le scarpe di mia madre mi stavano troppo grandi.
Provai ad alzarmi, vidi una mano aperta davanti la mia.
Alzai gli occhi; Era un ragazzo.
<<Su, ti aiuto.>>
Un po impacciata gli afferrai la mano e mi tirai su, appoggiandomi sulla sua spalla.
<<È il tuo primo giorno?>>
<<Si, che si sta svolgendo male.>>
<<Dai, hai incontrato me!>> Disse ridendo.
L'idea che un ragazzo mi avesse parlato mi era nuova, mia sorella Sarah era sempre pronta ad allontanare riempendo la testa di fandonie a tutti i ragazzi che provavano a fare amicizia con me.
Anche perché non avevo nemmeno un amico, anzi si.. Soltanto Lucynda.
L'avevo conosciuta alla scuola elementare e lei non mi ha mai tradita, è un anno più piccola di me ed ha i capelli rossi.
<<Che aula sei?>> disse il ragazzo interrompendo i miei pensieri.
<<23, Aula 23.>>
<<Oh, anch'io.>>
Così camminammo, finché arrivammo li, davanti a quella porta rossa con un enorme foglio "Aula 23" .
Quando la porta si aprì tutti si voltarono verso di noi, ed un tizio con un abito elegante e una lente agli occhi si alzò.
<<E voi chi siete?!>> Urlò.
<<Alunni.>> Disse il ragazzo provocando una risata generale nell'aula.
Il professore sembrava un po infastidito.
<<Che spiritoso! Cosa vi porta a venire in ritardo?>>
<<Una ragazza a terra con una caviglia spezzata.>> Disse indicando il mio piede alzato dal pavimento.
<<Cosa?>> Guardò stano.
<<Sono Charlie.>> Dissi presentandomi.
<<Su, filate.>> disse sedendosi.
La lezione iniziò, ma stranamente non capivo molto..Perché quel ragazzo continuava a fissarmi.
Mi sentivo parecchio a disagio, infatti allora di pranzo scappai in mensa cercando di non farmi vedere.
<<Perché scappi?>> sentiì da dietro.
Mi voltai, e c'era lui.
<<Non scappo.>> dissi guardandolo.
<<Sono Noah.>>
<<Io sono Charlie.>>
Iniziammo a parlare, si sedette vicino a me.
<<Che mi dici di te?>> Disse mentre mangiavo.
<<Non c'è molto da dire, assolutamente nulla.>>
<<Come nulla?>>
<<nulla, meno di quanto immagini.>>
<<Dimostralo.>>
<<Vengo da Washington e..nient'altro.>>
<<Woh, che forza.>>
<<Io vengo dal Texas.>>
<<Wow, e cosa ti porta qui?>>
<<Il college.>> Disse.
<<Capisco.>>
<<E te?>>
<<La mia famiglia.>>
<<Che intendi?>>
<<sono stata adottata.>>
Ci fu un imbarazzante silenzio.
Poi mi chiese altro, evitò di farmi altre domande perché magari pensava che la ferita fosse ancora aperta.. mentre invece ho già superato, ma da sempre.
Per me mia madre non è quella persona che mi ha partorito, ma quella che mi ha accudito fino ad ora.
Madre non é chi ti abbandona,no.

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