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"Sta piovendo." la voce di mia sorella Trisha mi fece riemergere dal mio mondo, quello in cui ero sempre felice e niente o nessuno poteva abbattermi
Ma purtroppo quello era il mio mondo, non il mondo in cui vivevo veramente.
"Sai che novità.." risposi
"E dai Cheryl, possibile che proprio non ti piaccia la Germania?" chiese di nuovo mia sorella stendendosi sul suo letto.
"Sinceramente? Mi fa schifo la Germania. E' da una settimana che siamo qua e non ha mai fatto una giornata di sole! Siamo a luglio, cazzo!" mi alzai dal letto e aprii l'armadio della mia nuova camera, nella mia nuova casa ma soprattutto nella mia nuova famiglia.
"Trisha, Cheryl! E' pronta la cena!" la voce di mio fratello minore mi arrivò come una nota stonata.
E più stonata di quella giornata ce ne voleva!
"Cosa ci sarà stasera per cena? Un'altra di quelle zuppe tedesche?" chiesi ironicamente a mia sorella
Storsi la bocca e appoggiai il cellulare sopra il comodino poi io e Trisha scendemmo le scale.
Ci sedemmo ai nostri posti e dopo la preghiera, che io non dissi, iniziammo a mangiare.
"Allora ragazze, avete girato un po' per la città in questa settimana?" chiese August, quello che doveva essere il mio nuovo padre.
"Ha piovuto sempre, come abbiamo fatto ad uscire?" chiesi ironicamente
Mia sorella mi guardò male.
Lei a differenza mia si era già abituata alla nuova famiglia, alla nuova casa e alla nuova città ma non era il mio caso.
Il silenzio regnò sovrano per tutta la durata della cena.
"Cheryl, tutto bene?" chiese Adele, la mia nuova madre.
Annuii senza dire una parola ma in realtà non andava tutto bene, non andava bene per niente.
Mi mancava quella che fino a sei anni prima era stata la mia casa e anche la mia città natale e i miei amici più di tutti.
"Sei sicura che vada tutto bene?" chiese poi August
"No, non va per niente bene. Non so se l'avete capito ma questa non è la mia casa, non è la mia città e voi non siete i miei genitori.
Mi manca Los Angeles, la mia casa con la piscina e mi mancano i miei amici.
Odio la Germania, l'ho sempre odiata. Qui siete troppo precisi e io non sarò mai così."
"Signorina, ti ordino di non parlarmi così!" si alzò dal tavolo August battendo i pugni
"Non puoi ordinarmi nulla visto che non sono tua figlia e tu non sei mio padre."
Andai in quella che era la nostra camera e infilai una felpa, presi il cellulare e le cuffiette, le sigarette e la maglia che mio padre mi aveva regalato del Borussia Dortmund pochi giorni prima di andare in prigione per rapina a mano armata.
Avevo sempre odiato la Germania proprio per mio padre, tedesco di nascita.
Non c'era mai per me eppure lo avevo sempre considerato come mio eroe.
Sbattei la porta della camera e scesi le scale velocemente prendendo come ultima cosa le chiavi di casa, se mai fossi voluta rientrare anche se dubitavo di farlo.
"Dove stai andando?" chiese Adele
"Non lo so." le risposi fredda poi chiusi la porta di casa alle mie spalle e ringraziai il cielo di aver smesso di piovere.
Percorsi la strada fino a che non mi trovai davanti ad un campetto da calcio.
Avevo sempre amato quello sport e quando frequentavo il liceo a Los Angeles ero capitano della squadra femminile.
Sia io che mia sorella giocavamo a calcio, io in attacco e lei in porta.
Girai attorno a tutto il campo e arrivai davanti al cancello.
Lo scossi un po' ma era chiuso da un lucchetto arrugginito come se fosse chiuso da anni.
"Strano, per come è arrugginito il lucchetto si direbbe che è chiuso da anni ma per come è il campo sembra abbastanza frequentato.." pensai
Cercai di vedere se riuscivo a togliere la catena o comunque ad entrare ma il lucchetto era resistentissimo.
Provai ad arrampicarmi sulla rete ma scivolai dopo due secondi e finii con il sedere per terra.
"Vuoi una mano?" sentii dire da una voce maschile alle mie spalle.
"No grazie, faccio da sola."
Mi alzai in piedi senza nemmeno guardare il ragazzo alle mie spalle e cercai di arrampicarmi di nuovo.
Lo sentii ridere e fece il giro del campo.
Stavo per scavalcare la rete e lo vidi già dentro al campo a lanciare il pallone verso la rete.
"Scusa, come sei entrato?" chiesi quando atterrai con un salto degno di una cheerleader.
"Da lì." disse indicandomi un buco sulla rete "Entro sempre così in questo campo. Il mio amico si è perso la chiave del lucchetto e non sappiamo come aprire il cancello.." continuò ridendo e solo allora notai il suo sorriso perfetto e i suoi occhi azzurri.
"Buono a sapersi.." risposi
Tolsi il cappuccio della felpa mostrando i miei capelli biondo cenere legati in una treccia laterale.
La luce bianca che illuminava il campo sfarfallava e rendeva il clima abbastanza tetro.
Presi il pallone da calcio dalle sue mani e iniziai a palleggiare.
"Sei brava, dove hai imparato?" mi chiese sorpreso
"A liceo. Ero capitano della squadra femminile." risposi stoppando il pallone
"Non immaginavo che le femmine potessero avere una squadra di calcio a liceo.." rispose
"E io non immaginavo che i maschi fossero ancora dei cavernicoli che immaginano la donna come casalinga e basta." dissi con tono accusatorio
"Scusami.." rispose lui grattandosi la testa coperta dal cappuccio della felpa rossa con lo stemma del Bayern Monaco.
"Non importa, ci sono abituata." gli lanciai il pallone e lui lo prese di testa mandandolo direttamente in rete.
"I miei complimenti." dissi "Ti va una partita da porta a porta?" chiesi poi
"Volentieri..vediamo che sai fare!"
Accettai la sfida e mi tolsi la felpa mostrando la maglia del Borussia Dortmund col numero 9 di Lewandowski, l'attaccante preferito di mio padre.
Non l'avevo mai visto in faccia a questo Lewandowski ma mio padre si intendeva di calcio e se lui diceva che era veramente bravo, era così.
Si tolse la felpa anche lui e mostrò la maglia numero 10 del Dortmund.
"Bella quella maglia, di chi è?" chiesi riferendomi alla maglia
Lui si girò e mostrò il nome di 'Gotze'.
"Tu?" chiese poi
Mi girai.
"Lewandowski. Mi dicono che sia veramente bravo con il pallone e adesso poi gioca nel Bayern Monaco." disse
"Lo so, mio padre ha bestemmiato di brutto quando il Borussia l'ha venduto. Era veramente innamorato di quel giocatore."
Sorrisi e lui con me.
"Quanti anni hai?" mi chiese
"Ventuno, tu?" risposi
"Ventisei." disse "Bene, allora inizia tu. Ai più piccoli il primo tiro."
"Vedi di non pentirtene poi."
Mi lanciò il pallone e lo presi al volo.
Mi andai a posizionare tra i pali e appoggiai il pallone per terra in attesa che anche lui arrivasse all'altra porta.
Non appena vidi che si era posizionato presi il pallone tenendolo in equilibrio con il piede poi, con un piccolo colpo lo feci rimbalzare sulla fronte e poi di nuovo a terra.
Tirai una cannonata diretta nell'angolo in alto a destra e segnai il primo gol.
"Brava ragazzina!" disse facendomi un applauso.
Giocammo tutta la sera fino a che non sbollii la mia rabbia.
Guardai il cellulare che tenevo in silenzioso e vidi dieci chiamate perse da Adele, dieci chiamate perse da August e una miriade di messaggi da Trisha.
"Scusa ma io devo andare a casa o i miei m'ammazzano."
Raccolsi la felpa e la infilai poi presi il cellulare uscendo dal buco nella rete seguita da quel ragazzo.
"Ehi aspetta! Come ti chiami?" chiese fermandomi per un polso
"Cheryl, tu?" risposi guardandolo negli occhi
"Robert. Piacere."
Mi tese la mano e la strinsi.
Non appena ci toccammo sentii una scossa e una scia di brividi.
"Grazie per la serata, Cheryl."
Mi sorrise.
"Grazie a te." risposi altrettanto sorridendo
"Ci vediamo domani?" chiese
"Probabile.."
Mi voltai e ripresi la strada di casa lasciandolo lì e ripensando a quanto fosse bello quel ragazzo.
Non si era fatto problemi a giocare a calcio con una ragazza e questo mi stupì e non poco visto il poco cervello che hanno si solito i maschi.
Mi rigirai dopo qualche passo e lo salutai con la mano e venni ricambiata poi girai l'angolo e non lo vidi più.

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Ciao bellezze!
Questa è la mia nuova storia, spero che vi piaccia..
Fatemelo sapere come al solito.

Questo capitolo è dedicato a _maripellican_ .
Grazie di tutto.❤️❤️

Alla prossima.
-Emily.

Ci siamo fatti male ma ci veniva bene || Robert LewandowskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora