17.

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Ero seduta in spiaggia a guardare le onde del mare che si infrangevano sul pontile alla mia destra e sugli scogli alla mia sinistra.
Spostai lo sguardo verso la mia tavola da surf vicino a me e sorrisi inconsapevole di averlo fatto, pensando a quel mese passato da sola a casa mia; mi alzai e infilai la muta corta ed entrai in acqua.
Mi sedetti a cavalcioni sulla tavola guardando la sabbia sul fondo del mare che si spostava a seconda delle onde, legai la cavigliera della tavola alla mia caviglia destra e iniziai a nuotare verso le onde che si avvicinavano sempre di più.
Appena vidi un'onda adatta mi alzai in piedi e me la godei come mai in vita mia.
Passai in mezzo a quell'acqua che non toccavo da quasi un anno.
Pur essendo maggio faceva tanto caldo e di gente che aveva surf ce n'era fin troppa.
Uscii dall'acqua dopo quasi due ore e tornai subito a casa.
Mi feci una doccia e notai che era già mezzogiorno.
Mangiai un panino al volo e uscii di nuovo, era sabato e per Los Angeles c'era tantissima gente. Cittadini e turisti.
Sentii due ragazzi dall'accento spagnolo e altri ragazzi dall'accento tedesco passarmi a fianco. Mi vennero i brividi a sentirlo dopo così tanto tempo.
Cercai di trattenere tutte le lacrime che mi ero prefissa di non versare per lui ma non riuscii a trattenermi.
Passai davanti ad un negozio con delle televisioni esposte e vidi un servizio sulla finale di Champions appena giocata in Europa tra Bayern Monaco e Real Madrid vinta dal Bayern.
Quando avevo saputo che i ragazzi erano arrivati in finale li avevo chiamati tutti, tranne Robert.
Per ultimo avevo fatto i complimenti a Mario che mi disse: "Lui aspetta la tua chiamata più di tutti."
Ma non lo chiamai.
Mi trovai un suo messaggio il giorno della finale.

Da: Rob💘
A me non lo fai l'in bocca al lupo?
Sappi che se segno il gol sarà tuo, come al solito e che mi manchi, anche se te lo dico tutti i giorni ormai.
Ti amo come al solito.

Mi mancava come l'aria e in finale aveva segnato e mi aveva dedicato il gol mimando con la mano la mia iniziale.
Toccai istintivamente il collo con quella collana che portavo sempre quando vidi il gol e mi scese una lacrima quando vidi il fallo dell'infortunio.
Pepe era entrato malamente su di lui che era caduto male e si era preso una distorsione al ginocchio destro.
Uscì in barella ma la gioia di alzare la coppa l'ebbe comunque.
Comprai le cose necessarie per cibarmi un altra settimana poi chiamai un taxi e mi devi portare in un posto che non vedevo da molto tempo.
"Sono qui per Erik Schmid, detenuto numero 2534." dissi alla guardia giurata all'entrata del carcere.
"Prego, segua lui." disse indicandomi un altro poliziotto.
Mi avvicinai e lo seguii fino alla stanza degli incontri dove vidi un uomo biondo con gli occhi azzurri, pieno di tatuaggi sulle braccia legate da due manette mi sorrise.
"Vorrei tanto poterti abbracciare." mi disse attraverso il vetro
"Vorrei tanto anche io." risposi
"Robert dove l'hai lasciato?" chiese
Chiudi gli occhi e mi scese una lacrima.
"Che ti ha fatto? Lo devo ammazzare?" chiese
"No, non voglio che passi qui dentro altri anni. Hai quasi scontato tutta la pena.." dissi "Ci siamo lasciati un mese fa." conclusi
"Mi dispiace. Anche se non vi ho visti mai insieme so che stavate benissimo." disse
"Papà, mi manchi tanto." dissi singhiozzando e appoggiando la testa al tavolo.
Sentii il suo sguardo dolce su di me e lo sentii sospirare.
"Voglio scusarmi con te, con Trisha e con Seth. Non vi meritate un padre come me. Vi ho lasciati soli e non lo meritavate affatto, solo per avere più soldi che poi alla fine non ho avuto. Avrei voluto vedere il tuo primo giorno di liceo, il tuo primo fidanzato e avrei voluto esserci il giorno del diploma. So che sei stata grande però.
Avrei voluto esserci alle partite di calcio tue e di Trisha, sarei stato il capo ultras della situazione."
Sorrisi asciugandomi le lacrime.
Mio padre era sempre stato un grande tifoso ed ero sicura che lo sarebbe stato anche per me e mia sorella.
Sentii la vibrazione del cellulare e vidi il numero di mia sorella.
Respinsi la chiamata e salutai mio padre con la promessa di rivederlo il prima possibile vista la mia permanenza a Los Angeles.
Le altissime porte in metallo scorrevole si aprirono e uscii dalla prigione.
Camminai lungo la strada fino alla fermata dell'autobus.
Salii sul mezzo che mi portò fino a casa.
Camminai per qualche centinaio di metri mentre frugavo nella borsa per cercare le chiavi di casa.
"Beh?! Che fai non saluti?" sentii una voce che attirò la mia attenzione.
Alzai lo sguardo e alzai anche gli occhiali da sole e vidi che seduti sulle scale di casa mia c'erano tutti i miei amici di Monaco che mi guardavano e sorridevano.
Thomas con Isabelle, Marco con Jordan, Alexandra con Arturo e Mario con mia sorella.
"Oddio."
Le chiavi mi caddero dalle mani quando li vidi tutti lì a sorridermi.
Una cosa però la notai subito.
Robert non c'era e un po' ero triste per quello ma in fondo tra noi era tutto finito e non doveva importarmene.
"Ma da quant'è che aspettate?" chiesi quando ebbi finito di abbracciarli tutti.
"Da mezz'ora più o meno." disse mia sorella ridendo
Aprii la porta di casa e li feci entrare tutti.
"Non è un granché ma meglio di niente.." sospirai appoggiando la borsa sul divano e le chiavi sopra il mobile all'ingresso.
Guardai le foto della mia famiglia appese ai muri e sorrisi.
"Fate come se foste a casa vostra." dissi salendo le scale e andando in camera a mettere sotto carica il cellulare.
Tornai al piano inferiore e li trovai tutti seduti sul divano.
Thomas e Isabelle si stavano sbaciucchiando a dovere mentre si scambiavano qualche parola da diabete.
Gli altri uomini avevano tutti una birra in mano mentre le ragazze stavano chiacchierando tranquillamente.
"Allora, stasera che si fa?" chiese Marco guardando Mario con sguardo complice.
"Tutta la notte coca e mignotte!" urlò Arturo che venne subito stoppato dallo sguardo omicida di Alexandra.
"Okay, scherzavo." disse poi ridendo scatenando una risata generale in tutti noi.
"C'è un locale qua vicino, l'ho visto mentre stavamo venendo qua. C'è scritto che è aperto fino all'alba. Possiamo andare là.." propose Thomas
Alla fine, dopo varie discussioni decidemmo di andare in questo locale aperto fino all'alba.
I ragazzi tornarono nel loro hotel a parte mia sorella e Mario che sarebbero stati con me a casa.
"Vado a farmi una doccia!" gridai
Avevo già preparato gli shorts in jeans e la canotta nera con l'Empire State Building brillantinato sopra il letto, tutto pronto per stasera.
Mi lavai e mi vestii con calma preparando tutto per bene.
Avevo voglia di rivederli e di ripassare una serata con loro e finalmente quel momento era arrivato.
Suonò il campanello.
"Cheryl! Vai tu!" urlò mia sorella dal piano di sopra.
Mi alzai controvoglia dal divano e andai alla porta.
"Chi è?" chiesi
Nessuna risposta.
"Chi è?" chiesi di nuovo
Nessuna risposta.
"Insomma, ti decidi a rispondermi. Mi sto stancando." urlai
Ancora nessuna risposta.
Aprii la porta.
Mentre aprivo la porta la televisione accesa richiamò la mia attenzione con della musica di MTV.
Mi girai di scatto quando ebbi aperto la porta.
"Robert.." sussurrai alla visione di quegli occhi azzurri che mi erano tanto mancati.

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Siccome ho promesso a reusislife_ cuorebianconero giuliazmp_ _cucciolaazzurra_ che se la Juve avesse vinto avrei aggiornato, eccomi qui! La Juve ha vinto e io ho aggiornato😂

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, preparatevi!

Spero vi piaccia.
Alla prossima.
-Emily.

Ci siamo fatti male ma ci veniva bene || Robert LewandowskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora