La bellezza elegante e discinta di Minho era qualcosa da cui non si poteva prescindere, che si fosse un ragazzo o un adulto, un uomo o una donna. Era qualcosa di così intrinseco alla sua stessa natura, che il ragazzo non si rendeva nemmeno conto del turbamento che scatenava nei corpi e nei cuori di chi lo circondava, approfittando però a piene mani dei favori elargiti per merito della sua avvenenza.
Ma il fascino di Minho andava ben oltre l'aspetto fisico: traspariva in ogni conversazione, gesto e situazione. Era il fascino del bello e dannato, pecora nera di una tra le famiglie più antiche e nobili e subì un'impennata vertiginosa nell'estate dei suoi diciotto anni.
***
Jisung non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno.
Il giorno in cui si rese conto che l'attrazione pressante che lo legava a Minho non era la superficiale conseguenza del suo essere "Minho", ma nasceva da un sentimento ben diverso dall'ammirazione o dall'amicizia.
Fu il primo giorno che Minho tirò fuori dalla tasca del giubbotto un pacchetto di sigarette babbane.
Ed a Jisung per poco non venne un colpo.
E non solo a lui.
Chan diede al ragazzo uno scappellotto dietro la nuca, tanto forte che quasi lo fece cozzare contro il finestrino aperto del treno.
Jeongin e Changbin rimasero in disparte, con gli occhi sgranati e leggermente tremolanti: se per timore o soggezione nessuno dei presenti si appurò di scoprirlo.
Minho, d'altra parte, si limitò a guardarli, con quel sorriso sghembo che lo faceva somigliare ad un satiro o ad un furfante di strada estremamente affascinante. Quando poi quelle labbra - che Jisung prima d'allora non aveva mai notato esser così belle - andarono ad avvolgere la punta della sigaretta, e quando le guance si incavarono appena per inspirare una boccata di fumo denso, in quell'istante il ragazzo capì d'esser perduto per sempre.
Poteva resistere alla bellezza di Minho, poteva sopportare stoicamente il fatto che continuasse a toccarlo - esattamente come tocca tutti gli altri, gli fece presente una vocina nella sua testa - e poteva addirittura riuscire a resistere ad avercelo sdraiato addosso quando finiva per addormentarsi nel suo letto invece di caracollare nel proprio. Ma vederlo far l'amore con una sigaretta fu troppo anche per lui.
Con un verso che sarebbe potuto sembrare uno sbuffo infastidito, ma che nascondeva ben altro, Jisung abbandonò il sedile, fuggendo da quella visione a luci rosse che gli si era parata innanzi agli occhi affollandogli la mente di immagini ben più succinte, sordo alle urla di Changbin che gli chiedeva di rientrare.
Sapeva di non poterlo fare. Sapeva di non essere abbastanza per tentare di approcciarsi a Minho in quel modo. Sapeva che anche solo pensare di poter avere quelle labbra sulla sua pelle fosse semplicemente un'utopia.
Corse fuori come un forsennato, fino all'ultimo vagone, uscendo fuori sul ballatoio, senza girarsi mai, il vento freddo a scompigliargli i capelli color del miele.
Non si accorse, quindi, dell'ombra che oscurò lo sguardo di Minho, o degli occhi di Chan che si alzarono verso il cielo, né della mano di Minho agganciata al braccio dell'altro per impedirgli di seguirlo e tentare di spiegargli.
Cosa, dopotutto?
Jeongin li osservò senza capire, chiedendosi il motivo di quella fuga e di quegli sguardi, osservando Minho tirare un'altra boccata prima di abbandonare lo scompartimento per andare a cercare qualcuno con cui pomiciare. Rise, osservandolo uscire per agire da gatto in calore, come lo definiva Jisung, non accorgendosi dello sguardo di rimprovero negli occhi di Chan.
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Raccolta Di One Shot
RomanceSe avete problemi con i gay non aprite questa storia. È semplicemente una raccolta di One Shot senza pretese..