05 - DETENTION ×Kaisoo×

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La prima impressione era stata positiva, cosa strana quando ti appresti a mettere piede in una prigione federale. Non era nuovo a quell'ambiente, tutto sommato, contando le volte che aveva passato la notte in cella per qualche rissa da ubriaco, o le altre volte che da ragazzino lo avevano beccato a fumare una canna. Quella volta, però, non sarebbe bastata una cauzione e qualche parolina del papà per farlo uscire, non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarlo sulla soglia del commissariato con cake pops e caffè corretto.

Un passo dietro l'altro, Kyungsoo, si avvicinava alla fine della sua libertà. Non avrebbe rivisto il mondo, frequentato locali chic ed indossato vestiti griffati per ben tredici mesi - sempre che nel frattempo non si fosse cacciato in qualche guaio più grosso, sembrava avere una particolare predisposizione.

Kyungsoo non era mai stato una persona responsabile. Da bambino era stato irriverente, un tantino maleducato, e Dio solo sapeva quanto capriccioso.

Quando Kyungsoo voleva una cosa, era certo che la ottenesse a tutti i costi, ed essendo nato privilegiato, nulla gli aveva mai fatto pensare il contrario. Crescendo, poi, durante l'adolescenza, il suo caratterino era peggiorato - un po' per gli ormoni, un po' per naturale predisposizione. Aveva guidato senza patente, a quattordici anni, una volta, aveva comprato illegalmente alcool, pistole e documenti falsi, aveva scopato con ragazzi più grandi, uomini d'affari in giacca e cravatta e casalinghe disperate.

Tra i diciotto ed i diciannove anni aveva intrattenuto una relazione con tre delle amiche di sua madre e tre degli amici di suo padre - praticamente si era fatto prima le mogli e poi i mariti. Non vi erano limiti a quello che poteva fare, perché era bello - e dannazione se sapeva di esserlo - ed incredibilmente intelligente, un piccolo prodigio, una forza della natura. Kyungsoo poteva fottere chiunque, e in senso letterale, ed era probabilmente per quel motivo che, crescendo, era riuscito a recuperare il rapporto con suo padre, sempre più orgoglioso di ciò che stava diventando, tanto che quando ne combinava una delle sue, dopo aver pagato la cauzione, lo portava in casinò, con un sorriso ed una pacca sulla spalla.

Quella volta, però, i soldi di suo padre non erano bastati a tirarlo fuori da quel casino, ma se non altro i più bravi avvocati di New York erano stati messi a sua disposizione per fargli scontare una pena minore. C'era anche da dire che, generalmente, Kyungsoo non piaceva alla gente, soprattutto ai magistrati, era stato un miracolo che gli avessero dato solo tredici mesi.

Possesso di cocaina, possesso illegale di armi, guida in stato di ebbrezza ed un mezzo tentato omicidio colposo. Solo perché aveva investito una donna, mentre era fatto ed ubriaco marcio alla guida della sua Audi. Grazie a Dio, gli avvocati si erano accordati con suddetta donna, donandole una lauda cifra in cambio di una testimonianza a favore di Kyungsoo, altrimenti avrebbe rischiato seriamente di non uscire più da quel penitenziario.
In conclusione, quel giorno aveva appena iniziato a scontare la sua pena e non era mai stato in un carcere federale prima di quel momento, solo in qualche cella per smaltire la sbornia con altri ragazzini ricchi ed annoiati come lui.

Non era il massimo finire in gattabuia a soli ventisei anni, e doveva ammettere di essere incazzato, aveva appena cominciato a lavorare spalla a spalla con suo padre, ma d'altronde era stata solo colpa sua, magari in quei mesi avrebbe riflettuto sul suo comportamento e cominciato a crescere. Dicono che il carcere formi le persone, ma lui non ne era davvero sicuro.

Normalmente la gente è terrorizzata dal carcere, Kyungsoo quel giorno si sentiva solamente apatico, essendo una persona solare all'apparenza, dentro di sé cercava di trovare del positivo in quell'esperienza che si apprestava a vivere. Avrebbe comunque potuto scopare, sempre che ci fosse qualcuno carino con cui farlo, e visto che era impaccato di soldi, magari non sarebbe stato un problema trovare un po' d'erba da fumare. Più che altro, cercava di non pensare alle cose negative che gli avevano raccontato ed al fatto che vi erano anche degli assassini, lì dentro, e forse degli psicopatici.

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