«Ancora tu?» gli dissi.
«Non credo che io e Vossignoria abbiamo mai avuto il piacere d'incontrarci» mi rispose con un sorriso.
Lo guardai storto «Però il valzer lo sai ballare bene»
Il suo sorriso si allargò.
«Avete un'ottima memoria per una persona che sta sognando» mi disse, avvicinandosi.
Era una bella giornata di sole e potevo finalmente vedere l'uomo mascherato dagli occhi viola in volto.
«Mi dispiace deludere le vostre aspettative, ma non mi vedrete in volto» disse con voce falsamente triste.
«Perché non posso vedervi il volto?»
Aveva ragione, riuscivo a vedere i suoi penetranti occhi viola, ma le linee del suo volto erano così sfocate che riuscivo a malapena a vedere le linee della bocca.
«Perché se il mio volto lo vedessero tutti quanti... farei... arrabbiare mia madre...»
Sua... madre?
«Scusa, ma... quanti... quanti anni hai?» gli chiesi scettica.
Lui fece una grassa risata ma non mi rispose.
«Dato che hai una così buona memoria...» disse prima che potessi controbattere «... dovresti anche ricordare che volevo mostrarti una cosa»
«Sì» dissi, facendo un passo indietro «ma prima voglio sapere cosa»
«Se ve lo dicessi non avrebbe la stessa valenza. Ma forse...»
«"Forse" cosa?»
«... Forse non è ancora tempo»
«Tempo... per cosa?»
L'intensità dei suoi occhi e la profondità della sua voce mi rapirono completamente.
«Ah... Mia piccola Eris... Ci sono tante cose a questo mondo che non sai, e tu sei una di queste»
«... ... eh?» risposi stranita.
Lui rise.
«Un giorno capirai. Credimi, Eris. Un giorno ti sarà tutto chiaro»
«Un giorno? Cosa... Quando...»
«No, Eris» mi disse lui deciso «No. Non posso rispondere alle tue domande, quindi non farle. Sei ancora libera, sii libera e fa ciò che vuoi»
«... Sono ancora libera? Ma che... » non riuscii a finire, perché mister occhi viola mi aveva preso e aveva incominciato a ballare un valzer più veloce dell'altra volta.
Mi aveva piantato di nuovo i suoi brillanti ed ipnotici occhi nei miei e mi aveva fatto talmente frullare il cervello che mi ero dimenticata tutto.
«A... Aspetta...» gli dissi con un leggero fiatone, mentre mi faceva volteggiare «io... come... come ti chiami?»
Lui sorrise, un sorriso genuino che nasceva dal cuore nonostante la serietà celata negli occhi.
«Umh...» disse pensieroso «vediamo... puoi chiamarmi... puoi chiamarmi... Shin. Sì, Shin è un nome che mi piace» disse scherzoso.
«Shin, eh?»
«Non è un nome comune, ma in Asia lo è»
«A...Asia? Ma è dall'altra parte del mondo!»
Lui rise della mia affermazione, continuando a farmi roteare in mezzo al prato verde.
Non me ne ero accorta, ma si era fatto il tramonto.
Era stato tutto così veloce... non me ne ero minimamente resa conto.
Lui smise di farmi roteare e mi tenne stretta fra le mani con un sorriso sulle sfocate labbra e lo sguardo intenso.
«Te lo devo dare»
«Mi devi dare... cosa?»
«Il quadro. Te lo devo dare»
«Ah» feci per avvicinarmi al quadro, ma lui mi bloccò.
«Non ho mai detto che te lo avrei dato ora...» mi disse con un sorriso furbetto.Mi svegliai di soprassalto al tocco di mia madre.
«Ma-Mamma...»
«Ben svegliata, Eris, è pronto in tavola»
«Tavol-Ah» dissi, mentre mia madre se ne tornava al piano di sotto e io realizzavo che la sveglia segnava le otto di sera.
Cena. Borbottio. Fame.
Mi alzai e mi diedi una velocissima sistemata ai capelli e ai vestiti.
Volai in cucina e mi sedetti: un fumante pezzo di pizza stava emanando un invitante odorino di buono.
Papà e mamma stavano già mangiando e così incominciai anch'io.
Con la pancia piena si ragionava sempre meglio.
«Allora...» mi chiese mio padre « com'è andato il secondo primo giorno di scuola?»
«Mhh... non c'è male. È arrivato uno nuovo e nient'altro»
«E com'è? Carino?» chiese mia madre mentre papà si strangozzava col caffè.
«Beh, sì. Cioè, sì e no. È nella norma, solo che...» papà era definitivamente in coma cerebrale.
«Solo che...?» disse mia madre spingendomi a continuare.
«Beh, solo che... ha due occhi da paura. Sembrano dei veri smeraldi...»
Un "WOW" si formò sulle labbra di mia madre, mentre papà tentava di riprendersi con un carattere distaccato e composto.
«Eris...» iniziò lui.
«Frena, frena, frena! Non ho detto nulla! Siete voi che mi avete chiesto le mie impressioni su di lui, voi soltanto!»
«Tua madre» mi corresse papà con una finta tossita.
Mamma lo guardò malissimo.
«Bene allora, caro...» disse la mamma calcano l'ultima parola «dato che sono stata io a chiedere, io continuerò a fare domande»
Papà strabuzzò gli occhi.
«Dunque, Eris, come si chiama?»
«Ah.. Si chiama Thy. Con l'h» dissi, ripetendo le parole che mi aveva rivolto Thy quella giornata.
L'interrogatorio continuò fino a che mia mamma non ebbe finito il repertorio di domande da quarto grado.
«E quindi, ti piace?» disse lei prima che chiudessi la porta della mia stanza.
«Beh, non di rei che "mi piace", lo conosco solo da un giorno, mamma»
Lei sorrise e mi diede la buona notte.
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La Discordia della Morte
ParanormalQuando Eris Williams compie l'atto più umano che una persona possa compiere, salvare una vita, non si rende conto di essersi cacciata in una situazione molto, molto più grossa di lei. C'è un invisibile legge che gira intorno alla vita, e Eris ha app...