∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 6

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In foto: Emily Rudd come Eve Mcallister

Canzone: Hunter Hayes - Cry with you

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Taylor

Dopo il tentativo di Aaron di convincerla a seguirli nella piccola radura, fallito miseramente, Taylor era rimasta sola seduta tra la sterpaglia ai piedi delle rotaie. Aveva sfilato il telefono dalla tasca e poi lo aveva riposto almeno un paio di volte al minuto e la cosa era diventata alquanto frustrante, quando si era resa conto che il tempo passava con una lentezza inimmaginabile.
Percorse le rotaie con lo sguardo, prima da una parte e poi dall'altra, fino a quando non si perdevano nel buio, sempre con la speranza di veder arrivare un treno che l'avrebbe salvata da quella situazione. Ma erano le nove di sera circa e ancora non si era visto niente. Aveva passato li seduta tre ore e sebbene il sedere iniziasse a intorpidirsi, decise di non arrendersi. Era testarda e per quanto potesse desiderarlo, non avrebbe mai raggiunto i ragazzi al lago.

«Il detto, il treno passa una sola volta, non è sbagliato in questo in caso.» Lei si voltò all'istante per vedere chi ci fosse alle sue spalle, pur avendo riconosciuto la voce e il sarcasmo di Jamie.

Si finse arrabbiata, perché pensò di doverlo essere, ma in verità non lo era. «Che cosa vuoi?»

«Che tu ci raggiunga, non credo abbia senso aspettare qui. Avranno cancellato la corsa di stasera, se il treno non è passato non passerà più.» la informò con il tono di chi sa cosa sta dicendo.

Si fece spazio accanto a lei spostando qualche stelo d'erba secca con il piede e si mise a sedere. Lei gli guardò le mani, incrociate l'una all'altra, persa tra i pensieri. Erano grandi e forti, rammentò la scossa che aveva ricevuto quando gli aveva stretto la mano la prima volta.

«Forse hai ragione...» disse scoccando un'occhiata al ragazzo. «o forse no!» lo rimbeccò indispettita.
Jamie rise alla sua risposta e lei si sentì presa in giro. La sua risata però, rimase comunque stupefacente. Come ogni volta che lui rideva, Taylor si sentì pervadere da un profondo senso di appagamento.

«Non ti piace avere torto eh.» lo disse come se stesse cercando di capire qualcosa in più su di lei, come se stesse scavando nella terra inesplorata della sua personalità.

Sorrise mentre scuoteva il capo. «Se vi raggiungo... c'è spazio anche per me sulla coperta con gli orsetti?»

«Certo,» rispose lui. «dipende anche da quanto tu sia disposta a starmi vicina.» Jamie le diede una lieve spinta con la spalla, ma lei non riuscì a ricambiare. Le guance di Taylor erano già rosse dall'imbarazzo.

Quanto sono stupida, si disse. Proprio non riusciva a capire quel suo timido comportamento. Lei non si era mai sentita imbarazzata, non aveva mai arrossito di fronte a un ragazzo, men che meno se le avesse detto quelle parole. Era una cosa stupida. Si rivelò un tipo di ragazza diversa da quella che aveva sempre pensato di essere, quando era con Jamie e Aaron almeno.
Che cosa le facevano quei due ragazzi, che non le facessero anche tutti gli altri?

Quando tornarono da Aaron, lui fu contento di rivederla, le fece un sorriso a trentadue denti invitandola a riscaldarsi accanto al fuoco che aveva acceso. I pomeriggi erano davvero caldi a Los Angeles, ma di sera Taylor sentiva sempre un po' di freddo.
Rimasero a parlare e a scherzare finché fingere di arrostire un marshmallow, mettendo sul fuoco un bastoncino con della carta, non diventò un gioco noioso. Solo allora decisero di andare a dormire sulla coperta di Jamie, che era stata stesa li accanto. Taylor si affrettò a prendere posto a uno dei due lati, pensò che sarebbe stato fin troppo imbarazzante per lei dormire tra i due ragazzi. Gli occhi di Jamie sulla sua schiena erano più che sufficienti a far aumentare il disagio che già sentiva.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora