∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 11

1.5K 117 13
                                    

In foto: Wade Poezyn come River Raymond

Canzone: Kerrie Roberts - Rescue Me

•••


Taylor

Le gambe di Taylor tremarono per quanto si sentiva male.
Entrò in presidenza con un solo pensiero che le girava per la testa: se Jamie non avesse messo quel maledetto tesserino in quel maledettissimo ufficio, non si sarebbe mai trovata in una situazione così di merda!
Lo odiava per averla, in un certo senso, costretta a farsi odiare dalla sua migliore amica. Perché dopo ciò che stava per dire, Cloe l'avrebbe odiata e lo sapeva perché la conosceva come conosceva se stessa.

«Per favore Taylor,» la bloccò subito la madre. «non é il momento.» disse spazientita e le fece cenno con la mano di uscire lasciandola sola con il problema da risolvere.

Ma lei non le diede ascolto e si avvicinò alla poltrona dove era seduta Cloe. Evitò di rivolgerle anche solo uno sguardo, sapeva che se lo avesse fatto poi non sarebbe riuscita a parlare senza che la voce le si incrinasse per i singhiozzi trattenuti.

«Cloe non centra.» fece una pausa che le diede giusto il tempo di prendere un respiro profondo. Chiuse gli occhi per una frazione di secondo. «Sono stata io.»

Ci fu silenzio per un momento e Taylor si ritrovò gli occhi di entrambe su di se.

Cloe fece un sospiro voltando il busto per guardarla. «Taylor, non voglio che ti prenda la colpa per me.»

Era stata stupida, se ne rendeva conto solamente ora. Avrebbe voluto cancellare la bravata della notte scorsa con un battito di ciglia.

Guardò l'amica con il rammarico negli occhi. «Non lo sto facendo.»

Diana intervenne alzandosi in piedi, non era arrabbiata, ne delusa. Taylor non sapeva cosa stesse pensando finché non parlò.

«Abbiamo le prove che sia stata la tua amica a fare tutto questo.» affermò con risolutezza.

Il suo tono era distaccato come quello che doveva assumere una preside, il problema era che Diana usava quello stesso tono ogni qual volta parlava con le figlie. Il lavoro l'aveva completamente assorbita, tanto che anche nei giorni liberi si comportava in modo serio e professionale. Taylor non ricordava l'ultima volta che l'aveva vista ridere e la cosa la rendeva piuttosto triste.

Strinse le labbra incrociando lo sguardo della madre. «Lo so, avete il suo tesserino.»

«E come lo sai?» ribatté la donna.

Per un attimo le sfiorò il pensiero di dire che era tutta colpa di Jamie e che era stato lui a metterlo li. Archiviò quel pensiero quando si rese conto di non riuscire a spiegare il motivo per cui sapesse che era stato lui.
Lo sguardo di Taylor andò a riesaminare l'ufficio distrutto in ogni piccola parte, i quadri con i vecchi presidi baffuti scarabocchiati da Jamie, i suoi aeroplanini di carta e la cancelleria sul pavimento gettata da Aaron. Non era stato spostato quasi niente dalla notte scorsa, Taylor riusciva ancora ad immaginarsi li, nel buio, con il sorriso fiero sulle labbra. Se solo avesse potuto cambiare le cose...

«Lo so perché sono stata io a mettercelo.» confessò con il cuore in gola.

Cloe balzò in piedi, come se improvvisamente sentisse di non dover più stare seduta su quella sedia che puzzava di colpevolezza, oltre che di sudore.
Diana le disse che poteva andare, le ridiede il tesserino e si avvicinò alla porta. Taylor pensò di averla scampata, pensò che magari non era poi tanto arrabbiata, poi la sentì sussurrarle qualcosa prima di uscire e ogni speranza di riconciliazione andò perduta.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora