five.

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Inutile parlare del mio bellissimo e felicissimo risveglio alle sette del mattino. Davvero, è inutile parlarne perché al solo pensiero inizio a bestemmiare come se non ci fosse un domani.

Sono qui davanti allo specchio ed indosso un vestito che arriva poco sopra alle ginocchia. E non riesco ad alzare la cerniera.

Non riesco ad alzare la cerniera e sono le sette e mezza.

Devo arricciare le punte dei capelli, devo sistemare il viso, devo infilare i tacchi e ho solo mezz'ora. Meno male che aveva detto che devo esser io ad aspettarlo.

Come farò ad ottenere il posto se continuo a comportarmi così?

Ma poi, perché devo fare tutto questo? Cioè, partiamo dal "ragazzina", "aggiusta i tavoli mentre io sarò fuoi" e finiamo al "alle otto precise davanti al mio locale, aspettami lì"!

Che prepotente, poteva essere più gentile, no? È proprio un tipo scorbutico.

Riporto lo sguardo sul display del telefono, illuminandolo e leggendo l'orario.

Persa nei miei pensieri, ho ridotto il tempo in un quarto d'ora.

Stupida che sono, porto una mano sul viso, spostando una ciocca di capelli e portandola poi dietro l'orecchio.

Strattono ancora un po' la cerniera e dopo una manciata di secondi riesco ad alzarla.

Cammino verso il bagno afferrando il paio di tacchi.

Io amo i tacchi, davvero.

Comunque, li indosso e apro la borsetta con dentro i trucchi. Dov'è il correttore? Dove?

Ma perché quando ho poco tempo non trovo ciò che mi serve e quando non ho nulla da fare ho tutto davanti agli occhi?

Svuoto la borsa sul mobiletto e adocchio il correttore, aprendolo e strofinando la punta del cosmetico nelle parti dove ci dovrebbero essere due occhiaie.

Io non ho le occhiaie, solo che per sicurezza lo uso.

Ho la pelle davvero chiara, ma non si tratta di abbronzatura o meno, cioè anche se andassi al mare tornerei perfino con la pelle più chiara di prima. E poi a dirla tutta amo la mia pelle e i suoi particolari.

E dicevo, giro la parte superiore del mascara, aprendo il tubetto e trovando così il pennello tra le mani. Lo avvicino alle ciglia, utilizzandolo con cura.

Tonificate, afferro poi il grande pennello, colorandomi così le guance di blash.

Giro lo sguardo tra i vari trucchi e noto il lucidalabbra. Lo porto alle labbra, lucidandole.

Mi sento bella, davvero.

[...]

"Buongiorno." mi volto di scatto al suono proveniente dalle mie spalle.

Ed eccolo lì.

"A lei, signore."

Ricominciamo. I nostri sguardi si incontrano e noto un luccichio nei suoi occhi. Lo fisso mentre porta lo sguardo sul mio corpo, scrutando attentamente ogni singola parte di esso.

Mi sento a disagio.

Continuo a fissarlo mentre si morde il labbro inferiore, ed è questo il colpo di grazia.

È così terribilmente sexy.

Come se in risposta, mi mordo l'interno guancia, decidendo così di rompere il ghiaccio.

E non mi dispiaceva così tanto dell'esistenza di questo ghiaccio, sapendo che se avrei detto qualcosa lui mi avrebbe attaccata.

"Allora? Di cosa voleva parlarmi?"

Alzo lo sguardo verso il suo viso illuminato dalla luce del sole, e lo sento parlare.

"Entriamo nel locale, su. Non vuoi mica parlare qui?"

Corruga la fronte, scuotendo leggermente il capo. Afferra poi il mazzo di chiavi che aveva nella tasca del jeans ed apre appunto il locale.

Giro lo sguardo attorno alla stanza, notando il grande cambiamento da ieri ad oggi.

"È bellissimo."

Ammetto sorridendo, per poi girarmi verso di lui. L'ho sorpreso mentre sembrava stesse guardando tutt'altro.

"Hai la cerniera del vestito non alzata del tutto, ragazzina."

Le mie guance arrossiscono, a questo punto eviterò anche di usare il blash...

"Vieni qui."

Sussurra lentamente, poggiando le mani sui miei fianchi e avvicinandomi così al suo corpo.

Una scarica di brividi percorre il mio corpo. Come può provocare questa reazione con un semplice tocco?

Sto perdendo il controllo e devo calmarmi.

"Faccia finta di niente, non è poi così abbassata. Non sono qui per farmi alzare le cerniere."

Mi distacco controvoglia, riprendendo così a respirare regolarmente.

Ma sembra inutile.

Riporta le mani sui miei fianchi, premendo e avvicinandomi a lui violentemente. Sento la pressione del suo corpo dietro di me, così socchiudo gli occhi, cercando di trattenermi dal fare qualsiasi cosa.

"Se ci tiene così tanto, mi alzi la cerniera e parliamo del motivo per cui sono venuta qui, signore."

Ingoio il groppo che si era formato in gola, mordendomi l'interno guancia.

Sembra ironica questa situazione. Il mio capo che vuole alzarmi la cerniera del vestito, stiamo scherzando?

"Non ho alcuna voglia di alzarla, ragazzina."

Ho sentito bene?

Sento le sue mani che percorrono lentamente la mia schiena, arrivando così alla cerniera. Al rumore di essa contro la sua mano, scatto in avanti, distaccandomi totalmente dal suo corpo.

"Signore."

Mi schiarisco la voce, portando le mani ai lembi del vestito, cercando di abbassarlo ancora il più possibile. Ma le sue occhiate non aiutano tanto. Per niente.

Ora è lui che si avvicina al mio corpo.
Ancora.

Sposta i capelli ad un lato, lasciando così una piccola parte della schiena scoperta. Porta la mano alla cerniera, alzandola lentamente, fino a che sfiora una parte nuda.

Il contatto con la sua mano fredda mi fa rabbrividire.

Lo sento calarsi sulla mia spalla, e a confermarmi ciò è la sua bocca che sta percorrendo la nuca scoperta.

Il mio respiro inizia ad affannarsi e fino ad ora sembra l'unico rumore a riempire la stanza.

Posiziona le mani sulle mie spalle, facendo girare il mio corpo 360°, così da trovarmi di fronte a lui. Non ho nemmeno il tempo di oppormi che ha già occupato le mie labbra con le sue, scontrandole con forza.

Sento la sua lingua insinuarsi nella mia bocca, e con uno spintone, riesco ad allontanarlo.

"Non sono qui per perdere tempo, lo vuole capire? Sono venuta qui con tutte le buone intenzioni e lei cosa fa?"

Urlo tutto d'un fiato, riprendendomi dallo stato di trance e completo piacere.

Ma non ho bisogno di questo.

"Al diavolo questo posto."  riporto i capelli sulla schiena, continuando a tenere il tono di voce alto.

"Al diavolo il lavoro." cammino verso la porta, aprendola e trovando il coraggio di continuare a parlare.

"E al diavolo lei, signore." alzo lo sguardo verso i suoi occhi, che sono un misto tra il sorpreso e il furioso. Ancora una volta.

Esco fuori dal locale e sbatto la porta alle mie spalle, camminando alla ricerca di un nuovo posto di lavoro.

E se il buon giorno si vede dal mattino.

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