three.

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"Già."

Borbotti io, abbassando lo sguardo verso i miei tacchi neri, che al momento sembrano più interessanti del nulla che mi circonda.

"Non mi sta bene che mentre parli con me abbassi lo sguardo e borbotti. Te l'ho già detto. O parli a voce alta, oppure chiudi quella fottuta bocca, hai capito?"

Sputa lui, acido, peggio di un limone. Ed io odio i limoni, cristo. Modo semplice per dire che odio lui, il mio capo. Il 'signore'.

Al sentir quelle parole rialzo lo sguardo agghiacciante verso i suoi occhi che tutto d'un tratto si sono incupiti. Ma che gli prende ora? Che ha dentro quella testa? A cosa sta pensando?

"Spero che questa sia stata l'ultima cosa che ho dovuto correggere nei tuoi modi di fare, signorina. Alla prossima ti sbatto fuori senza 'se' e senza 'ma'!"

Continua, mantenendo i suoi occhi inchiodati ai miei. Io, imbarazzata mi volto verso la grande finestra e mi avvicino ancora un po', fissando attraverso i trasparenti vetri, ciò che c'è al di fuori. E rimango sorpresa dalla bellezza della pioggia, che senza accorgermene, inizia a picchiettare anche sui vetri della finestra.

Questa mattina speravo di ottenere il posto, e già da mezz'ora spero solo di riuscire a sopportare abbastanza lui.

Se questo è un colloquio, come sarà un giorno lavorativo qui con lui? Al solo immaginarlo, la pelle d'oca prevale.

"Comunque, dammi il tuo numero. Mi servirà per darti gli orari e per i futuri avvisi."

Mormora lui, premendo con il dito qualcosa sul suo Iphone che due secondi prima aveva tirato fuori dalla tasca posteriore. Annuisco e dopo averglielo dettato, ritorna il silenzio agghiacciante di pochi minuti fa.

Sento qualcuno sbraitare fuori da questo locale, credo siano gli arredatori. Infatti la porta viene aperta da un ragazzo sulla ventina d'anni che indossa una tuta blu notte ed un ragazzo che credo ne abbia più di venti. Trascinano delle scatole enormi, ma come fanno? Dio, se pesano!

"Il signor Holmest? Questa è la consegna, lasci una firma qui ed una anche qui, grazie."

Ordina il ragazzo più giovane, mentre sporge verso il mio capo un foglio di un blocchetto a quadretti con su scritto qualcosa. Quest'ultimo firma dove poco prima gli è stato detto, e poi vanno via, lasciandoci soli con gli scatoloni, senza né salutare e né aiutare.

"Dentro gli scatoloni ci sono i tavolini, tirali fuori e sistemali in una disposizione carina. Io vado a fare una passeggiata, quando hai finito mandami un messaggio."

Tiene saldamente l'Iphone tra le mani e poi continua a parlare. "E aspetta il mio ritorno, qui."

Ma di che cazzo si è fatto? Io non rimarrò qui da sola a sistemare il SUO locale mentre lui è fuori a divertirsi.

"Senta, io non resterò qui a sistemare proprio un...proprio niente."

Sbuffo nervosamente, ho dovuto evitare di esprimere il mio vero pensiero, me ne sarei pentita dopo.

"Il mio lavoro è offrire drink alla gente, non sistemare i tavolini, signore. Lo sa perfettamente. Non credo proprio sia compito mio sistemare il suo locale."

Esclamo più educatamente possibile, fissando dritto il suo viso che s'irrigidisce alle mie parole. Si scaraventa contro la finestra, tirando un pugno su di essa.

Che tipo strano.

Rimane il fatto che a me non frega un cazzo, non sono costretta a fare ciò che non voglio fare. E non mi importa se lui è il mio capo, in questo caso ho ragione io e lo tenesse bene in testa. Mi da fastidio questa sua voglia di avere tutto dentro le sue mani.

Così, decisa, abbottono il cappotto e mi dirigo a passi leggeri verso la porta.

"Buona giornata, signor Holmest."

Mormoro a voce comprensibile, per poi chiudere alle mie spalle l'oggetto pesante, non passando nemmeno uno sguardo per un nano secondo al mio capo.

Ho resistito abbastanza, me ne sono fatta dire di cotte e di crude per un lavoro stupidissimo. Cosa si fa per la famiglia?
Questo ed altro, soprattutto quando una come me ha a disposizione queste occasioni. E spero solo che quest'ultimo mio atteggiamento non abbia rovinato tutto.

L'aria qui è piuttosto calda ora, ed il vento non soffia più.

Ma io rimangio fredda. Ha smesso di piovere ed il sole brucia mentre io sono fredda, ed è davvero preoccupante.

Che quest'incontro mi abbia lasciato il segno?

E comunque, mi arriva un messaggio del tutto inaspettato da un numero sconosciuto. Stringo tra le mani l'oggetto abbastanza caldo e sblocco lo schermo, sorridendo alla visione della foto di mio fratello. Io lo amo.

'Signorina, non ti permettere mai più a chiudermi la porta in faccia in quel modo, hai capito? Domani mattina alle 8:00 precise devi stare davanti al locale, avrò modo di riprenderti e magari riusciremo anche a parlarne. E se non ti trovo lì davanti ad aspettare il mio arrivo, considerati già senza più un lavoro. A domani. Il tuo capo. xx'

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