Duende*

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*Per problemi di data che non abbiamo controllato prima di scrivere il capitolo, ci sarà una piccola cosa che non combacerà con il periodo storico. Sappiate che l'abbiamo lasciato così di proposito.


7 Maggio 1851

Louis

Ci trovavamo davanti a questo strano aggeggio.

Era una scatoletta che aveva delle pieghe nei lati, mi ricordava una fisarmonica.

Era poggiata su un treppiedi ed era collegata al centro dello studio fotografico, in cui ci eravamo infiltrati.

Avevamo provato a chiedere i prezzi di un singolo scatto ma la cifra superava di molto il nostro budget, ma non volevamo rinunciare.

Harry le gironzolava intorno da qualche minuto, scrutandola in ogni minimo dettaglio, toccandola e portandosi la mano sotto al mento come se volesse riflettere.

Ma dalla sua testolina non usciva uno straccio d'idea.

"Per quanto tempo ne hai ancora?" domandai sedendomi su una poltroncina di velluto che avevo trovato vicino alla macchina fotografica.

Lo studio era illuminato da una lieve luce proveniente da una candela, che avevamo accesso prima.

Il sole era tramontato da poco e il buio si era immediatamente diffuso in quella piccola stanza nella periferia del paese.

Sulla parete destra c'era una grossa vasca contenete acqua e al di sopra, appese su due lunghi fili con le cannucce del bucato, c'erano una centinaia di foto.

Erano raffigurati una miriade di soggetti: famiglie, bambini e signore dagli abiti più che pomposi.

Dinanzi all'oggetto c'era un pannello bianco che creava una specie di sfondo alle foto e, ai lati, c'erano due lastre metalliche che dovevano regolare la luce.

O almeno così interpretai la cosa.

"Forse ho capito come si usa, è complicato ma ci sono arrivato"

"Illuminami Harry"

"Allora, basta che tengo premuto questo pulsate e dovrebbe scattare...vatti a mettere in posa, forza!"

Mi alzai controvoglia e andai a posizionarmi davanti alla macchina fotografica e rimuginando su come mi sarei dovuto mettere in posa, optai per il mio classico, e favoloso, sorriso.

Guardai fisso l'obbiettivo, assottigliai gli occhi creando uno sguardo, a mio parere molto sexy.

"Louis, sei orribile, hai solo una foto a disposizione e stai anche per venire molto male, non sei fotogenico".

Parlava il modello!

"Fammi vedere come dovrei posizionarsi, visto che il mio adorabile visino non ti va giù" urlai.

Lui si staccò dalla posizione e si avvicinò a me.

In un primo momento mi osservò da cima a fondo, facendomi sentire in imbarazzo.

"Allora?" gli domandai seccato.

"Ho trovato!" esclamò entusiasta mentre iniziava a spostare la poltroncina dove prima ero seduto nella mia direzione.

"Siediti" disse indicando l'oggetto che aveva trascinato.

"Cosa?"

"Non voglio sedermi, siediti tu!"

"Ma io non devo esserci nella foto"

"Invece si, dai!" e spinsi Harry sulla poltrona.

All'improvviso un lampo bianco illuminò la stanza.

Ero scioccato. Cosa era stato?

"Abbiamo la foto" disse Harry urlando correndo vero la macchina fotografica ed estraendo dal retro una piccola pellicola.

Iniziò a scuoterla velocemente e poi l'ammirò soddisfatto.

Vidi le sue guance arrossarsi e un piccolo sorriso spuntò sul suo volto.

"Fammi vedere perché ridi...non sarò venuto così male dai!" corsi verso di lui e gli strappai la foto di mano.

E...rimasi senza parole.

L'avevo davvero guardato in quel modo?

Lui mi aveva davvero guardato in quel modo?

"E'...colpa della...pellicola...non sarà... di qualità" inventai la prima scusa che mi passò per la testa.

"Non è poi così male, insomma, cioè a chiunque piacerebbe ricevere sguardi del genere, è una cosa tenera" disse Harry interrompendo il silenzio che era calato sulla stanza.

Poi girò la faccia nella mia direzione e iniziò a fissarmi.

Era...inquietante?

Si, molto.

"Cazzo guardi?" gli chiesi seccato.

"Sto cercando di rifare il tuo sguardo della foto, ma a quanto pare non ci riesco" disse il riccio mentre sorrideva e si passava una mano fra i capelli. "Quindi...continua a farlo tu per entrambi"

"C-cosa...Harry no, è la pellicola" farfugliai nervosamente.

Sentivo i battiti del cuore accelerare in una maniera impressionante e lui non smetteva di avvicinarsi a me.

"E' colpa.. d-della pellicola" dissi nuovamente cercando di scandire al meglio le parole.

Ma poi accadde che, mi spinse verso il pannello alle mie spalle e mi parò il braccio destro davanti, appoggiando la mano sul muro, impedendomi di scappare.

"Certo, continua a negare l'evidenza, devo ricordarti la deliziosa espressione della tua faccia durante la scena del treno?" sussurrò.

A quel punto dovevo rispondere a tono.

Non potevo farmi mettere i piedi in testa da questa pseudo principessa che si divertiva a mettermi in imbarazzo.

"Mh, direi che quello innamorato seconde me sei tu, insomma, nessuno sa resistere al mio fascino" gli dissi puntando i miei occhi sui suoi.

"Le prove portano a pensare il contrario, non sono io quello che fissa l'altro sbavando" sussurrò avvicinando il suo volto al mio.

Potevo, chiaramente, sentire i suoi respiri poggiarsi sulla mia pelle.

Potevo guardare i suoi meravigliosi occhi che in quel momento erano ridotti ad una sottile linea.

"Posso guardarti quanto voglio, ma non sono ancora arrivato al punto di sbavare" gli risposi alzando un sopracciglio.

A quel punto, abbassò la testa per poi rialzarla di qualche centimetro e guardandomi sorridendo leggermente.

Eh no! Questo era un colpo basso!

"Ma sei fai così non vale" gli sussurrai dolcemente portando la mia bocca vicinissimo al suo orecchio.

Quando mi allontanai nuovamente notai che era diventato rosso come un pomodoro.

Ridacchiai soddisfatto.

Mi dispiace Harold, ma non era nato ancora nessuno che sarebbe riuscito a mettermi i piedi in testa senza che il sottoscritto non avesse lottato fino alla fine, e ovviamente, avesse vinto.

*(n.) il misterioso potere di un'opera d'arte che riesce a smuovere nel profondo le persone.

Dearly Night (Larry/Ziam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora