NEL BOSCO.

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POV DEBBY

Mi sentivo davvero felice per la prima volta dopo molto tempo, ma abbandono il mio sorriso ebete non appena incrocio lo sguardo freddo di mio padre Roberto
-R-"dove sei stata?"
Ecco da chi ho ripreso l'insesibilitá
-D-" da nessuna parte in particolare"
Voce ferma e glaciale, questo mi ha insegnato il dolore, ad essere freddi.
Continua a fissarmi per un pó con sguardo vuoto poi si volta e se ne rivá in cucina. Sorrido anche se forzatamente, in teoria un padre che rivede la propria figlia dopo una giornata di lavoro la abbraccia, ma ormai sono abituata anche a questo, a dei genitori che non si comportano da tali, se proprio non mi volevano usavano il preservativo e checcazzo!.
Vado verso la cucina, ma in salotto gli occhi verdi di mia madre mi bloccano
-M-"ma guarda un pó...ti presenti solo per cena? Che cazzo torni a fare? Mi fai schifo"
La guardo come a dire "sei troppo ripetitiva, non mi fai nè caldo nè freddo", lei questo mio modo di pormi lo considera menefreghista, il lo chiamo istinto di sopravvivenza, la differenza c'è.
Si alza dal divano e poggia la bottiglia di sambuca vicino il bicchierino sul tavolo *stupido vizio del bere*, la guardo schifata mentre compie l'azione, ci fosse una sera in cui non ne beve almeno un bicchiere, ripunto gli occhi nei suoi che mi fissano con odio mentre mi squadrano da capo a piedi *michia guaddi?*, si avvicina velocemente a me facendo il giro dietro il divano, mi si para difronte e mi inizia ad urlare cose senza senso, in questi casi solitamente scollego il cervello *ah perchè di solito è collegato?* ma che cazzo ti spunti adesso? Sparisci.
Quando capisce che non la sto ascoltando mi tira uno schiaffo, sempre sulla guancia di oggi, ma ormai non sento piú nulla, letteralmente, il suo schiaffo non mi ha provocato dolore, ormai da molto tempo ho imparato a domare il dolore fisico, piano piano uno si abitua, ma quando è una bambina di appena 6 anni a farlo, il dolore non lo senti ma il ricordo resta, e quello si che fa male...
Il suo schiaffo mi fa voltare il viso per l'urto ma subito lo rivolgo di nuovo a lei, la fisso immobile e impassibile, potrei anche rispondere se volessi, potrei eccome, volendo potrei farle molto molto male, ma non lo faccio, nonostante le sue azioni rimane mia madre e non riuscirei ad alzare le mani su di lei, quindi subisco e basta, sono passiva, esattamente come mio padre che seduto in cucina ha fatto finta di nulla.
Continua a fissarmi con sguardo assassino, ma mi stufo, quindi giro i tacchi e me ne vado verso la cucina. Mio padre sta guardando il cellulare, e a mala pena mi lancia uno sguardo
-R-"devi cucinare tu, tua madre non ha preparato nulla ed io ho fame"
Lo guardo quasi con delusione, poi mi ricompongo e gli rivolgo uno sguardo vuoto
-Io-"un uovo al tegamino non te lo sai cucinare? È abbastanza elementare"
Rialza gli occhi dal suo cellulare e mi fissa, ma non con sguardo vuoto peró, è uno sguardo che mi fa paura, che non mi piace, uno sguardo che una figlia non puó reggere, e che un padre non dovrebbe neanche immaginarsi di rivolgerle
-R-"ho detto cucina"
Sbuffo mentalmente e mi impongo di non rispondere, non sopporto sentire le loro voci, come quando il gessetto è rotto e graffia la lavagna, le loro voci hanno lo stesso effetto su di me.
Mi giro e prendo tutto il necessario per fare tre bistecche e patate al forno.
Mi metto subito a cucinare, e mentre aspetto che le patate finiscano di cuocere, apparecchio la tavola, una volta finito, rivolgo di nuovo la mia attenzione al cibo, pronto, e lo impiatto.
-Io-" è pronto servitevi pure e attenti a non strozzarvi"
Mio padre non mi guarda neanche e va a sedersi mentre mia madre mi lancia un'occhiata velenosa.
Prendo il mio samsung e mando un messaggio a mio fratello:
#io#: hey Cecco torni a cena?
Poggio il teleno sul ripiano della cucina e prendo un barattolino di mais poi lo apro, lo butto in una ciotola e inizio a mangiarlo *bella cena* grazie.
Dopo neanche 1 minuto sento il famigliare fischio del mio telefono
#Cecco#: no stronzetta, stasera resto a cena da amici, se hai giá preparato lasciami tutto in frigo
#io#: okay, metto tutto al ripiano basso, a che ora torni?
La risposta non si fa attendere molto
#Cecco#: tranquilla, per le 2 sono a casa, mi dispiace lasciarti sola con "loro"
Sospiro e sorrido per il suo preuccuparsi per me, anche quando non deve
#io#: okay, penso che mi troverai sveglia, comunque tranquillo, gli ho appena dato da mangiare, andranno a dormire e io mi faró un giretto
Qualche secondo e sento il fischio
#Cecco#: hahahah peggio dei bambini, comunque sta attenta se esci, se non vuoi farmi morire, sarebbe preferibile che tu esca in compagnia
Sorrido divertita
#io#: Cecco stai tranquillo so difendermi anche da sola, lo sai, a e comunque sta attento tu piú tosto. Fa piano, non bere, rispetta gli stop e per nessuna ragione fai guidare uno dei tuoi amici.
Ti prego fa che mi ascolti, conosco bene la sua compagnia e non sono esattamente persone raccomandabili *bhe certo parla una* shhh zitta coscienza
#Cecco#: okay mammina. Sta attenta per qualunque cosa chiamami, ci vediamo dopo
#io#: okay, a dopo fratellone!.

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